Ricercatori friulani ritrovano l’antica Grecia

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redazione

17 Settembre 2014
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Campagna archeologica nella necropoli della Trapezà

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Sepolture micenee intatte, databili tra XV e XIV secolo a.C., con corredi di ceramica e attrezzi in metallo, e una sorta di altare funerario per rituali come libagioni e offerte di culto su cui venne deposto un defunto. Sono le principali scoperte della quinta campagna di scavi presso Eghion, in Grecia, condotta dagli archeologi coordinati da Elisabetta Borgna, docente di Archeologia egea all’Università di Udine, nell’ambito di un progetto internazionale del Ministero greco della Cultura, diretto da Andreas Vordos. I ritrovamenti sono avvenuti nel sito protostorico della Trapezà, nella regione dell’Acaia (Peloponneso occidentale), durante l’esplorazione della necropoli di 3500 anni fa individuata dalla missione dell’Ateneo friulano negli anni scorsi. Quest’anno sono state portate completamente alla luce due delle tombe identificate nel corso delle precedenti campagne. Si tratta di tombe a camera che i micenei scavavano nei pendii delle colline e usavano continuativamente, o a intervalli, per molte generazioni. Nel caso della necropoli della Trapezà l’uso continuò dal XV all’XI secolo a.C.

È proprio una delle tombe collettive scavate degli studiosi ad aver restituito la serie di inumazioni primarie inviolate con tanto di corredi come anfore, vari tipi di vasi, attrezzi, ornamenti e oggetti personali. Dopo l’ultima deposizione funeraria, infatti, la camera funeraria non venne più visitata. E questo benché la sua presenza continuasse ad essere segnalata nel corridoio antistante da una serie di offerte di culto tributate agli antenati, a partire dal XII secolo a.C. e fino all’età ellenistica. L’altro significativo ritrovamento è una specie di piattaforma, costruito con una quantità di ossa di precedenti inumati (“antenati”), sulla quale vennero svolti riti di libazione e di offerta e dove, infine, fu deposto il corpo di un defunto: una testimonianza singolare e di estrema rilevanza, degna di essere studiata nel dettaglio.

Il gruppo di archeologi impegnato nelle ricerche ha così conseguito un’altra serie di risultati che fin d’ora appaiono di primaria importanza per la ricostruzione storica e l’interpretazione culturale della necropoli micenea. In particolare, il filo rosso che permette di seguire l’evoluzione del sito è costituito dai riti e dai culti svolti nelle tombe e presso le tombe.

«Gli indizi emersi – sottolinea Borgna – hanno suggestivi riscontri nelle informazioni tramandate dall’epica omerica e questo è un elemento di particolare rilievo per la definizione storico-culturale della necropoli della Trapezà».

Sono molte le tombe micenee conosciute attraverso i loro preziosi corredi, ma le circostanze del rinvenimento – scavi di emergenza o attività clandestine – raramente consentono di ricostruire le modalità di frequentazione e uso delle strutture funerarie e di riconoscere l’atteggiamento che gli antichi progenitori dei Greci avevano nei confronti del passato e degli antenati.

«È opinione comune che, nel rioccupare tombe giù utilizzate – spiega la professoressa Borgna –, i Micenei fossero soliti mettere da parte con scarso riguardo, ai margini delle camere funerarie, le ossa dei precedenti defunti per far posto ai morti più recenti. Questa opinione potrebbe essere ora smentita proprio dagli scavi di Eghion».

L’opportunità di studiare i contesti funerari con gli strumenti dello scavo stratigrafico sistematico consente infatti di recuperare gli indizi di molteplici e complesse pratiche rituali che venivano svolte in occasione di successive frequentazioni delle tombe. Rituali che implicavano frequentemente manipolazioni e rideposizioni dei resti umani.

Agli scavi di quest’anno nel sito della Trapezà hanno partecipato anche studenti e dottorandi dell’Università di Udine e del corso di laurea magistrale interateneo Udine-Trieste in Scienze dell’antichità. Le campagna è stata condotta grazie al sostegno dell’ateneo friulano e del Ministero degli Affari esteri, con il supporto dell’Institute for Aegean Prehistory di Philadelphia (Stati Uniti), della Fondazione Crup e del gruppo Monte Mare di Grado.

«L’eccezionale interesse delle ricerche – sottolinea Borgna – induce ora a elaborare per il 2015 un programma denso di iniziative, che non solo prevedono lo studio dei materiali e dei contesti recuperati, ma anche ulteriori esplorazioni, la cui attuazione dipenderà naturalmente dai fondi disponibili».

Oltre a ulteriori ricognizioni nell’area del sito funerario, gli archeologi intendono infatti avviare saggi esplorativi nella zona dell’insediamento per studiare la vita quotidiana delle popolazioni che seppellivano i propri morti nell’adiacente necropoli.

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