Camillo Castiglioni, imprenditore spericolato, speculatore finanziario, abile affarista, donnaiolo impenitente e cultore dell’arte, che nel 1920, mentre i paesi europei - appena usciti dal conflitto più devastante della storia - faticavano a rialzare la testa, aveva accumulato un capitale stimato in 1.300 milioni di corone
austriache, equivalenti a nove miliardi di euro attuali: forse l’uomo più ricco dell’Europa centrale. Una vita complessa la sua, che a raccontarla si fa fatica a metterne a fuoco contorni e limiti, talmente vasti i suoi interessi e le sue operazioni finanziarie, che spaziarono dalla istituzione delle maggiori banche europee del periodo, alla fondazione di innumerevoli società nel campo aeronautico, minerario, siderurgico e metallurgico. E poi la passione per i motori, una tra le tante che hanno accompagnato la sua vita, dai motori per gli aerei, ai motori per le motociclette. Passioni che lo portano, negli anni Venti del Novecento, a divenire proprietario di una anonima azienda dell’epoca che produceva motori per aerei, la Bayerische Motoren Werke di Monaco. Grazie al suo intuito e ai suoi capitali, coadiuvati dall’ingegno di Franz Josef Popp e di Max Friz, l’anonima fabbrica si trasformò in un’azienda produttrice di motociclette e poi di automobili, proiettata verso un destino di successo e affermazioni: il mito BMW.