La comunicazione del corpo

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Andrea Fiore

26 Settembre 2017
Reading Time: 3 minutes

Tattoo e piercing

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Un tattoo è per sempre. Parafrasando il celebre slogan di un’azienda di gioielli, avviamo il nostro ragionamento su una questione di stretta attualità: il ricorso da parte di un numero sempre maggiore di persone a tatuaggi e piercing.

Due facce di un fenomeno simile: la modifica estetica del proprio corpo con scritte e disegni incisi attraverso l’ago nel primo caso, o attraverso la foratura di alcune parti superficiali del corpo al fine di introdurvi per lo più anelli o piccoli ornamenti nel secondo caso. Subito un distinguo pratico: i tatuaggi, a differenza dei piercing, non si possono togliere. Attraverso l’utilizzo di determinati prodotti possono essere parzialmente o in toto cancellati, ma la pelle dove sono stati fatti non tornerà mai più come prima.

La semplicità di una domanda: perché?

I tatuaggi hanno un’origine antichissima. Molte civiltà li utilizzavano per tramandare significati profondi di appartenenza o per esprimere la propria individualità. Oggi, invece, perché le persone vanno a farsi un tatuaggio o anche più di uno, fino a giungere in alcuni casi a scelte estreme come i total body (tatuaggi su tutto il corpo)? In quanti casi la scelta ha un significato profondo o, invece, si tratta esclusivamente di seguire una moda? Quante sono le persone che si presentano da un tatuatore solo per il gusto di provare a farsi un tatuaggio, richiedendo sul momento un catalogo per scegliere cosa incidersi?

Il tempo è galantuomo?

Una precisazione è indispensabile. Non sono contrario a tatuaggi o piercing, né mi permetterei di colpevolizzare coloro che decidono di farseli. Ritengo però fondamentale un’analisi critica sulla consapevolezza della scelta. Perché a differenza di altri casi, in quello dei tatuaggi non si può tornare indietro. E il problema del ripensamento successivo con annesse conseguenze spiacevoli non va sottovalutato. Sono infatti sempre più i casi di soggetti che si ritrovano controvoglia tatuato sulla pelle il nome di una persona che si credeva di amare e che invece si è abbandonata per non vederla mai più, salvo poi dover leggere il suo nome ogni giorno sul proprio corpo. O i casi di giovani che hanno voluto farsi tatuare il simbolo di un’ideologia politica e, una volta cresciuti, maturando e cambiando le proprie idee, si sono ritrovati il corpo marchiato di qualcosa con cui non si vuole più avere a che fare. O persone che hanno scelto di tatuarsi le dita o il dorso delle mani per poi ritrovarsi a disagio quando in un nuovo lavoro devono presenziare a incontri pubblici ufficiali con autorità.

Questi esempi – scelti tra molti casi reali – servono a ribadire il concetto fondamentale: il tatuaggio non è un adesivo sul corpo da poter cambiare quando si vuole. Se si decide di farlo, bisogna esserne consapevoli.

Alla ricerca dell’identità

Ritorniamo ora alla domanda di partenza. Perché sempre più persone di ogni genere, età ed estrazione sociale scelgono di tatuarsi il proprio corpo? In molti casi la risposta conduce alla ricerca di un’identità che manca, alla necessità di sentirsi unici. Una necessità che l’essere umano avverte dalla notte dei tempi, ma che nella nostra epoca sembra riuscire a trovare concretezza in questa moda.

Un termine – moda – che mi attirerà le critiche dei puristi, ma che ritengo sintetizzi al meglio il fenomeno: molti di coloro che si tatuano il corpo non lo fanno per un significato preciso, ma perché è “di moda”. E quando, per sua natura, la moda cambierà anche il ricorso ai tattoo subirà un drastico ridimensionamento.

A proposito di esempi…

Poco sopra ho fatto ricorso a degli esempi per motivare l’importanza di una scelta consapevole. Desidero concludere questo intervento con un altro esempio, che rafforza la mia tesi modificandone tuttavia la prospettiva.

Una persona tossicodipendente, una volta concluso il percorso di recupero e di riabilitazione, decise di farsi tatuare sul braccio una siringa, per ricordarsi sempre quello che aveva vissuto. Una scelta meditata e fortemente voluta: osservandolo ogni giorno, lo ha aiutato a non ricadere nel giro. Mai come in questo caso, ben venga il tatuaggio consapevole!

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