La guerra e la violenza sulle donne

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redazione

5 Marzo 2015
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Commemorazione in occasione dell’8 marzo

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La Grande Guerra vista dalle donne. Alla tragedia di un conflitto totale e devastante per i luoghi e le persone, vista al femminile la Prima guerra mondiale presenta un disvalore ‘aggiunto’ di violenza, sopraffazione, sradicamento.

«Il prezzo pagato dalle donne è stato altissimo», spiega la storica Giulia Sattolo, fra i curatori della mostra multimediale “Frammenti di memorie. Cividale del Friuli e la Società Operaia durante la Prima Guerra Mondiale”, visitabile fino a lunedì 6 aprile a Cividale del Friuli, nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti, su ideazione, progetto e realizzazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione (SOMSI) di Cividale del Friuli, presieduta da Mauro Pascolini.

«Il trauma bellico – spiega ancora Sattolo – ha significato lutto, sofferenza, ansia materna, e ha causato una frattura dell’ordine familiare e sociale. Di fatto, le donne, hanno dovuto accettare responsabilità e oneri tradizionalmente maschili senza poter scegliere e senza poi ottenere alcun beneficio. La Grande Guerra per le donne ha avuto spesso un risvolto tragico: quello delle violenze subite. La sopraffazione sessuale delle donne, vittime innocenti e indifese, è tuttora un argomento ripugnante e per troppo tempo celato ma su cui è necessario fare chiarezza».

Proprio a partire da questi temi, SOMSI promuove “La Grande Guerra delle donne”, un incontro in programma nella Giornata della Festa della Donna, domenica 8 marzo. Alle 18, nella Sala degli Stucchi della sede SOMSI a Cividale, l’incontro proietterà nelle atmosfere della Grande Guerra sul confine di Nordest, vista con gli occhi delle donne. Foto e materiali d’epoca saranno il tramite per questo amarcord doloroso eppure di cruciale importanza, per ritrovare episodi e verità storiche troppo spesso sepolte dalla polvere del tempo, dalla vergogna, dalla paura di ritrovarsi nude e indifese di fronte al racconto delle violenze e degli oltraggi subiti. Il racconto di Giulia Sattolo si intreccerà a letture selezionate dall’attrice Antonella Bukovaz. L’intervento prenderà in esame sia il ruolo delle donne durante la Grande Guerra che le i dossier d’epoca sulle violenze perpetrate alle donne, con un brano dai Diari di Mons. Liva “Un anno di prigionia. (La vita di un popolo)”, intitolato eloquentemente “La tragedia della buona Albina”.

La denuncia sugli episodi di violenza ai danni delle donne friulane ‘occupate’ nella Grande Guerra, dopo la disfatta di Caporetto, è appuntata nei documenti custoditi nell’Archivio Capitolare di Cividale del Friuli – Parrocchia di Santa Maria Assunta, finora del tutto inediti. Documenti che ripercorrono la violenza arrecata a donne che abitavano in alcune frazioni di Cividale. A una di queste fa riferimento il testo di Mons. Liva, con un episodio che risale all’11 novembre 1917, a Rualis. «Quel giorno due soldati austriaci ubriachi entrarono in casa della famiglia B. chiedendo del vino: poiché sul cartello alla porta i soldati che erano stati lì precedentemente avevano scritto, prendendosi gioco di quelle povere donne, che “si poteva entrare e chiedere vino”. Le donne rispondono che vino non ce n’è, e i soldati sparano ferendo la povera Albina: il proiettile l’aveva trapassata. Usciti dalla casa, i soldati chiudono la porta da fuori, avvolgendo il saliscendi con del filo di ferro. Le donne cercano di uscire e a farlo sarà la sorella di Albina, Teresa, spaccando l’inferriata dalla cantina con il martello. Albina morirà pochi giorni dopo, il 15 novembre, agonizzante in ospedale».

Era possibile entrare nelle case perché, nei giorni successivi all’occupazione, il comando austro-ungarico aveva dato ordine di non chiudere mai le porte delle case a chiave, pena la fucilazione. Ecco perché molte violenze furono perpetrate, soprattutto di notte. E le donne venivano abusate anche di fronte ai mariti che precedentemente erano stati legati o picchiati o davanti ai figli. Di questi episodi si tacque per anni, per decenni. Nel corso dell’appuntamento di SOMSI si spiegheranno i dettagli e le ragioni di questi lunghi silenzi sulle gravi violenze dell’occupazione.

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