Apre a Trieste “La stanza di Tartini”

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redazione

7 Aprile 2021
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Due archetti del suo violino, testimonianza tangibile dell'attenzione di Giuseppe Tartini alla tenuta del suono: un’innovazione progettata con lungimiranza, che aprirà la strada alle sonorità preromantiche. E ancora: manoscritti che testimoniano le rilevanti ricerche teoriche in ambito acustico, spartiti tramandati in edizioni a stampa settecentesche, letterecimeli, oggetti personali come la parrucca e persino la maschera mortuaria che ci riporta ai suoi ultimi istanti di vita terrena. 

Giuseppe Tartini, poliedrico genio dell’età dei Lumi, insigne violinista e compositore ma anche appassionato didatta, scienziato e sperimentatore di innovazioni tecnologiche sul violino e l’archetto, nei 251 anni dalla scomparsa (26 febbraio 1770) rivive attraverso il percorso espositivo allestito nel Conservatorio di Trieste che proprio a lui è intitolato. 

Apre infatti domani, 8 aprile, La stanza di Tartini: sarà un omaggio al genetliaco del grande violinista istriano, nato a Pirano proprio l’8 aprile 1692. 

Concepita come uno spazio “fisico” e tangibile, una sede museale permanente e interattiva, La stanza di Tartini doveva essere inaugurata in occasione delle celebrazioni tartiniane 2020, sospese a seguito dell’irruzione pandemica. Un anno dopo il museo, in attesa di aprire alle visite in presenza negli spazi del Conservatorio Tartini a Trieste (via Ghega 12), si propone al pubblico di qualsiasi latitudine attraverso un percorso digitale accessibile a tutti, una vera e propria visita guidata, disponibile in un clic sul sito discovertartini.it

L’itinerario virtuale de “La stanza di Tartini è stato illustrato oggi alla stampa e agli operatori dai promotori e curatori: per il Conservatorio Tartini, artefice dell’iniziativa insieme al Centro di documentazione e studi tartiniani Bruno e Michèle Polli, sono intervenuti il presidente Lorenzo Capaldo con il direttore Roberto Turrin, e inoltre i musicologi e docenti Margherita Canale e Paolo Da Col, curatori del progetto. Hanno portato il loro saluto anche Ugo Poli, project manager dell’Iniziativa Centro Europea, Manuela Rojec vicesindaco di Pirano e presidente della Comunità degli italiani “Giuseppe Tartini”, e Sergio Durante, musicologo e promotore del progetto Tartini 2020 a Padova.

Il Museo di Trieste è infatti collegato in chiave di itinerario tartiniano transfrontaliero al polo di Pirano, con la casa natale del violinista, così come ai progetti tartiniani di Padova. Concepita nell’ambito del progetto tARTini cofinanziato dal Programma INTERREG V-A Italia-Slovenia 2014-2020, La stanza di Tartini è parte del Museo Diffuso Transfrontaliero e consente dunque l’accesso virtuale all’intero percorso ideato per valorizzare l’eredità tartiniana nelle città chiave della vita e dell’opera del geniale artista. La realizzazione tecnica della visita guidata digitale è a cura di Divulgando ed è stata illustrata dal direttore creativo Rodolfo Riccamboni.

Per accedere a La stanza di Tartini e proiettarsi nel microcosmo del grande violinista, alla (ri)scoperta delle sue musiche e degli oggetti che lo hanno accompagnato nel corso della vita, basterà cliccare dall’8 aprile sul link https://www.discovertartini.eu/lastanzaditartini/

I visitatori, attraverso immagini e panoramiche a 360 gradi, potranno individuare gli elementi interattivi della mostra che, di volta in volta cliccati, schiuderanno interventi video, letture, esecuzioni musicali. Saranno i curatori del progettoa guidare idealmente gli webnauti con le loro spiegazioni.

Parte significativa sarà giocata dall’Epistolario di Giuseppe Tartini, “Lettere e documenti” (EUT 2020), che per la prima volta raccoglie oltre 200 lettere, per la maggior parte inedite, a cura del Conservatorio di Trieste. Affidate alla voce dell’attore triestino Adriano Giraldi, le letture di alcune lettere getteranno un fascio di luce sulla personalità artistica di Giuseppe Tartini e sulla sua dimensione umana e quotidiana.

La stanza di Tartini nasce grazie all’eredità dei cimeli tartiniani in dotazione al Conservatorio Tartini di Trieste: un passaggio, di mano in mano, sino alla donazione del 1903 al Liceo Musicale “Tartini” da parte dell’ultimo proprietario, Ettore Rampini. Si tratta di oggetti, edizioni e manoscritti riguardanti il compositore piranese, alcuni noti come «cimeli» non solo per la preziosità e per l’antichità, ma anche perché la loro proprietà è fatta risalire allo stesso Tartini, come alcuni elementi della montatura di un violino, i due archetti, la custodia di violino di stoffa riportante le iniziali G T, un quadretto che lo ritrae, una parrucca, un crocifisso. Ad essi è unita la maschera mortuaria, racchiusa con la parrucca entro una scatola di cartone colorato, e alcuni fascicoli manoscritti e a stampa che non è dato stabilire se siano appartenuti a Tartini o se acquisiti in seguito. 

Nel 2008 si è costituito all’interno del Conservatorio Tartini il “Centro di documentazione e studi tartiniani Bruno e Michèle Polli”. Il Centro opera in ambito nazionale ed internazionale per promuovere la conoscenza, la valorizzazione e la diffusione della documentazione e delle fonti relative all’opera di Giuseppe Tartini e al coevo repertorio musicale italiano ed europeo, con particolare riferimento alla letteratura violinistica. Si occupa inoltre della conservazione e valorizzazione dei cimeli tartiniani posseduti dal Conservatorio. Coordinatrice del Centro è la musicologa Margherita Canale, coadiuvata dal Comitato di indirizzo composto dai colleghi Paolo Da Col e Agnese Pavanello e dal Comitato scientifico allargato in cui rientrano gli esperti Ugo Poli, Cristina Scuderi.

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