L’antica Aquileia si svela alla Barcolana

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redazione

5 Ottobre 2022
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Esposizione al Salone degli Incanti

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Vie di mare e vie di terra si incrociano ad Aquileia, città riconosciuta sito UNESCO nel 1998 per essere stata una delle più grandi e ricche città dell’impero romano e per il suo ruolo decisivo nella diffusione del Cristianesimo.

«L’acqua ha contribuito a scrivere la storia di questo territorio fin dai tempi degli antichi Romani. Aquileia era cerniera tra la grande via del Mediterraneo e il nord, un hub importantissimo e cosmopolita. Abbiamo scelto di essere al fianco di Barcolana – sottolinea Roberto Corciulo, presidente della Fondazione Aquileia – per far conoscere al grande pubblico il rapporto tra Aquileia e il mare e nella prospettiva di riflettere sull’importanza del mare e del suo ruolo strategico nella storia come ponte culturale oltre che commerciale. Saremo presenti al Salone degli Incanti di Trieste fino a domenica con uno spazio espositivo dove il pubblico potrà ammirare – grazie alla collaborazione tra Fondazione Aquileia e Direzione regionale musei – Museo archeologico nazionale di Aquileia – 15 anfore, che duemila anni fa trasportavano nella stiva delle navi grano vino, olio, salse di pesce e frutta, e promuoveremo un itinerario di visita ad Aquileia sul tema del mare con tappa all’antico porto fluviale, al Museo Archeologico nazionale e alla Basilica patriarcale».

Le navi che, in età romana, si incuneavano nel mare Adriatico, raggiungevano il porto più settentrionale di tutto il Mediterraneo: Aquileia. Questo centro rappresentava da un lato il terminale dei traffici marittimi lungo l’Adriatico, dall’altro il luogo di interscambio e di smistamento verso l’entroterra illirico-danubiano, corrispondente all’attuale Mitteleuropa.  Un punto strategico, dunque, dal punto di vista economico, e al contempo una porta che collegava il mondo mediterraneo con quello continentale, l’Oriente con l’Occidente.

Il ruolo di Aquileia, sospeso tra due contesti territoriali completamente diversi, è ben sottolineato dalle fonti latine. Ad Aquileia giungevano dall’Adriatico i prodotti del mare, e dall’entroterra danubiano il bestiame, le pelli e gli schiavi; da Aquileia partivano in direzione del grande fiume il vino e l’olio. Ma possiamo aggiungere, grazie alle scoperte e alle collezioni conservate presso il Museo Archeologico Nazionale, materie prime come l’ambra, che nella città altoadriatica giungeva dal Mar Baltico, attraverso una serie di direttrici di antichissima memoria, e veniva splendidamente lavorata.  È un ruolo logistico che, dopo di Aquileia, passerà a Venezia e in tempi più recenti a Trieste.

Il motore economico di questa rete di scambi era il porto fluviale, una delle aree archeologiche più importanti di Aquileia.

I muri di sponda, le banchine, i blocchi con foro passante per l’ormeggio, i muri dei magazzini, le rampe di raccordo tra i piani di carico, gli innesti delle strade che si dirigevano verso il cuore della città lasciano immaginare ancor oggi la maestosità e la funzionalità delle strutture, la vivacità dei traffici e delle contrattazioni, la varietà delle merci, il lavoro dei numerosi operatori portuali, la mescolanza di etnie e di culture. Quella mescolanza che fece di Aquileia un vitale luogo d’incontro di genti di ogni provenienza, di idee, di variegati impulsi religiosi.

Il nuovo allestimento del Museo archeologico nazionale racconta, attraverso le sue ricche collezioni, il ruolo strategico di Aquileia quale snodo di traffici mediterranei. Iscrizioni, stele funerarie, ritratti, insieme alle straordinarie raccolte di gemme, manufatti in ambra, ceramica e vetro, testimoniano come la città durante l’età romana fu un centro economico di primaria importanza, luogo di passaggio e di incontro di persone, saperi, religioni e culture diverse.

Tappa finale di questo itinerario sul tema del mare la Basilica patriarcale che contiene una delle più stupefacenti superfici mosaicate dell’Occidente. Risalente al IV secolo, il mosaico, visibile appena si entra in Basilica, è esteso per 750 metri quadrati ed è ricco di simboli, di elementi, di figure allegoriche.

Il tappeto musivo culmina nel “mare di Giona”, che occupa circa 340 mq e fornisce uno straordinario spaccato di vita marina con scene di pesca, in cui sono letteralmente immerse le tre scene della storia del profeta del vecchio testamento (Giona inghiottito dal mostro marino, Giona rigettato dall’animale, Giona che si riposa sotto una pianta di cucurbitacee). Al di là dei significati allusivi, legati al messaggio dell’evangelizzazione, colpisce la varietà dei pesci e dei volatili e la loro riconoscibilità: anguille, meduse, triglie, razze ocellate, bottoni di mare, polpi, meduse, delfini, alzavole, anatre, definiscono non un mare qualsiasi, ma proprio il mare Adriatico.

 

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