Ritorna in scena - e prosegue la sua tournée in tutto il territorio nazionale – uno spettacolo singolare, costruito attorno a un monologo presago, quasi divinatorio che da un lato fa omaggio al pensiero di Pier Paolo Pasolini – nel quarantesimo anniversario della morte – attraverso l’evocazione della sua opera letteraria e poetica, e dall’altro sancisce la grande capacità profetica dello scrittore, sul piano sociale e politico.
Una giovinezza enormemente giovane che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ha costruito sulla figura di Pier Paolo Pasolini, si sviluppa attorno a questo nucleo concettuale, all’idea – condivisa dall’autore Gianni Borgna e dal regista Antonio Calenda – di riflettere, attraverso le parole di Pasolini, sul mondo attuale, che egli aveva in qualche modo già intuito e adombrato nei suoi scritti. Ne nasce una messninscena rievocativa ma anche profondamente evocativa della sua capacità di “vedere politicamente” la società ed i suoi mutamenti.
Un “vedere politicamente” di cui l’autore del monologo Gianni Borgna – recentemente scomparso – è stato un vero testimone culturale. Egli infatti – da segretario della FGC romana – ebbe modo di essere molto vicino a Pasolini, di sperimentare la generosità con cui si dedicava ai giovani di sinistra, nei quali ravvedeva il virgulto di una realtà allora in forte divenire. Successivamente Borgna si è dedicato con profonda attenzione allo studio della figura e del pensiero pasoliniano.
E proprio dalla sua morte – sempre rimasta oscura – Antonio Calenda trae ispirazione per l’incipit dello spettacolo: una musica, un colpo nel buio, un corpo a terra. Un’immagine forte da cui il protagonista avvia il propio monologare. Come se Pasolini stesso fosse testimone della propria fine e in quel misterioso istante, si lasciasse andare a un flusso di riflessioni sul mondo che ha lasciato e sulle sue evoluzioni di cui non potrà più essere testimone critico e acuto, pur avendole intuite: l’immagine di una Roma così diversa dalla sua, città multietnica, con l’idea che il bene più grande sia la ricchezza, che la storia e la cultura non possano essere che quelle borghesi... Temi con cui oggi quotidianamente ci confrontiamo, e che il suo pensiero, la sua ricchezza poetica, ci insegnano ancora ad attraversare con la necessaria consapevolezza.
I riferimenti a tale pensiero pasoliniano, e al corpo della sua opera letteraria pervadono il monologo, affidato a Roberto Herlitzka, uno degli interpreti di più intenso spessore poetico e drammatico della scena italiana, inserito proprio per questo spettacolo nella terna del miglior interprete di monologo al Premio Le Maschere 2015. Al debutto al Mittelfest 2013 lo spettacolo è stato accolto da una standing ovation e l’esito si è ripetuto durante le repliche a Trieste, in tournée in Italia (sold out al Piccolo Teatro di Milano, al Teatro Argentina di Roma) e all’estero.