Palmanova, sequestrati 20 chili di tartufi

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redazione

27 Marzo 2017
Reading Time: 2 minutes

Provenienti dalla Romania e diretti in Umbria

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Militari della Guardia di Finanza di Palmanova hanno sequestrato 20 Kg di tartufi – per un valore stimato di oltre 80 mila euro – destinati a una delle zone d’Italia maggiormente vocate per il pregiato prodotto. Durante un posto di controllo notturno nei pressi del casello autostradale di Palmanova, i finanzieri del Nucleo Mobile hanno fermato per un controllo un furgone condotto da un cittadino rumeno.

Insospettiti dall’atteggiamento evasivo e intimorito dell’autista, hanno eseguito un accurato controllo del mezzo nel quale è stato rinvenuto un contenitore in polistirolo avvolto in cellophane, al cui interno si trovava un ingente quantitativo di tartufi bianchi e neri del peso di circa 20 Kg. L’autista si è giustificato dicendo che i tartufi erano destinati a un suo amico e connazionale residente nel perugino, ma essendo sprovvisto di qualsivoglia documentazione fiscale, commerciale o che, comunque, potesse attestarne la provenienza e soprattutto la sicurezza alimentare, non si è potuto sottrarre al sequestro della merce per la violazione della normativa europea in materia di rintracciabilità dei prodotti a uso alimentare.

I finanzieri, richiesto l’intervento di un ispettore del Dipartimento di Prevenzione dell’ A.A.S. 2 Bassa Friulana – Isontina di Palmanova, hanno sequestrato la merce e contestato la violazione amministrativa (pena pecuniaria prevista da 750 a 4.500 euro) di cui all’art. 2 del D.lgs. 190/2006, per gli omessi adempimenti previsti dall’art. 18, comma 1, del Regolamento (CE) 178/2002 in materia di sicurezza alimentare (mancanza del requisito della tracciabilità degli alimenti destinati al consumo umano).

I prodotti sono stati inviati per i successivi adempimenti ed esami radiometrici al Dipartimento di Prevenzione dell’ A.A.S. 2 Bassa Friulana – Isontina di Palmanova. La merce sequestrata, se commercializzata, avrebbe “fruttato” un guadagno in nero quantificabile in oltre 80.000 euro, mettendo a rischio la salute degli ignari estimatori del pregiato prodotto originale e danneggiando gli operatori corretti del settore, oltre che il Fisco.

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