Uno spettacolo cresciuto in dieci anni di serate in ogni parte del mondo, sempre diverso ma anche fedele a se stesso, con un gioco di doppi (il maschile che incontra il femminile, il linguaggio “arlecchinese” che si confronta con l’inglese delle canzoni rock, i dilemmi di Amleto e quelli di Arlecchino) ed echi multiculturali dei luoghi in cui è stato rappresentato, dalla Scandinavia alla Cina passando per Russia, Africa, Spagna e Brasile e ovviamente Italia. Mercoledì 9 dicembre alle 21 all’Auditorium Concordia arriva a Pordenone il nuovo allestimento 2016 di “Arlecchino e il suo Doppio - studio per una sopravvivenza”, tratto da un testo originale di Ferruccio Merisi e Claudia Contin Arlecchino. L’opera, a ingresso gratuito su invito che potrà essere richiesto telefonando allo 0434 520074, sarà l’anteprima della rassegna FrescoteatroSocial Concordia, che inizierà a gennaio con gli spettacoli che saranno svelati proprio in occasione di questo appuntamento inaugurale da Scuola Sperimentale dell'Attore, EtaBeta Teatro e Coordinamento Operatori Teatrali Pordenone (organizzatori della rassegna con la collaborazione di Ortoteatro e di Molino Rosenkranz). Il tema scelto per questa nuova edizione è il dialogo e la comunicazione diretta e senza barriere.
Premio Ristori al Mittelfest nel 2005 per la migliore attrice e pubblicato dal Campanotto editore nel 2012, ora lo spettacolo “Arlecchino e il suo Doppio” vede questo riallestimento approntato in vista di un nuovo tour europeo: sono stati affinati i suoi aspetti poetici mettendo in mostra, insieme, semplicità e profondità. “Nello spettacolo i due autori sono uno regista e l'altra attrice, o meglio "attore", data l'assenza di ruoli femminili nella pièce - spiega Merisi -. Il sottotitolo "studio per una sopravvivenza", ben esprime l'essenza del lavoro, che è più rapsodia, una suite, che un racconto strutturato in antefatti, sviluppi e conclusioni. Anche se, in qualche modo, uno strano "vincitore finale" c'è... Lo spettacolo è una vera chicca internazionale, con testo bilingue ("arlecchinese" e anglo-rock) ed echi multiculturali delle piazze che ha visitato nei dieci anni della sua prima vita: dalla Scandinavia alla Spagna, dalla Russia al Brasile, dall'Africa alla Cina. Echi in cui si riflette l'anima di molti giovani del mondo, pieni di vita, e insieme, purtroppo, anche di nausea... Proprio come i protagonisti dello spettacolo: Amleto e Arlecchino, opposti che si attraggono, e forse si spiegano a vicenda…”. Per gli autori si tratta anche del primo esperimento, molto riuscito a detta del pubblico di ogni latitudine, di avvicinare l'azione teatrale alla musica global-popolare del nostro tempo: quell'anglo pop rock in cui lo slang linguistico super-contaminato e dalla pronunce improbabili celebra la necessità e la facilità di dialogare con tutte le culture.