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Classic art

La paura dell'altro danza a Gorizia

Al Verdi un sublime incontro fra culture e religioni
14/12/21
20.45
Gorizia
via Garibaldi 2/a
Gorizia

Spettacolare, sublime e superlativo: così la stampa internazionale ha definito Les nuits barbares, ou les premiers matins du monde, opera dedicata al tema dell'origine della cultura mediterranea che sarà in scena martedì 14 dicembre alle 20.45 al Teatro Verdi di Gorizia, nell’ambito della sezione Musica e balletto.

Il coreografo francoalgerino Hervé Koubi ha concepito un gioiello che unisce la potenza ipnotica della parata da guerra e la precisione di un balletto classico e affronta la paura ancestrale del barbaro, portando agli occhi del pubblico ciò che di più affascinante c’è nell’incontro fra culture e religioni.

Cresciuto come ballerino-coreografo nella Facoltà di Aix-Marseille e perfezionatosi al Centre International de Danse Rosella Hightower a Cannes e all’Opéra de Marseille, Koubi riscrive una storia millenaria, portando sul palco la paura ancestrale dello “straniero”, dell’altro da sé, per rivelare la raffinatezza delle culture barbare. I danzatori fanno vorticare le loro gonne come dervisci, brandendo lame e coltelli al suono della musica sacra di Mozart e Fauré, mescolata con ipnotiche melodie tradizionali algerine, dialogando con il patrimonio musicale e spirituale dell’occidente. La loro sensualità virile e la loro energia mozzafiato evocano un’umanità intera di barbari: Persiani, Celti, Greci, Vandali e Babilonesi, quasi delle apparizioni da tempi remoti e oscuri, che hanno influenzato quel grande crocevia di culture che è il Mediterraneo. Tutti questi elementi storici e culturali si mescolano, dal punto di vista stilistico con il linguaggio della breakdance e dell’hip hop, reinventati in maniera spettacolare. Non lavorando sulla narrazione, ma sugli ambienti, sulla presenza della carne e la potenza delle immagini, la compagnia si trasforma da esercito di guerrieri a corpo di ballo o coro d’opera.

Hervé Koubi, che solleva le ombre dalle notti barbare per mostrare l’alba di una cultura condivisa, in una esplorazione potente e carismatica della storia del Mediterraneo, afferma: “Ho passato cinque anni fra l’Algeria e la Francia, da una parte all’altra del Mediterraneo. Mentre tentavo di ritrovare la memoria delle terre dei miei antenati, in Algeria, ho formato una compagnia di tredici danzatori, compagni d’arte che amo chiamare fratelli ritrovati, testimoni di una storia perduta, e con loro sono ripartito per disegnare i contorni di una nuova avventura, per trovare le risposte al mistero delle nostre, comuni, origini. Les nuits barbares ou les premiers matins du monde attinge all’immensa e imprescindibile storia del bacino del mediterraneo, un cammino che testimonia la mia voglia di andare verso l’altro, verso l’ignoto e dal passato arrivare a oggi, a questa attualità che è tirannica e binaria e cancella le sfumature: noi e gli altri, i civilizzati e i barbari. L’altro, lo straniero, fa e ha sempre fatto paura, una paura ingigantita dall’ignoranza e dalla frustrazione. Questa ancestrale paura dello straniero è l’oggetto della mia ricerca, un viaggio per svelare tutto il sommerso, l’incredibile ricchezza e raffinatezza delle culture barbare e forse per mettere in discussione qualche pregiudizio ben radicato nelle nostre menti abituate a leggere il destino dell’umanità attraverso gli occhi occidentali. Lo spettacolo si nutre delle brillanti tracce lasciate dalle culture vandale, dai Persiani, Goti, Celti, Unni, Arabo Musulmani, della musica sacra d’oriente e occidente. È un inno alla bellezza, quella che, a dispetto delle guerre, scaturisce dall’unione e volta le spalle alle rivendicazioni identitarie, prendendo il meglio di ognuna e rendendo omaggio alla nostra storia. È un inno al Mediterraneo, alle nostre origini comuni che si incrociano nelle acque del Mare Nostrum. Alla nostra storia che dopo più di tremila anni testimonia un florilegio di culture la cui alterità ci unisce più di quanto ci allontani. Non importa se siamo algerini, spagnoli, italiani o francesi, siamo prima di tutto mediterranei, è questa la nostra appartenenza ed è più antica delle nazioni”.