L’equilibrio dello swing

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Margherita Reguitti

5 Maggio 2023
Reading Time: 5 minutes

Dalle Olimpiadi all’ingresso nella Hall of Fame italiana, la golfista triestina rivive le emozioni di una carriera intensa. Come quelle tre buche al primo colpo…

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Un torneo di golf con 72 giocatori, pronti a contendersi le 18 buche, ognuna con un proprio design originale. Una gara con protagonisti volti noti dello sport e dello spettacolo. Sono questi gli ingredienti di “In City Golf”, lo spettacolare torneo che animerà il centro di Trieste il 19 e 20 maggio.

Testimonial dell’evento, la golfista triestina Giulia Sergas.

Giulia, com’è nata la passione per mazze, legni, farway e green che l’ha portata alle Olimpiadi nel 2016 e ad entrare nella prestigiosa Hall of Fame italiana?

«Il golf ha fatto sempre parte della mia famiglia, partendo dai nonni materni, e per me è stato bello condividere con i miei cari una passione che ci ha portato a passare tanti weekend e vacanze assieme».

Come spiegare il golf ai nati nella generazione “Z”?

«Il golf può essere tante cose: uno sport, una semplice passeggiata in solitaria, una sfida con te stesso, una gara ogni settimana, una vacanza sportiva, un’opportunità per una borsa di studio negli USA. Non ha limiti di tempo, età e tipi di colpi. Sviluppa capacità di adattamento, self-control e concentrazione».

Quali differenze fra il golf giocato negli Stati Uniti e in Italia?

«In America è lo sport più praticato a livello amatoriale, è molto popolare con percorsi a 5 $ e molti professionisti sono delle star. Insomma un mondo ideale per chi ama questo sport. In Italia è etichettato come elitario da chi non lo pratica e questo è l’unico limite che ha».

Bogliaco e Villa d’Este sono due campi storici ma il golf si è sviluppato in Italia soprattutto dagli anni ’80 del secolo scorso. Attualmente quanti sono i campi, quali le differenze fra percorsi storici e più recenti?

«I campi sono circa 450, molti bellissimi, tra alberi secolari, laghetti e panorami mozzafiato. Altri sono nati come progetti urbanistici e turistici, in particolare negli anni ’80 e ’90 soprattutto attorno al Lago di Garda e a Lignano. I miei preferiti rimangono Torino, Castel Conturbia e Venezia. Forse rispetto ai percorsi storici le buche dei nuovi campi sono più lunghe ma non ci sono differenze tecniche sostanziali».

In regione vi sono i club di Trieste, Grado, Udine, Lignano, Tarvisio, Castel d’Aviano, solo per citarne alcuni. Quali le loro caratteristiche rispetto al resto dei paesi vicini?

«Ogni campo si adatta all’ambiente paesaggistico che lo ospita. A livello tecnico non ci sono grandi differenze, il percorso di Udine è molto bello anche tecnicamente, quelli austriaci e sloveni sono più ondulati per la presenza di colline e boschi, quelli croati sono affacciati sul mare come Grado. Trieste mi rimane nel cuore e ci torno sempre volentieri. Castel d’Aviano e Lignano sono tenuti molto bene ed è un piacere tornarci ogni tanto. Gli altri sono dei percorsi abbastanza semplici ma sempre molto divertenti».

Che cosa è l’handicap sul campo?

«L’hcp è il vantaggio che ogni giocatore non professionista riceve dal campo, mentre i professionisti giocano alla pari. In fondo è una sfida contro se stessi».

Quale era il suo?

«Il mio top hcp fino al 1999 (dal 2000 professionista n.d.r.) era meno 3, sotto il campo».

Esiste ancora la figura del caddy, portabastoni e supporto tecnico morale in campo?

«Solo a livello professionistico e su campi molto prestigiosi. Io mi sono ritirata nel 2017 ma fino ad allora avevo il mio caddy personale».

A metà maggio Trieste ospiterà In City Golf; per due giorni il centro storico sarà un percorso di 18 buche con green collocati negli angoli più belli e suggestivi.

«Sarà un’opportunità unica e particolare di avvicinarsi al golf per chi non lo pratica ancora, molto spettacolare per suscitare la curiosità, soprattutto per i bambini. La manifestazione è preceduta da lanci decisamente particolari. Un green sarà allestito su piazza dell’Unità, con lancio dal balcone del Municipio, in passato ci sono stati swing dai tetti di una funivia, di un museo ma anche passando attraverso un elicottero in volo. Saranno due giorni molto intensi».

Hole in one (ovvero buca in un colpo): quante e dove?

«Ne ho fatte tre, tutte in gara. L’ultima mi ha fatto guadagnare un posto nel museo del golf a Pinehurst, in Sud Carolina, durante un US Open. È stata una grande emozione. La prima fu in Cile e la seconda in Francia, entrambe non le vidi. Le buche erano coperte da ostacoli, capii che le palline erano dentro dall’esultanza delle persone. Gioia e stupore davvero straordinari».

Come riassumerebbe la sua carriera?

«Ho giocato 16 anni nel circuito americano, collezionando un’infinità di momenti felici e difficili. Ho rischiato di mollare la carriera due volte prima del mio addio ufficiale. Dopo c’è sempre stata la ripresa e i migliori risultati. Il professionismo è una montagna russa e la forza di carattere fa la differenza».

È ancora uno sport elitario dal punto di vista economico e di disponibilità di tempo?

«Economicamente non credo, da noi costa veramente poco giocare considerando quanto lavoro c’è per mantenere un percorso di golf. Certamente richiede molto tempo e non tutti possono permetterselo».

In quali percorsi e gare si trova più a suo agio?

«Amo i percorsi difficili, quelli dove se sbagli paghi grosso e serve grande precisione e concentrazione».

Quando si accinge a tirare una palla cosa valuta in ordine di importanza?

«Essendo una persona molto intuitiva uso un tipo di concentrazione “aperta”, creo i colpi e uso molto l’immaginazione».

Nel golf lo swing è il movimento che contraddistingue i grandi campioni: come ci si allena per uno swing efficace?

«Non c’è una regola per lo swing perfetto, è questione di perseveranza. È un gioco di equilibrio e di ritmo molto influenzati nella performance dalle condizioni fisiche e mentali».

È uno sport che rende ricchi grazie a premi favolosi?

«Sì, ma devi vincerli e quindi serve sacrificio. Dopo il tennis è lo sport individuale più pagato e i grandi campioni, grazie ai media e ai social, sono vere star».

Progetti per il futuro?

«Ho appena lanciato la mia piattaforma di coaching online, la prima in Italia, per perfezionare il gesto atletico, lo swing appunto. Mi sono anche certificata Mental Golf Coach con MentalGolfType. Consiste di 140 lezioni video per imparare i fondamentali, con il mio supporto zoom ma anche con incontri periodici in presenza. Un impegno nuovo e interessante che mi entusiasma».

 

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