Spiegare la guerra immaginandola in casa propria

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redazione

22 Febbraio 2017
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Il progetto teatrale di Claudio Moretti

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“E se oggi in Italia ci fosse una guerra…tu dove andresti?”

Claudio Moretti ha immaginato di poter fare questa domanda a dei ragazzi, oggi. Non tanto per sapere quanto improbabile sia questo scenario, quanto per iniziare con loro un empatico gioco del “e se?” e immaginare il nostro Paese guidato da un regime e una guerra a casa nostra. Gli unici luoghi sicuri rimasti dove rifugiarsi sono il Nord Africa e il Medio Oriente.

Nasce così …E se fossimo in guerra?, nuovo spettacolo per ragazzi ideato e interpretato dall’attore friulano e nuova produzione per le giovani generazioni targata CSS Teatro stabile di innovazione del FVG. Lo spettacolo ha appena debuttato nelle aule delle scuole di primo e secondo grado di Udine e provincia e sarà in scena per numerose repliche fino al 13 marzo.

…E se fossimo in guerra? è, infatti, inserito nella programmazione di Contatto TIG a Scuola, la Stagione teatrale dedicata ai più giovani giunta ormai alla 19a edizione a Udine e 20a nella Bassa Friulana Orientale e Destra Torre e realizzata con la partecipazione della Fondazione FRIULI.  

Claudio Moretti, popolare attore friulano e cofondatore del Teatro Incerto, presenta ai giovani spettatori uno spettacolo – con l’accompagnamento musicale di Andrea Bianco – che parla di paura, esilio, fuga, perdita d’identità e desiderio di tornare indietro, a casa.

Liberamente ispirato a “Immagina di essere in guerra” della scrittrice danese Janne Taller – libro sulla vita di un rifugiato -, E se fossimo in guerra? apre una finestra sull’attualità e racconta una guerra immaginata ma allo stesso tempo così reale e vicina.

Seguendo l’ispirazione del tema portante della Stagione TIG del CSS, intitolata Nei panni degli altri, Moretti fa riflettere i ragazzi su cosa significhi fuggire, lasciare il proprio paese d’origine e cercare un futuro migliore tra culture differenti, a volte diffidenti, tra la nostalgia di casa e sogni infranti. La sfida del “mettersi nei panni degli altri” è cercare di immedesimarsi nell’altro e sperimentare, in questo caso, la vita di chi cerca di ricominciare da zero in un paese straniero, magari ospitato in un campo profughi e in attesa di un permesso di soggiorno per rifugiati ed è guardato con diffidenza, a volte con disprezzo.

… E se fossimo in guerra? immagina le nostre città distrutte.  Come se in Italia nessun luogo fosse più sicuro. Fame, freddo, povertà e paura sono diventati compagni con cui dover convivere. Chi può permetterselo, usa tutte le risorse economiche ancora a disposizione per cercare la salvezza, attraverso un viaggio lungo e difficile, in un paese del Nord Africa, prospero, pacifico, democratico e civile, dove la trafila di uno straniero rifugiato è molta dura, ma pur sempre meno del totalitarismo lasciato alle spalle assieme agli affetti, le vecchie certezze e il benessere.

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