L’ultima fortezza

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Claudio Pizzin

27 Gennaio 2015
Reading Time: 3 minutes

San Giovanni d’Antro

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Arroccate su terrazzamenti a 318 metri sul livello del mare, sulle pendici esposte a est del monte Mladasena, le case antiche e la grande chiesa del paese di Antro dominano dall’alto il territorio circostante.

Luoghi che, fin da tempi remoti, vengono riconosciuti come Gastaldia d’Antro. Perché ciò che all’apparenza potrebbe sembrare un piccolo borgo, in realtà cela un vasto e ramificato complesso sotterraneo modellato nei secoli dalla natura e dall’uomo.

La Grotta di San Giovanni d’Antro

Inserito in una parete rocciosa, non lontano dal paese, si trova un sistema di cavità naturali che, nella sua parte iniziale, è parzialmente occupato da opere murarie. Questi fabbricati sono la memoria storica dell’uso della parete da parte dell’uomo di quest’antro sia come fortino sia come luogo di rito.

L’ingresso della grotta è situato circa 350 metri sul livello del mare e il percorso geologico, attualmente esplorato per 4.500 metri e visitabile facilmente per circa 300 metri, si sviluppa su più piani in senso parallelo al terreno. Le esplorazioni dimostrate della grotta iniziarono nel 1885: la nascita, nel 1897, del Circolo Speleogico e Ideologico Friulano contribuì alle ricerche e permise, nel 1906, la prima visita a un centinaio di studenti delle scuole, ponendo le basi per la costruzione di un percorso turistico attrezzato.

Oggi le indagini sono dirette allo studio scientifico e per individuare eventuali collegamenti con l’esterno. Il percorso turistico esplorativo è caratterizzato da un comodo sentiero semi artificiale che permette all’escursionista di addentrarsi all’interno della terra.

Il castello

Il sistema protetto di San Giovanni d’ Antro, parte delle cui vestigia sono ancora visibili già da metà della scalinata d’accesso, faceva parte della linea di difesa della Decima Regno, Venetia et Histria. La documentazione riguardante la piccola fortezza è scarna e non sempre di facile attribuzione a questo castello.

Secondo le testimonianze dello storico Pier Silverio Leicht ad Antro c’erano tre castelli: quello prossimo alla caverna, con le cui rovine furono edificate le case del borgo di San Giovanni (l’attuale Antro); quello denominato Ahresperg, che si erge sull’altura sopra Biacis, e il terzo, nominato nei documenti dell’Abate Bianchi, esistente nel 1274 e distrutto nel 1295.

Nel fortino esiste tuttora un forno, conferma del fatto che il luogo fosse abitato stabilmente. Dal complesso di mura esistenti si comprende che la costruzione si eleva di tre piani fi no a giungere all’altezza dell’attuale piano di calpestio della chiesa ipogea.

L’entrata al castello doveva avvenire attraverso una scala retrattile in legno, che collegava la scalinata in pietra all’ingresso: infatti gli odierni gradini (che seguono il vecchio andamento) incontrano, coprendola e rendendola inaccessibile, la soglia di una porta.

A questo luogo strategico, viste le attuali rimanenze, si può attribuire solo una funzione di carattere militare o di rifugio per abitanti dei paesi vicini durante le invasioni che si sono succedute nei secoli su questo territorio.

La chiesa e la lapide

Nella prima parte della grotta, sfruttando le strutture esterne adibite inizialmente a difesa, sono state ricavate una chiesa ipogea e una cappella laterale. Il pavimento in lastre di pietra dell’attuale chiesa è sostenuto da un criptoportico in pietra, straordinaria costruzione che ha permesso l’uso dell’antro evitando le piene del fiume sotterraneo.

Nella cappella laterale sul muro meridionale dove un tempo si apriva una porta, è sistemata una lastra tombale. L’importanza di questa “pietra” risiede nell’epigrafe incisa che indica il nome del sepolto: il diacono Felice, menzionato in una donazione di re Berengario dell’anno 888. Documento con cui il re concede al religioso la chiesa di San Giovanni nella grotta e parte del territorio limitrofo.

La leggenda della regina

Antro ultimo forte e riparo delle invasioni. Questo lo si deduce anche dalla leggenda tramandata della regina assediata nella grotta, identificata, da diversi autori, a volte di stirpe slava (Vida) o longobarda (Teodolina), contrapposta ad Attila re degli Ungari. Questa regina, gettando dalla rupe sugli assalitori un sacco di grano (l’ultimo) disse: “Abbiamo tanti sacchi di grano quanti sono i chicchi di questo”. L’intento era quello di far credere al nemico la presenza di un notevole quantitativo di provviste, tali da impedire la conquista del castello. Lo stratagemma funzionò, i nemici levarono l’assedio e gli assediati poterono abbandonare la grotta e ritornare ai paesi.

Come arrivare

La Grotta si trova presso il paese di Antro, sul versante destro della valle del fiume Natisone nelle Prealpi Giulie meridionali. Da Cividale del Friuli si prosegue per San Pietro al Natisone. In località Tiglio svoltare a sinistra, superare Tarcetta e arrivo ad Antro in comune di Pulfero.

Info: www.vieniatrovarci.it

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