L’artista delle pietre del Carso

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Margherita Reguitti

8 Gennaio 2014
Reading Time: 2 minutes

Enzo Valentinuz

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Dipinge con le pietre del Carso, tesse arazzi rigorosi nei quali trama e ordito sono schegge lapidee. Nelle sue opere ci sono la forza di un territorio aspro e affascinante e l’intensità di un passato intriso di storia della Grande Guerra, di sofferenze di uomini e donne.

La storia umana e artistica del goriziano Enzo Valentinuz di Romans d’Isonzo è fortemente legata all’intensità della materia, al fascino atavico del territorio e alla cultura friulana. Le sue ultime opere sono inconfondibili e difficilmente definibili: mosaici di pietre, altorilievi, pitture-sculture, composizioni di segni e figure dai colori puri.

La sua esperienza umana e artistica è strettamente legata alla sua terra: dal Carso isontino-giuliano alla cima italo-slovena del Matajur, dalla longobarda Cividale del Friuli al monte Sabotino, teatro delle battaglie della Grande Guerra.

«Le pietre che io raccolgo nelle mie lunghe passeggiate – spiega Valentinuz – raccontano culture e lingue diverse, ma allo stesso tempo sono materia e ispirazione per dare forma alla memoria, tracciare i segni dei miei pensieri».

Ne nascono opere dai linguaggi ora fantastici ora reali. Artista di formazione accademica, iniziata all’Istituto d’arte di Gorizia con Cesare Mocchiutti, Mario Sartori e Dino Basaldella e proseguita all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Bruno Saetti e Carmelo Zotti, Valentinuz esprime la concretezza di mani sapienti che conoscono l’arte antica dell’affresco e dei graffi ti su intonaco, tecniche del passato, impegnative nella realizzazione che lui ha fatto rinascere, innervandole di nuova energia e significati. Lavori contraddistinti da colore e materia, campiture monocrome e contrastanti di luce e ombre.

Ogni ciclo di opere è ben riconoscibile: vi è il forte pathos narrativo dei “graffiti”, onirici segni tracciati incidendo strati di malte policrome nei quali il gesto del rimuovere traccia paesaggi, figure umane, animali e esseri mitologici. I colori puri e le linee essenziali, geometricamente allineati, connotano il ciclo “Le scatole di gessetti”, contenitori di energia pura, scaturita dal desiderio fanciullo di possedere l’arcobaleno per disegnare.

È invece il territorio disseminato di case abbandonate lo spunto delle sculture murali denominato “Carsiane”; finestre aperte su una terra difficile, povera, intrisa di sofferenze ma sempre in grado di dare una speranza, mostrare un tratto di bellezza. Le ultime opere sono invece luce e rigore di forme nelle quali le pietre lanceolate sono alfabeto espressivo.

Intenso il programma espositivo di Enzo Valentinuz per il 2014; in primavera presenterà le sue opere a Parigi, quindi i suoi lavori, ispirati alle vicende della Grande Guerra, faranno parte del progetto in programma in regione per il centenario dallo scoppio del conflitto mondiale. Nella seconda parte dell’anno esporrà in una personale a Trieste. Per chi volesse vederlo all’opera la porta del suo studio di Romans d’Isonzo è sempre aperta.

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