Giovani imprenditori o giovani imprese?

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redazione

23 Marzo 2016
Reading Time: 2 minutes

Confronto a Udine

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Passare dal concetto di “giovane imprenditore” a quello di “giovane impresa” e su di esso strutturare politiche pubbliche e iniziative come bandi e servizi a supporto, perché spesso chi si trova ad avviare un’iniziativa imprenditoriale, anche se ha superato i 35 anni, si trova di fronte agli stessi ostacoli degli under 35.

È una delle proposte che il Comitato giovani imprenditori della Camera di Commercio di Udine, formato dai presidenti dei Gruppi giovani delle categorie economiche provinciali, ha presentato all’assessore regionale alle attività produttive Sergio Bolzonello, in un incontro operativo che ha portato a un confronto per poter mettere in campo insieme diversi progetti.

Il Comitato – presieduto da Massimiliano Zamò e composto da Davide Boeri (Confindustria), Francesco Roiatti (Confartigianato), Fabio Passon (Confcommercio) e Mattia Bertossi (Coldiretti) e, per la giunta camerale, da Paola Schneider – ha espresso all’assessore la disponibilità a essere coinvolto direttamente nei gruppi di lavoro della Regione in cui si discutono i bandi, per portare l’esperienza diretta di categorie e imprese e, perciò, possibili suggerimenti per una miglior fruizione dei bandi stessi da parte degli imprenditori che ne sono destinatari.

Tra i focus tematici, il presidente Zamò ha voluto sottolineare la necessità di approfondire, con iniziative di formazione operative in accordo con la Regione, le nuove modalità di accesso al credito per le imprese e in particolare il crowdfunding, su cui l’assessore ha dato massima disponibilità, rientrando anche a pieno titolo nelle direttrici del Rilancimpresa.

Dal gruppo è stato posto l’accento anche sulla necessità di supportare ulteriormente l’orientamento e la formazione per gli aspiranti imprenditori, «per metterli a conoscenza di tutto ciò che comporta aprire un’impresa, opportunità ma anche i tanti rischi – ha detto Zamò –, visto che molte volte chi decide di mettersi in proprio non è sempre consapevole della responsabilità che si trova tra le mani. E i dati lo dimostrano, visto l’elevatissimo numero di chiusure d’impresa a poco tempo dall’avvio».

Una formazione che non deve però fermarsi agli aspiranti, ma che anzi si deve rafforzare nei primi delicati momenti di vita dell’impresa, «magari con dei servizi di “tutoraggio” per i neoimprenditori, ulteriore modo per potenziarne l’attività. In particolare quelle dei giovani, come emerge dalle statistiche, che vedono il Fvg fanalino di  coda tra le regioni italiane», ha ricordato Zamò.

Con la necessità di passare dal concetto di “giovane imprenditore” a quello di “giovane impresa”, considerando piuttosto l’“età” dell’iniziativa imprenditoriale. «I tempi delle persone si spostano sempre più oltre i 35 anni – ha detto Zamò –, sia per chi prolunga il percorso accademico sia per chi magari lavora come dipendente per alcuni anni e poi decide di mettersi in proprio. Per non parlare di chi ha una buona idea che gli permetterebbe di rimettersi in gioco per uscire da un momento di crisi. Proprio per sostenere queste situazioni, che alla fine vivono problemi analoghi indipendentemente dall’età dell’imprenditore, riteniamo che le politiche e gli strumenti a supporto debbano virare sempre più in considerazione della giovane età dell’impresa».

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