Trattamenti oncologici, fertilità e menopausa: dal CRO nuove speranze

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redazione

13 Giugno 2014
Reading Time: 5 minutes

Intervista al ginecologo Lino Del Pup

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Presso gli ambulatori della Struttura Operativa Complessa di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale Tumori – CRO di Aviano dal 2006 è attivo un servizio ambulatoriale dedicato al tema ormoni e tumori femminili. Se ne occupa il dottor Lino Del Pup, ginecologo del reparto di Oncologia Ginecologica.

“Le principali aree di interesse – spiega Del Pup – riguardano da un lato la protezione della funzione endocrino-riproduttiva durante chemio o radioterapia, dall’altro la gestione dei disturbi e delle conseguenze della menopausa nelle pazienti oncologiche”.

In questo contesto vengono studiati e realizzati interventi mirati a migliorare la qualità di vita e a prevenire o trattare le conseguenze delle neoplasie e dei trattamenti oncologici sulla vita di coppia.

Statistiche alla mano, infatti, è aumentato sensibilmente il numero delle donne italiane che entrano in  gravidanza sempre più tardi; al contempo è aumentato anche il numero di giovani donne a cui viene diagnosticato un tumore. Fortunatamente, grazie ai continui progressi delle terapie oncologiche la maggioranza di queste pazienti sopravvive più a lungo. 

“Vi è un numero crescente di donne – sottolinea Del Pup – che si ammala di cancro prima di avere un figlio. Molte  di queste pazienti non riusciranno a realizzare il proprio sogno di maternità dato che le terapie oncologiche riducono la fertilità, in particolare la chemioterapia oppure la radioterapia o alcuni interventi sulla pelvi”.

Oggi, invece, grazie a efficaci strategie di preservazione della fertilità, come la crioconservazione di ovociti, e altre ancora sperimentali ma promettenti come la crioconservazione di tessuto ovarico, lo scenario può cambiare. “Queste strategie preventive – precisa il ginecologo – funzionano se sono eseguite prima della chemioterapia, ma a volte la loro realizzazione necessita il rinvio delle chemioterapia anche di qualche settimana. Ancora oggi molte pazienti infatti ne vengono informate troppo tardi e non riescono a eseguirle o devono affrontare dolorose decisioni: ritardare l’inizio dei trattamenti oncologici o rinunciare ad avere un bambino”.

Il servizio “ambulatorio endocrino-oncologico ginecologico”, che si prende cura delle conseguenze ormonali e riproduttive femminili dei trattamenti oncologici  è attivo al CRO di Aviano già da quasi nove anni. “le consulenze alle giovani donne che spesso vengono inviate,  magari il giorno stesso o pochi giorni prima di iniziare la chemioterapia, a fare una consulenza endocrino-ginecologica sono la parte più delicata di questa attività di consulenza– spiega Del Pup. In breve tempo queste pazienti, già psicologicamente provate dalla neoplasia, devono fare subito scelte importanti”.

La collaborazione del CRO di Aviano con le associazioni di volontariato in campo oncologico, come l’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMAC), è infatti fondamentale e preziosa: le informazioni che danno direttamente, sui siti e anche tramite libretti come quello intitolato “madre dopo il cancro e preservazione della fertilità, consentono al ginecologo-oncologo di usare maggiormente il tempo della visita per soddisfare le esigenze individuali, valutare la funzione riproduttiva pre terapia e dare informazioni personalizzate. 

“In base alle esigenze specifiche viene deciso insieme  ad ogni donna quale strategia di protezione ovarica fare e evidenziando i pro e contro. Queste metodiche sono in continua evoluzione e affinamento , pertanto la paziente sinora è stata inviata preferibilmente a centri di procreazione che ci risulta – sottolinea Del Pup –  abbiano la migliore esperienza specifica o che stanno collaborando con CRO al svolgere ricerca scientifica in questo settore”.

Il continuo confronto tra gli operatori sanitari coinvolti e la creazione di una rete di conoscenze è necessaria per fornire alle pazienti le migliori possibilità di preservare la fertilità.  Questo si ottiene organizzando e partecipare ad incontri di aggiornamento, come quello appena svolto ad Aviano in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. La produzione di pubblicazioni scientifiche  in atto su questo ambito, in collaborazione con società scientifiche, come Società Italiana di Conservazione della Fertilità (Profert) di cui il  dottor Del Pup è vicepresidente, consentono al CRO di perfezionarsi ulteriormente in questo settore. 

“La crioconservazione di ovociti è al  momento – rimarca Del Pup – la metodica di preservazione più promettente ed efficace. La metodica più usata è però ancora la somministrare analoghi del Gn RH che mettono “a riposo” le ovaie. Mentre alcuni studi rilevano un effetto protettivo su ritorno del mestruo, non vi sono però in letteratura ancora conferme del fatto che sia sufficiente a garantire la protezione delle fertilità. Tuttavia le esperienze fatte sinora al CRO sono promettenti: siamo ad esempio riusciti a documentare e pubblicare  la nascita di 7 bambini in 17 donne che avevano svolto all’Istituto chemioterapia ad alte dosi”.

Le giovani donne affette da neoplasie oltre ai crescenti problemi di fertilità hanno anche altre conseguenze che fanno meno scalpore ma che alterano molto  la qualità di vita: esse vanno in genere in menopausa anticipatamente, in modo improvviso e con sintomi insopportabili, soprattutto se usano terapie che antagonizzano gli estrogeni. La  gestione dei sintomi menopausali rappresenta infatti numericamente il principale compito dell’attività “endocrino-oncologica ginecologica” del CRO.

“Chemioterapia, radioterapia ed interventi chirurgici sulla pelvi – segnala Del Pup –spesso alterano la vita sessuale delle coppie. Cause psicologiche e fisiche, come la carenza estrogenica e di androgeni, si sommano all’effetto dei trattamenti oncologici nel ridurre il desiderio sessuale e rendere dolorosi o impossibili rapporti. Fortunatamente l’esperienza maturata e i risultati degli studi svolti al CRO consentono di alleviare questi sintomi e migliorare la qualità di vita delle pazienti e anche dei loro partner”.

“All’Istituto Tumori – conclude – sono stati eseguiti studi pubblicati su riviste internazionali in cui si è dosato, nelle pazienti oncologiche, la quantità di estrogeni nel sangue prima e a fine cura, con particolari estrogeni per via vaginale. Il risultato sorprendente è che non vi era una modificazione significativa indicando la sicurezza oncologica di terapie ormonali locali in pazienti che spesso soffrono di secchezza vaginale e dolori nei rapporti. Va inoltre sottolineato che per ridurre i sintomi menopausali nelle pazienti  oncologiche esistono anche modalità di trattamento non farmacologiche o la possibilità di usare farmaci non ormonali. Ad esempio, nella nostra esperienza, le vampate possono essere ridotte usando piccole dosi dei nuovi antidepressivi che non hanno rischi oncologici. Vi sono anche molti utili consigli, di efficacia documentata, che si danno per fare stare meglio queste donne provate dal cancro senza dover per forza usare farmaci”.

 

Per chi desiderasse avere ulteriori delucidazioni o approfondimenti, è possibile prendere contatto diretto con il dottor Lino Del Pup (tel. 0434 659051 e mail ldelpup@cro.it)

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