Seduta sulla sua sedia, Claudia Moretto, in arte Clamore, osserva con rapida attenzione il volto della persona accomodata di fronte a lei.
La mano destra stringe sapientemente un carboncino che trasforma come per magia un foglio bianco in un ritratto speciale. Un rito che si ripete ormai da molti anni, da quando questa donna originaria del vicentino ha iniziato a girare l’Italia per trasformare in realtà la propria passione.
Claudia, da quanti anni fa l’artista di strada?
«Ho iniziato giovanissima, appena terminato gli studi e da allora è divenuto il mio percorso di vita».
Accoglie tutti i passanti con un bel sorriso, ma rapportarsi con la gente non è sempre facile. Lei come
ci riesce?
«Il sorriso mi nasce spontaneo, mi piace disegnare in piazza e rapportarmi con le persone, non potrei provare lo stesso incanto stando chiusa in una stanza».
Partiamo dall’inizio: qual è stato il suo percorso formativo?
«Ho frequentato a Venezia il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, dove mi sono diplomata in Pittura. Ho iniziato con il restauro, ma poi ho deciso di cambiare strada».
Come mai è diventata ritrattista?
«Ho sempre amato l’anatomia artistica e il disegno dei maestri nel Rinascimento fiorentino, dedicarmi al volto è stata la naturale continuità a questa passione».
Cosa significa per lei eseguire un ritratto?
«Disegnare un ritratto è ogni volta una sfida con me stessa, per dare il meglio. Mi concentro per cogliere sempre l’essenza del viso che ho davanti. E quando leggo l’emozione negli occhi della persona che ha posato, mentre osserva il suo ritratto terminato, capisco di aver realizzato il mio intento».
Nei suoi ritratti coglie momenti espressivi unici. Basta saper osservare le persone o serve altro?
«Non credo basti osservare le persone, nonostante gli anni di esperienza e l’abilità tecnica diano una certa sicurezza nel segno. Per me serve un di più che non è dato solo dal copiare un volto, serve metterci il cuore, un po’ come negli altri aspetti della vita. Ma nell’arte diventa quasi un’urgenza. E aggiungerei anche l’umiltà, nonostante si viva in tempi che l’hanno quasi bandita».
I suoi studi probabilmente le avrebbero permesso una vita più “normale”, forse con meno libertà ma maggior sicurezza. Qual è stata la molla che ha fatto scattare in lei questo tipo di scelta?
«La molla è stato l’amore. Avevo da poco terminato gli studi e conobbi un ragazzo tedesco che era musicista di strada. In quel momento lavoravo nel campo del restauro ma seguirlo è stata la cosa più naturale che potessi fare, così abbiamo iniziato a viaggiare insieme proponendo la nostra arte nelle piazze, lui suonando e io disegnando. Sicuramente avrei potuto avere una vita più normale e certamente più agiata ma se non l’avessi fatto mi sarei privata di un periodo molto importante della mia vita. E credo che questo, come la libertà, non abbia prezzo».
Con gli altri artisti di strada qual è invece il rapporto?
«Dipende dal contesto, in genere c’è condivisione e rispetto ma a volte non è facile perché si crea della competizione. Nei Festival di Artisti di Strada, invece, il clima è talmente allegro e giocoso che l’unica cosa di cui ti devi preoccupare è lasciar scorrere tutto il talento che hai per condividerlo con gli altri. È questa la vera atmosfera dell’artista di strada, arte e talento per incantare le persone e ognuno contribuisce a creare in loro un’unica magica emozione».
Dai colleghi al pubblico: a lei si avvicinano ogni giorno tanti sconosciuti. Che sensazioni le danno?
«Diciamo che per strada c’è di tutto, comprese le persone che spesso non hanno un atteggiamento sincero nei confronti degli altri».
Essere artista di strada significa essere cittadina del mondo, quali sono i luoghi a cui è più rimasta legata?
«Sicuramente quelli in cui ho vissuto, in primis la Lunigiana, in Toscana, una valle ricca di natura e borghi storici, ai confini con la Liguria. Adoro Firenze, anche qui ho vissuto un po’ di tempo, disegnando nel centro storico insieme a tan ti altri colleghi. La Versilia, dove guardi il mare e, quando ti giri, hai davanti lo spettacolo delle Alpi Apuane dove Michelangelo andava a scegliere il marmo per le sue sculture. La Riviera Romagnola dove per molte estati ho trovato un porto sicuro nel quale approdare e amicizie indimenticabili. E, ultimo ma non meno importante, tutto il Friuli Venezia Giulia».
Proprio in Friuli Venezia Giulia partecipa regolarmente a diversi eventi: come si trova nella nostra regione?
«Ho iniziato a conoscere la vostra regione facendo la Madonnara, partecipavo alle fiere e disegnavo nei centri storici di Gorizia, Udine, Trieste, mentre d’estate, ogni tanto, andavo a Grado. I friulani e i giuliani sono sempre stati accoglienti e generosi nei miei confronti, credo di essere stata la prima artista di strada ad arrivare in questi luoghi, tanti anni fa, quando ancora non c’erano i telefonini e quando per disegnare in strada non c’era ancora bisogno di permessi e prenotazioni on line. Sono molto legata a Gorizia dove ho sempre incontrato gentilezza e semplicità nelle persone. A Udine per la bellezza del centro storico e l’atmosfera della Fiera di Santa Caterina, quando c’erano le giostre del Luna Park a illuminare tutta Piazza Primo Maggio. A Trieste per quella meravigliosa cartolina che è Piazza Unità d’Italia con il mare davanti, per la vivacità dei triestini, il loro umorismo sagace e la voglia di godersi la vita».
A proposito di mare: le sue estati le trascorre regolarmente a Lignano Sabbiadoro…
«Durante la bella stagione lì propongo i miei ritratti e le mie caricature. Lignano è un luogo speciale; ha, come Grado, la bellezza della laguna che, con le giornate dal cielo terso, ti regala sullo sfondo la corona delle montagne. Ed è uno spettacolo unico».
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