La signora del vino

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Margherita Reguitti

8 Maggio 2019
Reading Time: 5 minutes

Elda Felluga

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Elda Felluga, imprenditrice e promotrice di iniziative culturali, è una delle donne rappresentative del Friuli Venezia Giulia.

Dinamica ed entusiasta tessitrice di relazioni, è l’emblema di una terra fortemente orgogliosa dei suoi valori ma contemporaneamente proiettata verso visioni e progetti di livello internazionale. Con lei parliamo di Vigne Museum, progetto artistico realizzato in spazi aperti sulle colline di Rosazzo dalla famiglia di Livio Felluga. Recentemente è nata con lo stesso nome un’associazione culturale da lei presieduta.

Quali sono le motivazioni affettive, artistiche e estetiche di Vigne Museum?

«Il 2014 è stato un anno importante per tutti noi, nostro padre Livio raggiungeva il bellissimo traguardo dei cent’anni. Un lungo percorso di vita iniziato a Isola d’Istria il 1° settembre del 1914 e proseguito tra gli avvenimenti della storia del Novecento. Assieme a mia madre Bruna e ai mie fratelli Maurizio, Andrea e Filippo, desideravamo regalare a papà un segno tangibile che potesse durare nel tempo e integrarsi armonicamente sulle sue colline e nelle sue vigne. Un’istallazione “aerea”,  aperta e visibile senza essere invadente e aggressiva con il paesaggio circostante».

L’omonima associazione Vigne Museum quali finalità ha?

«L’associazione culturale non persegue fini di lucro e si ispira ai principi del Vigne Museum. Si propone di promuovere, sviluppate e perseguire finalità inerenti al campo artistico, letterario, musicale attraverso attività legate allo sviluppo consapevole della società, dell’ambiente e della natura. Ogni anno viene organizzato un pro gramma di incontri, conferenze, progetti di formazione, supportato da una rete di università e musei internazionali che ne condividono le motivazioni. Per questo l’associazione è un braccio operativo e una casa per le tante idee che diventano progetti aperti ai giovani, agli artisti, agli intellettuali e a tutte le persone interessate ad approfondire i temi proposti della contemporaneità».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quali sono gli artefici della realizzazione di Vigne Museum?

«L’architetto Yona Friedman insieme all’artista Jean-Baptiste Decavèle sono stati interpreti perfetti. La collina è il luogo ideale che lo stesso Friedman cercava da tempo per collocare la sua opera architettonica. Fondamentale è stata la   collaborazione con D/A/C (Denominazione artistica condivisa) nelle figure di Mario Pieroni, Dora Stiefelmeier e di mia nipote Giovanna Felluga, che da anni si occupa di progetti d’arte contemporanea e insieme a me è parte attiva dei progetti culturali di Vigne Museum».

Perché è stata scelta una collina nei pressi dell’Abbazia di Rosazzo?

«Le colline di Rosazzo sono il luogo da dove mio padre alla fine degli anni Cinquanta decise di intraprendere il suo viaggio, convinto che per fare vino di qualità bisognava partire dalla terra e dal vigneto. Assieme ai miei fratelli abbiamo da subito individuato il cucuzzolo di una piccola collina particolarmente amata da papà, il luogo giusto dove realizzare Vigne Museum. Una piccola altura circondata dai nostri vigneti, tutto intorno un paesaggio di rara bellezza con lo sguardo rivolto al complesso dell’Abbazia di Rosazzo, edificata attorno all’anno Mille, alle dolci colline circostanti e alle Prealpi Giulie e Carniche».

Quale il programma di attività sin qui proposto?

«Dal 2014 a oggi si sono alternate performance di musicisti e artisti come la compositrice e violinista britannica Sylva Hallet, la ballerina/coreografa Andrea Hackl accompagnata dal batterista compositore Robbert van Hulzen, il musicista Michele Rabbia insieme a U.T. Gandhi e Martin Brandlmayr nell’esibizione di Drum-Machine. Si sono svolti importanti convegni che hanno avuto come tema il paesaggio, la tutela dell’ambiente, l’interazione dell’uomo e della natura nella continua ricerca di equilibrio, l’interdisciplinarietà tra il mondo dell’arte, della cultura, della scienza e della ricerca. Tanti gli ospiti dei vari  convegni: dal neurobiologo Stefano Mancuso all’artista Jean-Baptiste Decavèle, dal filosofo della scienza Stefano Moriggi ad Andrea Maroè, tree climber e presidente della Giant Trees Foundation, da Adriana Polveroni e Maurizio Bortolotti, critici e curatrori d’arte contemporanea, al geografo Mauro Pascolini».

Quale sarà il tema dell’edizione 2019?

«Il prossimo convegno si svolgerà sabato 15 giugno, come nelle passate edizioni nell’antica Abbazia di Rosazzo, e sarà realizzato in collaborazione con l’associazione culturale RAVE East Village Artist Residency. Le due associazioni uniranno artisti, filosofi, scienziati in un viaggio nella cultura e nella scienza che da Leonardo ci porterà ad analizzare il futuro del nostro ecosistema. A luglio invece si svolgerà l’im-mancabile appuntamento di spettacolo al Vigne Museum con una performance di musica contemporanea, all’aperto e sotto le stelle, all’interno dell’opera».

Cosa lega il pensiero di Yona Friedman, autore di Utopie realizzabili, al pensiero divenuto realtà del patriarca dell’enologia friulana Livio Felluga?

«Nostro padre ebbe il coraggio di andare contro corrente. Alla fine degli anni ’50, infatti, le colline si svuotavano di quei contenuti rurali che avevano fino ad allora sostenuto il mondo contadino a favore delle industrie e delle prime urbanizzazioni. Voleva far risorgere la collina e c’è riuscito grazie al suo amore per la terra, alla sua determinazione e passione, alla sua capacità di guardare lontano senza condizionamenti. Quest’opera architettonica doveva racchiudere tutto questo. Forza, trasparenza, visione, circolarità di spazio e di idee, un luogo dove le persone possono incontrarsi in mezzo ai vigneti e confrontarsi con uno sguardo sempre rivolto al futuro, dove uomo e natura sono imprescindibili».

Vigne Museum è in continua evoluzione legata allo sviluppo della natura…

«Nell’opera, realizzata con duecento cerchi saldati assieme, sono state messe a dimora 100 barbatelle che stanno crescendo e andranno a trasformare l’architettura stessa per ricordare che tutto è in movimento e che dobbiamo saper cogliere i momenti di cambiamento come un’opportunità».

Lei è impegnata in varie istituzioni pubbliche e private. La sua è un’esperienza professionale di donna d’azienda ma anche testimone e progettatrice di cultura sul territorio e per il territorio.

«In famiglia e in azienda abbiamo sempre avuto dei valori saldi che hanno guidato le scelte più importanti. La cultura, la conoscenza, il rispetto della terra e l’essere testimoni attivi delle proprie radici sono certamente i pilastri sui quali costruire. Economia, cultura e ricerca, ieri come oggi e domani, sono fondamentali e fondanti. L’orgoglio e la passione, sono il modo migliore per fare della cultura e del rispetto per la terra gli elementi di valore aggiunto alla competenza e all’esperienza. L’associazione Vigne Musem sarà un ponte d’arte e ricerca per esportare nel mondo i valori di questo territorio, piccolo per dimensioni geografiche ma grande per ricchezza di storia e talenti di uomini e donne».

 

Elda Felluga imprenditrice, assieme ai fratelli Maurizio, Andrea e Filippo, gestisce l’azienda fondata dal padre Livio. Presidente della neocostituita associazione culturale Vigne Museum, molti i suoi incarichi in istituzioni pubbliche e private. Tra l’altro promotrice della rassegna di autori “I Colloqui dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”, presidente del Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia e del Consorzio Turistico Gorizia e l’Isontino, nel 2017 è stata eletta Donna del Vino dalla guida del Corriere della Sera.

Info: www.vignemuseum.com

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