“La burocrazia è l’inizio della fine delle riforme”

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redazione

25 Novembre 2014
Reading Time: 3 minutes

Gian Antonio Stella a Udine

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Nuove prospettive? Quelle che si affrontano solo superando, quanto meno in campo economico, quel fasin di bessôi che pure in passato è stato chiave della rinascita. Perché è tempo di razionalizzazioni e nuove alleanze. Tra enti territoriali e strutture partecipate, così come tra enti fieristici o Camere di Commercio, per esempio. Ed è tempo di nuovi strumenti e anche di nuove parole, più semplici e comprensibili, per abbattere una burocrazia che è spesso mero esercizio del potere di chi mira solo ad autoperpetuarsi, bloccando le riforme. “Nuove prospettive” è stato titolo e sintesi della 61esima Premiazione del Lavoro e Progresso economico, la cerimonia con cui la Camera di Commercio di Udine ha premiato una cinquantina fra lavoratori, imprese, personalità che con il loro talento, impegno quotidiano, idee e progetti rendono grande il Friuli, anche fuori dai suoi confini

«Le “nuove prospettive” vanno pensate e messe in campo subito – ha dichiarato il  presidente Cciaa Giovanni Da Pozzo –, ora che dobbiamo fare i conti con una realtà locale ancora in difficoltà, non ancora ripresa dal disorientamento causato da una crisi complessa. Stiamo vivendo un cambiamento velocissimo a cui dobbiamo lavorare immediatamente, per saper rispondere consapevolmente e senza troppe attese: il cambio di paradigma è totale e richiede strumenti nuovi di riposta. È ormai evidente, visto che la nostra economia non va benissimo, le performance degli ultimi anni sono state inferiori alla media del Nordest», ha ricordato Da Pozzo, prendendo in esame alcuni dati messi a disposizione dal Centro studi della Camera di Commercio. Ad esempio, le imprese attive in regione dal 2007 a oggi sono diminuite dell’8,02% e solo tra 2001 e 2014 del 5%, con perdite pesanti di imprese attive nel primario (-14,8% tra 2011 e 2014), nell’industria (-6,3%) nelle costruzioni (-6,2%), nel commercio e ospitalità (-1,8) e una sostanziale tenuta solo nei servizi (+0,02%).

È tutta colpa della politica? «La classe dirigente – ha sottolineato Da Pozzo – è sì quella della politica, ma anche quella dell’economia o del sindacato. Quindi è giusto che l’autocritica si faccia a tutti i livelli. Il cambiamento deve puntare a porre l'imprenditore in condizione diversa: non di chiedere alla politica responsabilità per tutto ciò che non funziona, ma chiedere alla buona politica di mettere gli imprenditori nelle condizioni più favorevoli per fare il proprio lavoro».  

Un compito tutt’altro che facile, che dovrebbe partire dalla semplificazione di una burocrazia bizantina, come ha poi messo in evidenza il giornalista Gian Antonio Stella, ospite d’eccezione dell’evento, nel proprio intervento, basato sul suo titolo “Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli”. Un intervento fitto di esempi: dalle 1.109 “leggi e leggine” che hanno di fatto reso impossibile la ricostruzione a L’Aquila al linguaggio burocratico di enti piccoli e grandi (emblematiche le definizioni dei regolamenti Ue per cetrioli o nettarine), che «in equilibrio tra il ridicolo e la tragedia» e sulla scorta del motto «Complico, ergo sum» hanno ben riassunto lo spirito di tanti burocrati, che parlano e scrivono, secondo il giornalista, per mera dimostrazione di potere. «Parafrasando Weber – ha citato Stella –, la burocrazia si autodifende usando l'oscurità del linguaggio. Meno trasparenza c’è, meno i cittadini sanno, meno i cittadini si arrabbiano. Le burocrazie hanno un potere di interdizione pazzesco anche nei confronti di chi viene eletto ed è mosso dalle migliori intenzioni di semplificazioni. È l’inizio della fine delle riforme». 

 

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