La nascita di un fiupa

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Elisa Fucina

25 Gennaio 2018
Reading Time: 2 minutes

E altri racconti

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Un’autobiografia concepita a ritroso fino alla gestazione, scritta con inchiostro intriso di fantasia e ironia. “La nascita di un fiupa ed altri racconti” del friulano Mario Gasparini (2017, Corvino, pagg. 214) è un anomalo, originale e poetico viaggio-metafora dell'esistenza nel quale l’autore ripercorre il nastro della vita fino all'origine primigenia di ogni donna e uomo, in grado di condizionare – è scientificamente provato – la vita a seguire: l'utero materno.

“Non è facile tentare di esplorare quel luogo che ci ha contenuti fin dall’inizio”, spiega lo scrittore, per oltre 40 anni docente e medico alla Clinica Ostetrica e Ginecologica dell'Università di Udine. “Ognuno che voglia cimentarsi con questa impresa, deve dotarsi di mezzi particolari. Personalmente mi sono servito delle mie conoscenze di medico ostetrico-ginecologo e di psicologo. Con un pizzico di fantasia”.

Il viaggio inizia dunque dal concepimento e prosegue fino all'adolescenza, la protagonista assoluta è dunque l'infanzia passata tra fossati, sussidiari, locomotive a vapore, pesci iridati, maggiolini, l'aereo incursore Pippo e la caccia alle zanzare. Un privato onirico intrecciato di memoria vera e immaginata, nel quale la grande Storia di Fascismo, Nazismo, Guerra è trasformata dall'ironia in “Attutito rumore di fondo”, scrive nella prefazione lo scrittore e medievista Angelo Floramo.

Nelle oltre 200 pagine tanti protagonisti, emersi dal ricordo o tratteggiati con segno ora forte ora delicato dalla fantasia: Chiechi, il narratore affascinante, l'uomo delle raganelle, i compagni di viaggio e la precettrice dell'Italia autarchica, o Ago profugo istriano approdato in Friuli. Un'umanità vera, immersa in suggestioni e atmosfere nuove, raccontate con parole nuove, neologismi di un inedito vocabolariolegato al periodo storico del Ventennio, coniati da Gasparini; proprio come fiupa, figlio della lupa ridotto ai minimi termini, littorace, forma contratta di littorio ed orbace, salpion di salpa, cuoio rigenerato dell’era autarchica e gelette, sposalizio di geloni, malattia sociale di quegli anni, con le borghesi ghette.

I luoghi sono i prati, le strade e le contrade del Friuli, periferico e sognato. Una tavolozza di colori legati alla natura e alle stagioni, profumi di prime esperienze e osservazione di flora e fauna, presenti anche nel lavoro precedente dello scrittore, “Diario di un birdwatcher” del 2014.

Visioni fascinose capaci di conquistare il lettore, racconti intrisi di passione per la vita.

“È dall’ironia che nasce la libertà” e “Beato chi sa ridere di se stesso perché non finirà mai di divertirsi”; due citazioni guida per entrare al meglio nel libro, scelte dall'autore da due giganti come Victor Hugo e sant’Agostino.

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