In scena: Gabriele Pignotta, Luca Basile, Stefania Autuori, Marco Zordan, Viviana Colais, Alessandro Marverti, Yaser Mohamed e Valerio Di Benedetto.
Prendete una compagnia di giovani attori allo sbaraglio, una scenografia che non sta in piedi, un regista senza talento né esperienze, una prima attrice vittima di svenimenti, un modello che vuol fare l’attore a tutti i costi, una direttrice di scena che si improvvisa attrice, e fate loro recitare un giallo di serie B, con una trama sconnessa, battute impronunciabili e un finale senza senso. Aggiungete porte che non si aprono, scene che crollano, oggetti di scena che scompaiono e ricompaiono come e dove non dovrebbero e attori che come se nulla fosse continuano a dire eroicamente le loro battute.
I disastri si accumulano in un crescendo senza controllo – e così il divertimento del pubblico – in questo strepitoso “pasticcio teatrale” che mette insieme il gioco del teatro nel teatro di Rumori fuori scena e la comicità irriverente dei Monty Python. La commedia è un susseguirsi di errori, strafalcioni, momenti imbarazzanti e disastri provocati dagli attori stessi. La produzione della Cornley Polytechnic Drama Society si rivela una catastrofe e gli attori cominciano ad accusare la pressione, andando nel panico.
“Che disastro di commedia” evidenzia tutte le paure e gli errori che un attore sul palco non vorrebbe e dovrebbe mai commettere. Tutto è studiato nei minimi particolari con smaliziato umorismo senza mai risultare artefatto o stucchevole. Il ritmo incessante dello spettacolo se da un lato coinvolge il pubblico in un vortice impetuoso di ilarità, dall’altro palesa la grandissima fatica fisica che i protagonisti mettono in gioco per rappresentare i disastri che si accumulano in un crescendo senza controllo. Applausi a scena aperta per i protagonisti, un cast di istrionici professionisti con dei tempi comici senza eguali, che sono riusciti, tra recitazione e tecnica, a fare di questa commedia un piccolo grande miracolo.