Coronavirus, richiesta dal FVG: rinviare Vinitaly di un anno

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redazione

18 Marzo 2020
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Attualmente posticipato a giugno

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“Dopo un’ampia consultazione con la base associativa, siamo arrivati alla determinazione di formalizzare la richiesta, a VeronaFiere, di rinviare al 2021 l’edizione annuale del Vinitaly (ora solo rimandato al 14-17 giugno)”.

Ad annunciarlo è Michele Pace Perusini, presidente della Sezione economica regionale viticoltura di Confagricoltura.

“Se fino a qualche giorno fa, il rinvio a giugno poteva essere, in parte, condivisibile, con le disposizioni sulle nuove restrizioni conseguenti alla grave infezione del Covid-19, ora non lo è più. I tempi per uscire dalla pandemia si complicano e si allungano quindi – aggiunge Pace Perusini –Confagricoltura chiede il rinvio dell’edizione annuale della Fiera al 2021. I motivi sono molteplici. In primis, quello che ci spinge a formulare la richiesta è basato dalla necessità di tutelare i vignaioli. Partecipare a questo importante evento, infatti, richiede molte risorse economiche che dovrebbero essere finalizzate a un certo successo di vendite da realizzare a Verona. In queste condizioni, contrariamente a quanto sostenuto da altri, probabilmente, ciò non è più possibile e, dunque, la dispendiosa partecipazione si tramuterebbe in un’ulteriore perdita economica in un momento così complicato e difficile per tutte le nostre aziende”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non è un caso – prosegue il presidente – che già il 50 per cento dei produttori che avevano deciso di partecipare al Vinitaly nello stand collettivo dell’Ersa (importante voce di bilancio dell'ente), ha deciso di disdire l’iscrizione alla Fiera. Inoltre, in giugno le viti sono in piena vegetazioni e i vignaioli, soprattutto quelli di piccole-medie dimensioni, sono assai impegnati nella loro cura rendendo praticamente impossibile l’assenza dall’azienda per 4-5 giorni consecutivi. Infine – è la conclusione di Pace Perusini – se in giugno, è sperabile, l’Italia sarà fuori dall’emergenza, così non sarà per gli altri Paesi europei che si sono mossi in ritardo nel reagire all’infezione e, dunque, i loro mercati risentiranno delle mancate vendite della ristorazione, a esempio. Dunque, che cosa verrebbero ad acquistare a Verona? E per vendere quando? Con quali libertà di spostamento?” 

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