L’Italia e la cultura messicana

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redazione

18 Aprile 2014
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Progetto “Mex Pro”

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Si terrà domani alle 16 la prima visita guidata condotta dalla curatrice Maria Campitelli alla mostra MESSICO CIRCA 2000 allestita alle Scuderie del Castello di Miramare di Trieste e parte integrante dell’articolato progetto ‘MEX PRO Ponte Internazionale d’Arte Contemporanea Italia-Messico’.

MESSICO CIRCA 2000 è una ricchissima esposizione composta da opere di ben 87 artisti messicani provenienti dalla collezione di Josè Pinto Mazal.

La mostra – che per l’alto valore culturale ha ottenuto la medaglia del Presidente della Repubblica – si compone di opere realizzate tra il 1980 e il 2013 da artisti messicani e stranieri che hanno incontrato in Messico un luogo idoneo alla loro produzione offrendo di fatto un’originale e caleidoscopica lettura della cultura messicana, ancora riccamente intrisa di simbologie e stilemi che affondano le radici nelle civiltà precolombiane.

In mostra sarà possibile osservare la grande pluralità di tendenze, dal paesaggio al ritratto al nudo, al realismo sociale alla tendenza primitiva, a tematiche sacre come il citazionismo arcaico e surreale. Generi e modalità molto spesso tra loro sovrapposti ed intrecciati, secondo un corposo paradigma messicano che tende di preferenza al racconto complesso debordante di figuratività.

Molti degli artisti che espongono a Trieste hanno frequentato la prestigiosa Scuola nazionale d’arte Esmeralda, di Città del Messico, abbinata all’I.N.B.A., Istituto Nazionale di Belle Arti. E quasi tutti vantano curricula internazionali, con puntate in Europa, nell’estremo Oriente, in Australia.

Va detto, che su tutte le tendenze esplose in Europa come nel resto del mondo, approdate poi in Messico, s’inserisce, ineludibile, sotteso o dichiarato, un imprinting tipicamente messicano. Cioè un retaggio insopprimibile, un legame con le culture passate, con le grandi, terribili, innumerevoli civiltà precolombiane, azteca, maya, olmecha, toltecha che incombono con le loro straordinarie vestigia, sparse nel paese, che parlano di grandezza, di milioni di abitanti, di tempi favolosi, di incessante produttività sotto regimi ferrei e soprattutto di morte.

Morte intesa come un anello del ciclo vitale. Una sorta di “dna”, oscuro e misterioso, che contraddistingue l’arte messicana così dell’attualità come del passato.

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