Il brivido della velocità

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Margherita Reguitti

8 Febbraio 2023
Reading Time: 6 minutes

Il Friuli è la sua seconda casa, il paddock il suo mondo. Per Sky seguirà una nuova stagione di F1 a tu per tu con i piloti: «La passione li guida in un lavoro che include rischiare la vita»

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Non è nata in Friuli ma è come se. Per Federica Masolin l’estate lontano da Lignano Sabbiadoro non è l’estate. Assieme ai genitori passa nella località di mare le vacanze da quando era bimba. Dal 2014 segue per Sky-Sport la Formula 1, girando il mondo, a suo agio nel paddock, apprezzata dal pubblico e dagli addetti ai lavori per la sua competenza, professionalità, freschezza e spontaneità. Nel 2017 è stata eletta giornalista dell’anno.

Federica, cosa la stupisce del Friuli Venezia Giulia e cosa le fa battere il cuore?

«Sono nata a Milano ma sono crescita in Friuli, i miei genitori sono originari della Bassa friulana. Qui mi sento a casa, sto bene assieme alle persone che hanno il mio modo di pensare. Trovo i friulani aperti, sorridenti e accoglienti e questo sfata il luogo comune che li dipinge duri e solo dediti al lavoro. Mi stupiscono l’accoglienza e il loro modo di essere un ambiente maschile, ma quando lavoro non sono né uomo né donna, sono una professionista, curiosa di imparare e dimostrare cosa so fare senza badare alle differenze. Forse sono stata fortunata a nascere in questo tempo e in questa società, so che ci sono paesi ancora in condizioni di medioevo, purtroppo».

Lei si muove perfettamente a suo agio nel paddock: è sempre stato così dall’inizio oppure è stata una conquista?

«Sin dall’inizio mi sono sentita a mio agio, tranquilla nel destreggiarmi. Negli anni poi ho acquisito sempre maggiore sicurezza e conoscenza. Mi sento a casa nel paddock».

Quali delle sue qualità l’hanno favorita?

«Sono molto curiosa e questo genera interesse negli interlocutori. Sono socievole, mi piace parlare e sentire il punto di vista degli altri. Inoltre non ho remore a fare domande che i super addetti ai lavori potrebbero trovare naif. Mi piace conoscere, imparare, mettermi nelle mani di chi ne sa più di me. Amo la materia di cui parlo che so essere più complicata e sfaccettata di quanto appare in televisione. Forse queste sono le caratteristiche che mi hanno aiutato».

Com’è nata la sua passione per i motori?

«Mi piacciono tutti gli sport, con papà seguivo molte discipline: calcio, tennis, off shore e Formula 1. Era un modo per instaurare con lui una relazione privilegiata. Le macchine come oggetto e la velocità mi hanno sempre affascinato e sono felice di raccontare le storie di questi super eroi che viaggiano a 300 km/h».

Che guidatrice è?

«Potenzialmente veloce in pista, quando posso scatenare l’adrenalina della velocità, rispettosa in strada. In pista ho provato tante emozioni: a Monza con una biposto guidata da Jacque Villeneuve e su una tre sitter con Charles Leclerc, solo per fare alcuni esempi».

La Formula 1 è il massimo livello dello sport motoristico in termini agonistici, tecnologici ed economici. Visto dall’interno questo show business come appare?

«È un grande show non solo per i piloti e i team meccanici. Girando il mondo ho capito che ogni Paese tiene al Gran Premio come se fosse una piccola olimpiade, una passione che esce dal circuito e diventa feste e concerti in città, regalando sogni. Sono 20 i piloti che fanno parte del circus, comunicano con il pubblico per creare un’alchimia particolare. Sono 10 i team, eccellenze mondiali di tecnologia. Io mi sorprendo anche se conosco questo mondo dall’interno. Un ingranaggio dinamico e delicato, di tante “apine operaie” come meccanici, tecnici, ingegneri. Tutti si muovono all’unisono con una grande preparazione e cura dei dettagli che in F1 fanno la differenza».

Qual è l’organizzazione che si dà durante i giorni intensi del GP?

«Giovedì ci sono le conferenze stampa dei piloti con i media, venerdì le prove libere, sabato prove libere e qualifica, domenica la gara. Abbiamo un ritmo che non permette di fare vacanza, siamo una squadra che deve pianificare, studiare e concordare. Arriviamo molto prima della sessione in circuito, anche tre ore, facciamo riunioni in remoto con la regia, con chi resta a Milano, prepariamo le scalette delle interviste e dei servizi, concordiamo le linee guida redazionali. Discutiamo del prodotto che andrà in onda. Abbiamo poco tempo per decomprimere. Cerco comunque sempre di capire il posto in cui sono, di ritagliami un tempo per me, magari anche solo andando a piedi dall’albergo al circuito o a mangiare una pizza».

La leggenda narra che il pilota di cui lei si è appassionata agli inizi è stato Jacque Villeneuve: come mai?

«Per molti anni ha lavorato con noi. Di lui mi stupiva la schiettezza tranchant, la linearità di pensiero e la lucidità. Ha una visione acuta e legge le gare in maniera disincantata e analitica. È molto simpatico anche se essere stato avversario di Schumacher lo ha fatto sembrare diverso».

Oggi quali sono secondo lei i piloti più forti tecnicamente e quelli più passionali?

«Oggi i giovani di F1 hanno un talento incredibile. Il giovane Max Verstappen. 25 anni, è stato 2 volte campione del mondo, il ferrarista Leclerc è un grande pilota, Hamilton, 7 volte sul massimo podio mondiale, a 37 anni ha la grinta di un ragazzino, per non parlare poi della grande tecnica del 41enne Alonso. Solo per citare alcuni nomi. La passione è il motivo trainante di tutti nella scelta di un lavoro che include rischiare la vita».

La Formula 1, grazie a importanti investimenti, è diventato uno sport molto più sicuro rispetto al passato. Tuttavia incidenti con gravi conseguenze sono sempre possibili. I piloti come vivono questi “rischi”?

«La paura non è un sentimento che occupa il pensiero dei piloti durante la gara, altrimenti non potrebbero spingersi oltre certi limiti. I conti con la paura li fanno dopo un incidente. Questo è qualcosa che io non riuscivo a capire. Nel 2014, ero agli inizi, avvenne l’incidente in Giappone che causò il decesso di Jules Bianchi, un amico di Sky. Un grande dramma e shock che hanno aumentato la mia percezione del rischio e del pericolo che racconto. Quando vedo un incidente mi spavento e sono preoccupata, ma visto che sono ottimista non penso al peggio ma agli importanti sistemi di sicurezza. Un esempio: halo, il cerchio a  protezione della testa del pilota».

Per gli italiani F1 è sinonimo di Ferrari. Come mai le Rosse non riescono a competere per il titolo da così tanti anni?

«La F1 è uno sport ciclico. Quest’anno la Ferrari, con il cambio di regolamenti, era partita molto bene, con i migliori auspici. Ha fatto un alto numero di pole position anche se poi ha vinto la Red Bull. Ha fatto un gran lavoro per colmare il gap che la divideva dalle altre case, ha una coppia di piloti forti e la macchina è migliorata, ma ci vuole tempo per riassestarsi. Non ho una risposta vera a questa domanda, se ce l’avessi mi cercherebbero tutti».

Un suo giudizio su Sainz e Leclerc, sia in pista che al di fuori?

«Sono entrambi ragazzi molto semplici, normali, amano giocare a paddle, Carlos gioca a golf, Charles suona il piano, parlano bene l’italiano. Sono intelligenti, svegli e determinati, vogliono vincere. Charles è un talento puro, di cuore, Carlos ha un’indole più razionale, molto metodico e analitico».

Nell’ultimo gran premio stagionale di Abu Dhabi le sue lacrime in diretta dopo l’annuncio dell’addio di Sebastian Vettel. Cos’è successo?

«Siamo persone che si emozionato. Vettel è stato 6 anni in Ferrari, nell’ultima intervista ci ha ringraziato per il lavoro assieme, ha avuto parole commoventi, da grande campione che ha vinto 4 mondiali. A fine stagione è come l’ultimo giorno di scuola, c’è molta emozione e stanchezza. Mi sono emozionata. Io sono fatta così, non fingo mai, sono me stessa anche davanti a una telecamera. Non ci ho pensato a trattenermi. Sono io».

Se Vettel non correrà più in Formula 1, Sky invece estenderà per altri 5 anni l’esclusiva per la trasmissione dei gran premi. Federica Masolin sarà sempre in prima linea?

«Oggi non mi vedo senza F1, mi piace e mi diverte raccontala e sono felice di farlo con Sky che mi dà questa opportunità. Felice del riscontro di pubblico che ci segue. Trovo inoltre che sia un mondo in grande evoluzione, con un interesse in crescita. Oltre a ciò è un modo di far incontrare culture, usi e costumi diversi. Sono soddisfatta di quello che faccio».

Quando non lavora quali sono i suoi svaghi?

«Mi piace leggere, andare per mostre, girare le città per scoprire musei e gallerie. Anche la moda mi attrae».

Progetti per il futuro?

«Tanti, ma per il momento la F1 è centrale nella mia vita».

 

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