La mente che annienta il corpo

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Andrea Fiore

8 Gennaio 2015
Reading Time: 3 minutes

Giovani e alimentazione

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Concludiamo la serie di interventi dedicati al complesso rapporto tra giovani e alimentazione, affrontando una delle patologie più delicate tra i disturbi del comportamento alimentare: l’anoressia. Un argomento che, per la sua drammaticità, va affrontato con estrema serietà.

L’annullamento del corpo

Parlare di anoressia significa affrontare una patologia prevalentemente psichiatrica che induce i soggetti affetti a non accettare l’immagine del proprio corpo. E già da questo aspetto si comprende come per affrontare questo genere di malattia sia necessaria una terapia molto complessa, in grado di prevedere un lavoro d’equipe tra medico internista, psichiatra, psicologo e nutrizionista.

Il soggetto anoressico tende infatti a distorcere sia la propria struttura fisica che il proprio interno psicologico, con esiti potenzialmente drammatici: se non affrontati con le corrette tempistiche e, soprattutto, con continuità negli anni, i casi di anoressia possono condurre anche alla morte.

Identikit

L’anoressia è una patologia che si sviluppa spesso in persone molto intelligenti: trattandosi di una malattia dai forti connotati psicologici e psichiatrici, ciò complica non poco le cose. I soggetti anoressici, in virtù delle proprie alte capacità cognitive, sono in grado di fuorviare le valutazioni dei medici. Le insidie principali del percorso terapeutico sono pertanto rappresentate dall’elevato rischio di ricadute: l’anoressia infatti è una malattia cronica che persiste nel tempo.

Questo perché la persona anoressica nella sua mente è assolutamente convinta di stare bene e di essere sempre più bella nella sua magrezza. In altre parole crede di poter tenere tranquillamente sotto controllo il proprio corpo.

L’evoluzione sociale

Riflettiamo sui dati e partiamo da un elemento concreto: i casi di anoressia nel corso degli anni sono aumentati. Se, come abbiamo anticipato, quello psicologico rappresenta un fattore determinante nello sviluppo di questa patologia, può essere che l’incremento dei casi sia correlato ai messaggi veicolati dalla nostra società?

La risposta, a mio parere, è purtroppo affermativa.

I modelli di bellezza propinati dai mass media piuttosto che dal mondo della moda o dello spettacolo sono tutti improntati alla magrezza, con il conseguente innesto di un ragionamento dall’implicita pericolosità: vedere persone magre è normale. Una deformazione mentale che rischia di farci accorgere in grave ritardo dell’eccessiva magrezza dei soggetti anoressici. Perché se alle persone viene “concesso” di mangiare pochissimo, le probabilità che il numero di soggetti anoressici aumenti diventa quasi inevitabile. Come di fatto accade.

A confermare questo trend preoccupante è anche l’ampliamento del target di persone colpite da anoressia. Mentre un tempo i soggetti di riferimento erano quasi esclusivamente le adolescenti, al giorno d’oggi assistiamo a un’evoluzione sia in termini di età che di genere: l’anoressia colpisce infatti sempre più adulti e si sta rapidamente diffondendo tra i maschi.

Come aiutare?

Concludiamo questo percorso informativo affrontando una questione altrettanto fondamentale: i familiari o gli amici di soggetti anoressici come possono prestare il loro aiuto? La risposta non è semplice, perché perfino i servizi sanitari non sono sempre attrezzati al meglio per affrontare questa patologia. Tuttavia è proprio da loro che bisogna partire. Perché a una persona anoressica non è sufficiente farle capire la gravità della situazione, ma risulta indispensabile condurla con determinazione da un terapeuta per avviare il percorso di cura. Un percorso lungo e complesso, ma senza il quale è praticamente impossibile sconfiggere questa malattia.

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