Una famiglia sul mare

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redazione

5 Agosto 2021
Reading Time: 3 minutes

La scelta di Luca Coloso

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Doveva essere una “semplice” traversata oceanica assieme ad altre duecento imbarcazioni. Ma l’Atlantic Rally for Cruisers partita nel novembre 2019 da Las Palmas (Canarie) alla volta dei Caraibi non poteva prevedere l’arrivo del COVID-19.

E così l’avventura che Luca Coloso di Cormòns ha intrapreso a bordo del catamarano Living Daylights assieme alla moglie Leyla e ai figli Matteo di 16 anni, Giulia di 14 e Arianna di 12 continua ancora oggi tra paradisi naturali e l’incertezza del periodo. Come il diretto interessato ci conferma in questa intervista.

Luca, partiamo dall’inizio: com’è stata la traversata dell’Oceano Atlantico?

«La traversata è avvenuta all’inizio della stagione degli alisei, quando il tempo potrebbe non essere sempre favorevolissimo. La prima settimana abbiamo avuto molto poco vento, mentre le successive anche troppo. In compenso abbiamo pescato in abbondanza. E, qualche giorno prima di sbarcare a Santa Lucia, abbiamo incrociato un gruppo di orche. Tutto sommato, una bella traversata».

Quando è nata la decisione di partecipare all’Atlantic Rally for Cruisers?

«Anni fa. Partire assieme ad altre 200 barche mi sembrava divertente. E anche più sicuro, visto che navighiamo con i tre ragazzi».

Navigare al timone di un catamarano in mezzo all’Oceano non è cosa banale: da dove deriva la sua esperienza?

«Ho sempre lavorato in altri settori, quindi il tempo per imparare a navigare, in passato, è stato davvero scarso. Si fa di necessità virtù, anche perché non è contemplato fermarsi all’Autogrill di sera…»

Siete in navigazione da quasi due anni: i suoi tre figli come si gestiscono con la scuola?

«Homeschooling. Seguiamo un programma misto: i libri li ordiniamo dagli Stati Uniti; la matematica è obbligatoria per tutti, mentre la letteratura si impara leggendo i libri preferiti. Basta che leggano una ventina di libri all’anno, in inglese ovviamente».

Cosa significa questa esperienza per lei e la sua famiglia?

«Questa domanda mi ricorda la battuta di Ficarra e Picone: “Se venite a vedere il nostro film, e vi facciamo pensare, ce ne scusiamo”. Scherzi a parte, vogliamo viaggiare e vedere il mondo assieme».

Dopo l’Atlantico la tappa successiva è il Pacifico: fin dove volete arrivare?

«Per ora il futuro prossimo è molto fumoso viste le restrizioni COVID. La Polinesia Francese ha chiuso agli ingressi e partire ora significherebbe ritrovarsi in mezzo all’oceano senza possibilità di rifornimenti. Appena sarà possibile, l’approdo più probabile sarà in Australia».

Avete mai avuto paura durante la traversata oceanica?

«Paura paura no. Momenti di tensione tanti, specie quando le vele non vogliono scendere e hai un temporale mostruoso alle calcagna».

Come trascorrevate il tempo durante le lunghe giornate di navigazione in mezzo all’oceano?

«Dicono che il capitano ha sempre ragione, ma non si rilassa mai. Comunque Kindle, Netflix e Grand Tour, che ai miei figli è piaciuto molto. Poi ci sono i turni notturni, quelli al timone… Alla fine il tempo passa più veloce di quanto si creda».

Una volta giunti a destinazione ai Caraibi quali sensazioni avete provato?

«Siamo stati tutti molto contenti. Io, finalmente, ho potuto respirare: la responsabilità è tanta».

Ha mai avuto un ripensamento sulla sua scelta?

«Sinceramente no. Il COVID poi… meglio ai Caraibi piuttosto che chiusi in casa a Milano».

Durante il viaggio quali sono i luoghi che vi sono rimasti più impressi?

«Bequia, una bellissima isola nelle Grenadine. Tobago Cays, quando un nostro amico ha visto uno squalo che dormiva sotto una roccia e ha pensato bene di sfiorargli la coda: il povero animale è schizzato via passando 10 centimetri sotto mia figlia, che quasi se l’è fatta sotto».

Quanto durerà ancora il vostro viaggio sugli oceani?

«Finché avremo voglia. A un certo punto i ragazzi vorranno anche tornare a una vita normale, con amici e frequentazioni della loro età, come è giusto che sia».

Quali sono gli insegnamenti più importanti appresi finora durante questa esperienza?

«Uno su tutti: gestisci il momento, perché è tutto quello che puoi fare. Lamentarsi di quello che sarebbe potuto essere è inutile e controproducente».

Ha citato prima il COVID: come avete vissuto la pandemia che sta interessando tutto il mondo?

«Vivendo da soli in barca facciamo distanziamento sociale in automatico. E siamo ben contenti di essere qui e non in altri posti, ovviamente».

Come vi immaginate il ritorno alla quotidianità del lavoro e della scuola?

«Domanda difficile, sarà quel che sarà».

In futuro immaginate la vostra vita in Friuli Venezia Giulia o in altri luoghi del mondo?

«Dipende da dove vivranno i figli: in qualche modo troveremo il modo di star loro vicino».

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