L’armonia del movimento

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Giuliana Dalla Fior

18 Marzo 2016
Reading Time: 5 minutes

Silvia Stibilj

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Scivola leggera, volteggia, danza e le sue mani sembrano accarezzare l’aria con una armonia straordinaria tra figura e movimento. Il sorriso e gli occhi sapientemente truccati, la leggerezza del costume e l’agilità incantevole rendono le sue performance artistiche uno spettacolo che tutto il mondo ha apprezzato: sono le esibizioni su pattini a rotelle nella categoria “Solo Dance”, della campionessa mondiale Silvia Stibilj.

Silvia, proviamo a fare qualche passo a ritroso a quando eri una bimbetta di pochi anni. Come è stato il tuo approccio con i pattini a rotelle?

«Ho iniziato a pattinare prestissimo; avevo appena due anni e mezzo e quindi il ricordo è piuttosto vago. Ho cominciato per gioco, perché mio fratello Stefano pattinava e quindi, essendo io sempre presente, mi divertivo a indossare i pattini. Non ho mai voluto provare altri sport: è stato un amore a prima vista; a quell’età infatti un bambino o si innamora di uno sport o vuole provarne tanti».

Quando hai deciso che il pattinaggio sarebbe stato il tuo sport e non solo un hobby?

«Credo che il pattinaggio sia uno di quelli sport che si amano solo in età giovanile; se si continua in questa avventura si  sceglie automaticamente di farne una disciplina sportiva a tutti gli effetti, con pregi e difetti che tale scelta comporta».

Se poi alla passione si uniscono anche risultati importanti…

«Quando ho iniziato a fare le prime gare non badavo molto al risultato; poi è iniziata a crescere dentro di me la voglia di migliorare sempre più e di voler arrivare sempre più in alto nelle competizioni. Ho capito che potevo fare qualcosa di più in questo sport nel 2006 quando, per la prima volta, ho indossato la tuta della nazionale italiana».

I successi, prima nazionali poi internazionali, ti hanno cambiata?

«Credo di essere maturata in modo diverso dai miei coetanei: tutte le gare, soprattutto quelle internazionali, ti aiutano a condividere un sogno con tanti ragazzi e quindi cresci più in fretta, sia nel modo di pensare sia nel vivere la singola giornata, fatta di tanti sacrifici che poi vengono ripagati».

In tutto questo che ruolo ha giocato la tua famiglia?

«Ai miei familiari devo tantissimo perché questo è considerato uno sport minore, quindi anche quando si diventa campioni non si ha mai l’autonomia per poter pagare le spese da soli. I genitori sono fondamentali e sono gli sponsor principali di ogni pattinatore».

I tuoi compagni di scuola, quando già mietevi allori, come ti consideravano?

«Mi chiamavano la “campionessa” ed erano in qualche modo sempre partecipi delle mie competizioni, perché le gare più importanti erano in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico e io dunque spesso mancavo anche per un’intera settimana. Quando tornavo mi accoglievano con feste a sorpresa, cartelloni e conservavano gli articoli di giornale appendendoli in classe».

I tuoi insegnanti ti hanno mai ostacolata?

«I docenti delle superiori sono stati sempre comprensivi nei miei confronti e li debbo ringraziare perché il loro atteggiamento mi ha aiutata nei momenti più critici, soprattutto se le assenze erano prolungate e se mancavo alle verifiche».

Lo scorso mese di settembre sei diventata campionessa mondiale senior nella categoria “Solo Dance” e vicecampionessa mondiale nella categoria “Coppia Danza”. Prima di scendere in pista cosa ti aspettavi?

«Durante tutto l’anno mi ero preparata moltissimo: in quelle situazioni ogni atleta vuole vincere e dunque tira fuori il meglio di sé. Conoscevo le mie capacità e le ho sfruttate al massimo. Anche nella coppia danza sapevamo di fare molto bene e il secondo posto è stato un risultato grandioso. Sono state due settimane molto intense perché è capitato di avere anche due competizioni al giorno. Per questo desidero ringraziare molto il mio partner Andrea Bassi per essermi stato vicino non solo durante le nostre gare di coppia ma anche durante le mie gare in Solo Dance».

Dall’alimentazione agli allenamenti: come si prepara una campionessa del mondo?

«Verso gennaio/febbraio inizio la dieta vera e propria, studiata appositamente in base ai miei allenamenti dalla mia nutrizionista. Il giusto apporto calorico e gli allenamenti mi permettono di arrivare alle gare in condizione fi sica ottimale. Prima delle competizioni gli allenamenti si intensificano fi no a due o tre sessioni al giorno di due ore ciascuna».

La società sportiva cui appartieni come ha contribuito alla conquista del tuo oro mondiale?

«L’ASD Pattinaggio Artistico Triestino è stata determinante, perché mi ha permesso di allenarmi con allenatori super preparati e competenti in un impianto sportivo adeguato. Poi va sottolineato che siamo come una grande famiglia: prima della mia partenza per Cali (Colombia) tutte le ragazzine mi aiutavano ad allentare la tensione facendomi ridere distogliendomi dal pensiero del Mondiale».

Al di fuori del pattinaggio, quali sono gli hobby di Silvia Stibilj?

«Durante la stagione invernale adoro sciare. Ascolto molta musica, in particolare nel corso dei miei spostamenti settimanali in treno; mi piace andare al cinema, ma ho poco tempo e preferisco dedicarlo ad altro. A teatro vado spesso a vedere musical, perché sono piacevoli e rilassanti».

Hai citato prima Andrea Bassi, tuo partner nella danza di coppia e grande amico. Ci sono mai divergenze o contrasti  tra voi?

«Fortunatamente andiamo molto d’accordo; in pista talvolta ci arrabbiamo ma soltanto allo scopo di migliorare il nostro rendimento».

Chi sceglie la musica per le esibizioni in gara?

«Abbiamo il nostro coreografo, Sandro Guerra, che sceglie la musica e crea la coreografi a. Ovviamente lui sa su quali generi ci possiamo cimentare e non sbaglia mai. Ringrazio veramente tanto di poter lavorare con lui».

I colori degli abiti che indossi nelle competizioni sono sempre vivaci e luminosi. Corrispondono ai tuoi gusti anche nella vita quotidiana?

«Assolutamente no. Normalmente amo i colori scuri o comunque non troppo accesi. Sarà che ho troppo colore in pista, ma al di fuori preferisco rimanere nell’anonimato».

Quanto possono incidere abito e musica nella valutazione di una performance?

«Sia l’abito sia la scelta della musica posso incidere, anche se il giudice dovrebbe essere il più obiettivo possibile».

Molti campioni sono scaramantici: vale anche per te?

«Sì, sono un po’ scaramantica. Ho le stesse calze dall’anno in cui sono entrata a far parte della nazionale italiana (2006); mi trucco sempre prima dalla parte destra del viso, analogamente nel mettere i pattini prima il destro poi il sinistro. Per ultima cosa ho un carillon con at taccati tanti oggettini: lo tiene nello zaino il mio allenatore».

Pattinatrice ma anche studentessa di Scienze Motorie all’Università di Trieste. Come vorresti impiegare la laurea che conseguirai?

«Mi piacerebbe diventare a tutti gli effetti un’educatrice e quindi poter lavorare presso un asilo nido. Oppure aprire sempre in questo ambito una mia attività».

Per una campionessa vivere e allenarsi a Trieste è un vantaggio o un limite?

«Trieste ha una storia per il pattinaggio e quindi sono felice di essere cresciuta in questa città perché mi ha dato tanto sotto molti punti di vista. Ci sono diverse società sportive e lo sport gode di considerazione… Non avrei trovato posto migliore».

Torniamo con lo sguardo al futuro: quali sono i tuoi prossimi desideri?

«Sicuramente laurearmi, anche se conciliare tutti gli impegni diventa assai difficile. Poi continuare la mia carriera di allenatrice: è appena iniziata ma vorrei che proseguisse per molto tempo. E, finita la carriera da sportiva, crearmi una famiglia».

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