Dal Wisconsin l’esempio per rilanciare il manifatturiero

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redazione

7 Novembre 2014
Reading Time: 3 minutes

La testimonianza di Ann Franz

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Individuare il settore trainante dell’economia di un territorio e imprenditori disposti a impegnarsi in prima persona e con proprie risorse. Identificare le professionalità e le competenze più richieste, per cui le aziende del settore siano disposte a garantire occupazione e buoni salari. Lavorare in rete con le scuole e le università per studiare programmi di apprendimento che prevedano una preparazione più idonea alle successive possibilità di impiego, con un continuo scambio tra impresa, studenti e insegnanti, affinché chi apprende possa sperimentare con immediatezza, in anticipo, il mondo del lavoro. Di un lavoro non solo possibile, ma probabilissimo, richiesto e ben pagato. Utopia? Niente affatto: da qualche anno è realtà concreta e di successo in un altro Nordest, quello del Wisconsin, come ha raccontato al Future Forum 2014 Ann Franz, la direttrice di questo programma partito dalla New Manifacturing Alliance (http://www.newmfgalliance.org/), gruppo di imprenditori della manifattura che ha fatto rete con le istituzioni scolastiche, gli enti di sviluppo dell’occupazione, le Camere di commercio e altre organizzazioni pubbliche per promuovere lo sviluppo dell’economia del territorio.

Un’area dove il 23% dei residenti è impiegato in imprese del manifatturiero, percentuale ben più elevata di quella dell’intero Wisconsin (16%) e di tutti gli States (dove si ferma al 10%). Una particolarità e una «fortuna», come l’ha definita la stessa Franz, perché lì la manifattura continua a crescere e a garantire salari sicuri ed elevati. «Le fabbriche hanno sempre bisogno di occupati preparati: fino ai primi anni 2000 quasi se li “rubavano” da un’impresa all’altra perché le persone disposte a lavorare in fabbrica erano sempre meno». Così è nata l’Alliance, partita proprio da questa esigenza degli imprenditori, che ha puntato a rendere sempre più vicino e attrattivo il mondo della fabbrica.

 «Un mondo che, ci siamo accorti, era sempre più considerato solo tramite preconcetti, visioni tayloriste da catena di montaggio, totalmente distanti dalla realtà. Una realtà che gli studenti dovevano imparare a conoscere davvero per poter apprezzare». E così da 2006 il lavoro di rete è iniziato e si è passati «dalle accuse reciproche tra imprenditori e formatori, abituati fino ad allora a incolparsi a vicenda se il sistema non funzionava, al dialogo. A parlarsi finalmente usando il “noi”», ha commentato la Franz.

Il progetto è complesso e prevede una parte fortissima di comunicazione attraverso i nuovi media e un modo nuovo di insegnare e apprendere. Addirittura si è arrivati, dalla collaborazione fra insegnanti e imprenditori, a realizzare dei video in cui la matematica viene spiegata dando una grande rilevanza a ciò per cui potrà essere poi utile, concretamente, nelle fabbriche. «In questi video non diamo subito le soluzioni, ma prevediamo delle pause in cui siano gli studenti a risolvere i problemi matematici applicati al mondo dell’impresa», ha evidenziato Ann Franz, sottolineando che dal 2006 al 2013, con tutta la serie di attività messe in campo, il numero di persone che ha sviluppato le professionalità più richieste dall’industria (nel loro caso, tecnici meccanici e addetti ai macchinari a controllo numerico) è raddoppiato.

Una delle chiavi del successo del progetto è stata il fatto che è partito dal basso, con un impegno anche economico innanzitutto da parte degli imprenditori, che hanno stretto una partnership e, con la forza dei primi risultati ottenuti grazie alla loro convinzione e al loro finanziamento diretto, hanno attratto via via sempre più imprenditori del manifatturiero. «Devono essere convinti innanzitutto gli imprenditori della validità del progetto e governarlo, perché se non sono interessati loro in prima persona non si può procedere. Il pubblico può fungere da facilitatore e provvedere al coordinamento della rete», ha detto la Franz. 

Ma se in un territorio come l’Italia o anche il Friuli Venezia Giulia, più che la ricerca di lavoratori c’è il problema inverso? «C’è sicuramente anche qui un settore o più settori che continuano a funzionare e a richiedere competenze e occupati: dovete individuarlo e partire da quello. Quando l’esperienza ha successo e sono gli imprenditori a certificarlo ad altri, s’innesca sicuramente un circolo virtuoso».

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