La vita di Petrolini ipnotizza Grado

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Margherita Reguitti

18 Marzo 2022
Reading Time: 2 minutes

Applausi all’Auditorium Marin

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Non solo uno spettacolo divertentemente e intelligente, ma una lezione chiara a garbata della storia della comicità italiana.

Dario Ballantini, attore trasformista, imitatore e cantante a Grado, nell’ambito della rassegna promossa dall’ERT – Ente Regionale Teatrale del FVG –, non solo ha ridato vita ai personaggi più famosi creati da Ettore Petrolini (Roma 1884-1936), padre della comicità italiana. Lo ha anche raccontato nella storia umana, straordinaria e geniale, di sofferenza, di complessità contraddittoria, sempre ironica e dissacrante verso tutto e tutti, anche se stesso.

Dario Ballantini, figlio di un attore fallito e nipote di uno zio tenore a cui era mancata l’occasione, è attore colto e raffinato, lui stesso complesso, uomo di teatro e pittore; due linguaggi strettamente connessi, complementari.

In scena, non solo ha vestito i panni dei personaggi petroliniani: Gigi Bullo, Salamini, la Sonnambula, Amleto, Nerone, Fortunello e Gastone. Ne ha spiegato anche l’anima.

Di Petrolini ha ripercorso la spinta a calcare le scene, la genialità, chi era, da dove veniva, come si era rapportato con il potere e il fascismo in che cosa è stato unico, maestro dei grandi del teatro italiano da Gigi Proietti a Nino Manfredi e Vittorio Gasmann.

Petrolini ha inventato gli slogan, i tormentoni, la comicità assurda, i dialoghi surreali. Un essere tante maschere che interpretano la realtà in modo sottile, chirurgico, ma senza pietà, divertendo. Per non parlare poi dell’attualità dei suoi personaggi.

Il livornese Dario Ballantini, arrivato dopo una lunga gavetta al successo, è noto al grande pubblico per le imitazioni dello stilista, maître d’élègance Valentino e del giornalista Bruno Vespa in “Striscia la Notizia”.

Ma è riduttivo associarlo e apprezzarlo solo sul piccolo schermo. Ballantini è un valente attore di teatro, elegante e signorile, versatile e profondo nel dare vita a personaggi, capace di tenere il pubblico e la scena senza forzature, anche nel delicato momento di cambio “panni”.

Tutto si volge davanti alla platea, il buio e le note come immateriale sipario. Sul palco un piccolo “camerino” dove avviene la mutazione. “Questo apparato scenico fu costruito 30 anni fa da mio padre, quando misi in scena per la prima volta questo spettacolo”, ha confessato al pubblico. Un modo per ricordare il padre con il quale il legame era riservato ma saldo.

Sul palco l’ottimo maestro Marcello Fiorini, che ha eseguito alla fisarmonica il commento musicale, curando anche gli arrangiamenti dei brani.

Entusiasta il pubblico che non ha lesinato applausi e tanti “Bravo”.

 

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