A scuola di razzismo nella Gorizia in camicia nera

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Claudio Pizzin

29 Luglio 2022
Reading Time: 2 minutes

“Un anno di scuola – Eno solsko leto”

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A Joannis di Aiello del Friuli, nel parco della scuola materna “Fondazione de Senibus”, è stato presentato il libro di Ferruccio TassinUn anno di scuola – Eno solsko leto”.

Un libro che ripercorre e analizza un periodo storico nell’ambito della scuola.

Dopo i saluti di Renato Nuovo, presidente dell'associazione culturale “Tra storia e memoria” che da diverso tempo propone presentazioni di libri e conferenze su temi diversi, è intervenuto il segretario del Centro Gasparini di Gradisca d’Isonzo, Dario Mattiussi, che ha perfettamente inquadrato il periodo storico di cui il libro parla. Infatti il sottotitolo “A scuola di razzismo nella Gorizia in camicia nera” ben chiarisce il periodo di riferimento, partendo dal 1867 – e quindi durante il dominio austro-ungarico – con le leggi che hanno portato al sistema scolastico moderno. L'istruzione comincia a essere obbligatoria fino al compimento del quattordicesimo anno di età; nell'Impero tutti hanno diritto di ricevere l'istruzione primaria nella propria lingua madre.

Dario Mattiussi ha analizzato come poi la scuola si sia affermata come strumento di propaganda per la supremazia culturale e politica e per testimoniare l'idea fascista. Ricordando il fatto che tutte le istituzioni scolastiche slovene venissero chiuse e gli insegnanti trasferiti, in diverse parti d’Italia.

L'antislavismo, il razzismo e l'antisemitismo sono l'inizio di ciò che porterà verso l'approvazione delle leggi razziali del 1938.

Il quaderno che ci propone Ferruccio Tassin viene prodotto nel decennale della marcia su Roma. Siamo nel 1932 e qualcosa di particolare viene distribuito in tutte le scuole. Infatti questa storia nasce grazie al ritrovamento in soffitta di un vecchio baule al cui interno era custodita una preziosa testimonianza di quel periodo.

L'autore, di fronte a un pubblico numeroso e interessato, ha così raccontato con la sua grande capacità di coinvolgere chi lo sta ad ascoltare, intercalando ogni tanto nel discorso fatti e aneddoti anche in lingua friulana, che rendono piacevole l’ascolto.

Il quaderno propone e raccoglie concetti di cultura fascista che, dettati dalla maestra, esaltano la figura del duce.

Interessante ciò che ci viene rivelato di una scuola di confine e di un fascismo di confine, nel quale emerge chiaramente il disprezzo del diverso e del più debole. È un libro ricco di immagini che ci riproducono il quaderno con citazioni e con analisi storiche del periodo da parte dell'autore.

 

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