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Classic art

Le avventure di Numero Primo

L'evoluzione tecnologica modifica anche l'etica?
(© Ivana Porta Sunjic)
18/10 e fino al 22/10
20.30 (domenica ore 16)
Trieste
viale XX Settembre 45
Trieste

Questa volta Paolini presenta un esperimento di fantascienza narrata a teatro: ha infatti sentito l’urgenza di dare spazio all’inquietudine del futuro. Un futuro che travolge velocissimo le nostre vite, come pure i limiti della nostra immaginazione: «Nella stazione spaziale del film “2001 Odissea nello spazio” (girato da Stanley Kubrick nel 1968) ci sono cabine telefoniche a disposizione dei viaggiatori, sono modernissime, confortevoli e permettono di fare videochiamate, ma sono fisse. Nessuno nel film usa un telefono portatile o un palmare» osserva infatti l’autore, riflettendo sul come sia difficile, paradossalmente, fare previsioni sul futuro prossimo, che invece potrebbe essere parte del nostro orizzonte.

Il suo nuovo spettacolo – scritto assieme a Gianfranco Bettin – indaga proprio nelle pieghe di questo “futuro prossimo” e si svolge fra 5000 giorni, in una Mestre multietnica, che si affaccia su un Porto Marghera trasformato in fabbrica di neve, visti i cambiamenti climatici… Una prospettiva sufficientemente fantasiosa che sul domani saprà farci sorridere, ma anche pensare.

Numero Primo è un bambino intelligentissimo, ibrido genetico e figlio insperato del maturo Ettore – fotografo della “vecchia guardia” più ispirato dalla pellicola che dal digitale – e di una madre di cui conosciamo solo la voce computerizzata. Il rapporto padre-figlio offre a Paolini l’opportunità di riflettere su come viviamo l’evoluzione tecnologica, il confronto con i giovani, su come siamo disposti a cambiare noi stessi, l’etica… 

«Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica. Parlerò dell'attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi…» prospettava Marco Paolini all’inizio della genesi di questo interessante lavoro, che nasce - come spesso nel suo teatro– da una lunga elaborazione, con molte verifiche con il pubblico da cui nasce, passo dopo passo, lo spettacolo che debutta al Rossetti nella sua edizione compiuta.