Il ricordo di Cormòns ai caduti delle guerre

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Livio Nonis

18 Agosto 2018
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Venerdì 17 agosto, presso il cimitero austro-ungarico di Brazzano, frazione di Cormòns, si è svolta la tradizionale cerimonia in ricordo dei caduti di tutte le guerre.

Nel suo intervento il vicesindaco di Cormòns, Antonietta Fazi, ha voluto ricordare come uomini, spesso ancora ragazzi e padri di famiglia, furono sradicati dalle loro famiglie e buttati nelle trincee di paesi lontani: ha richiesto ai presenti di unirsi a lei nella preghiera in loro ricordo esprimendo riconoscenza e affetto nei confronti dei caduti.

Alla celebrazione hanno poi preso la parola anche Paolo Petiziol, presidente dell’Associazione Culturale Mitteleuropa, Franco Stacul, presidente dell’associazione “Amici della Croce Nera Austriaca” e il parroco monsignor Paolo Nutarelli.

Presenti, con i loro gonfaloni, la sezione degli Alpini di Cormòns, rappresentata dal presidente provinciale Paolo Verdoliva, l’Associazione Nazionale Cacciatori delle Alpi Giuseppe Garibaldi e la sezione di Udine dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Alla commemorazione hanno partecipato, con i loro costumi tradizionali friulani, anche “Chei di Uànis”, gruppo folcloristico di Joannis.

Significativo il luogo in cui si è svolta la cerimonia: i 534 caduti della Grande Guerra, sepolti in un settore del cimitero civile di Brazzano e appartenuti anche a popoli in conflitto tra loro, testimoniano gli eventi storici  che hanno modificato la geografia politica di un intero Continente. Qui sono sepolti sia russi sia austriaci, come ricorda la frase “Freud und Feind Im Tode vereint (Amico e nemico uniti nella morte)”, incisa sul monumento piramidale presente all’interno del cimitero davanti al quale è stata deposta una corona. Nel 1915 la frazione di Brazzano faceva parte dell’Impero austro-ungarico ma, trovandosi a pochi chilometri dal confine, venne occupata dall’Italia sin dal primo giorno di guerra. Riconquistata dagli austriaci dopo la disfatta di Caporetto, divenne definitivamente una località del Regno d’Italia dopo il 4 novembre 1918. Proprio per tali ragioni storiche in questo sacrario, insieme ai caduti nella zona, sono sepolti sia soldati russi, fatti prigionieri sul fronte orientale dall’esercito imperiale, sia prigionieri di popolazioni, come ad esempio quella serba e rumena morti nei campi di concentramento austro-ungarici, sia austriaci, prigionieri di guerra degli italiani quando quell’area finì sotto il controllo del Regno d’Italia.

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