Violenza e dileggio, il ruolo della comunicazione

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Anna Limpido

17 Settembre 2021
Reading Time: 2 minutes

Richiamo alla cautela

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C'è un fenomeno che sta prendendo sempre più piede al giorno d'oggi ed è la violenza che, mista all'arroganza, produce effetti pericolosissimi.

Certi di detenere l'altissima conoscenza sulle cose, pontifichiamo sui fatti altrui e, peggio ancora, sentenziamo.

Ci erigiamo al giusto e frustiamo verbalmente, lì dove le mani non arrivano, chi non merita. Non merita parlare. Non merita essere e, nei casi più gravi, non merita esistere.

Trasfiguriamo la libertà personale e di opinione in una forma inedita e distorta di libertà alla verità e se quest' ultima non collima con la nostra verità, o con quello che noi pretendiamo nella nostra verità, allora vai punito.

Non basta il dissenso, la contestazione, il distacco, la separazione, no, vai punito. Con il dileggio o la denigrazione nella violenza verbale, con le mani o la morte nella violenza fisica.

Uccidere significa erigersi a Dio e sentenziare sulla vita altrui. Dileggiare significa erigersi al giusto e schernire chi la pensa diversamente.

Nei brutti casi di cronaca che sentiamo quotidianamente (oltre ai femminicidi anche i vari improperi), ritrovo sempre due elementi. Il primo è il gruppo: dove cioè, velatamente o apertamente, c'è chi appoggia il delirio di onniscienza. Il secondo è costituito dai fragili: le donne, i bambini, gli anziani.

Anche chi commenta tali nefandezze cade spesso nello stesso peccato: erigendosi a giudice e ricalcando l'atavico vizio di ritenere che “se ti è capitato significa che te la sei andata a cercare”. Un principio questo che viola non solo le leggi della natura (da “Il grido di Giobbe”, M. Recalcati, Einaudi editore, 2021, ove narra che neppure Dio nella Bibbia banalizza la vita umana ad una serie di ovvie conclusioni: fai bene, avrai bene, fai male, avrai male), richiamando altresì la responsabilità della vittima a sciacquare le mani e le lingue dei violenti.

Un cancro intellettuale e comunicativo che tutti, o quasi, colpevolizziamo con slancio emotivo all'occorrenza ma che non ci induce a quella necessaria cautela quotidiana per non commettere, noi stessi, gli stessi errori.

 

L’autrice Anna Limpido è Consigliera di parità della Regione FVG

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