Dal Perù a Cervignano, odissea a lieto fine

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Claudio Pizzin

16 Marzo 2020
Reading Time: 4 minutes

L’avventura del nostro collaboratore Claudio Pizzin e di sua moglie Lucia

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Quando in Italia è scoppiata l’emergenza Coronavirus, io e mia moglie Lucia ci trovavamo già da una settimana in Sud America, per un viaggio tra Ecuador e Perù.

Col passare dei giorni, le notizie sempre più preoccupanti provenienti dall’Italia ci hanno fatto capire da subito che il viaggio di rientro nella nostra casa di Cervignano del Friuli, previsto per sabato 14 marzo, non sarebbe stato semplice.

Mercoledì scorso eravamo come da programma a Paracas, in Perù, quando ci giunge la notizia che il nostro volo di rientro era stato cancellato.

Grazie alla nostra agenzia di viaggio italiana – dimostratasi molto efficiente – riusciamo ugualmente ad acquistare due biglietti per raggiungere in aereo Venezia, via Francoforte.

L’indomani partiamo alla volta di Lima, la capitale peruviana, dove ha sede l’aeroporto internazionale.

Nel frattempo continuano a giungere notizie poco rassicuranti sulla situazione in Italia, i giornali che quotidianamente leggiamo fanno aumentare la nostra ansia: mille pensieri si impossessano di noi. Gli amici mi scrivono, non ho nessuna voglia di rispondere, lo faccio in maniera quasi meccanica.

Mi prende un groppo alla gola, non ho il coraggio di leggere le ultime notizie.

Anche perché in breve tempo ci comunicano, come riportato dalla tv, che da lunedì il Perù interromperà tutti i voli da e per l’Europa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo sconforto ci assale di nuovo e ci stringe sempre più forte, fino quasi a soffocarci. Arriva la notte.  La trascorriamo in un rivoltarsi continuo nel letto dell’albergo: quante immagini scorrono davanti ai nostri occhi. Per fortuna arriva giorno e la tensione, almeno per un po’, si attutisce.

Partiamo verso l’aeroporto. C’è un traffico indescrivibile. Giunti a destinazione consegniamo i bagagli. Mentre siamo all’imbarco il tempo sembra non trascorrere. Il decollo è ritardato di 2 ore. La tensione sale, ma finalmente si parte.

Il volo scorre liscio. Una ragazza accanto a noi piange, è tesissima; cerchiamo di consolarla: sono anni che non rientra in Italia. Ha il volo prenotato fino a Madrid, poi…

Fa caldo, l’ambiente viene oscurato ma nell’aria si sente che nessuno ha voglia di dormire. Chi legge, chi vede film nei piccoli schermi, chi cammina nervosamente. La mente sembra annebbiarsi nello scorrere veloce di immagini già viste. Per l’ennesima volta, rivedo il film “Un’ottima annata”, con Russell Crowe. È in italiano, così cerco di sviare la mente da cattivi pensieri.

Al mattino presto atterriamo a Madrid. In aeroporto tutti i negozi sono chiusi: non c’è il solito viavai. Tutto è surreale. Facciamo colazione e quindi ci colleghiamo con parenti e amici, incontriamo molti italiani che non sanno cosa fare e si sentono abbandonati. Sperano di poter rientrare a casa come noi.

Nonostante tutto non c’è nessun controllo sanitario. Dopo 7 ore di attesa finalmente si sale sull’aereo che parte con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto, con destinazione Francoforte. Siamo agitati perché lì avremo poco tempo per salire sulla coincidenza per l’Italia.

Atterrati in Germania, con le lancette dell’orologio che scorrono veloci, chiedo gentilmente a un signore, in tedesco, se mi può lasciare passare perché di lì a poco avremmo avuto la coincidenza con un altro volo. Mentalmente mi sono ripetuto la stessa frase che avevo costruito sui ricordi di quanto studiato a scuola qualche anno fa. Il signore si dimostra molto gentile e ci fa passare.

Iniziamo a correre: il tempo è poco, siamo consapevoli che se dovessimo perdere l’aereo chissà come e quando potremmo ritornare in Italia.

Seguendo le indicazioni raggiungiamo l’uscita; lì per nostra fortuna c’è la coda in attesa, la tensione sparisce, incontriamo altri italiani che hanno anticipato il rientro. Fuori risplende un sole benaugurante.

Finalmente siamo a bordo e si parte. Il volo è tranquillo, un magnifico sole ci fa ammirare i monti innevati. Il comandante avvisa che su Venezia il tempo è nuvoloso, infatti giunti sopra le Alpi il meteo cambia improvvisamente: tutto si scurisce, dall’alto si vedono le strade vuote, l’atmosfera è cupa come nei film. Tutto ha un qualcosa di surreale.

Finalmente tocchiamo terra ed entriamo nell’aeroporto. Veniamo accolti dal personale di Polizia, Esercito e Croce Rossa: vengono fatti tutti i controlli e le opportune autocertificazioni, quindi si va al ritiro bagagli. Con le valigie andiamo verso l’uscita e saliamo in macchina. Partiamo alla volta di casa: in autostrada incrociamo un paio di auto e di camion. Inizia a piovere.

Ce l’abbiamo fatta: ora siamo a casa dove rimarremmo il tempo necessario in attesa che tutto passi.

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