Elogio del pudore

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Cristian Vecchiet

17 Maggio 2016
Reading Time: 5 minutes

Vergogna e ostentazione

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Spesso si ha l’impressione che la cultura contemporanea induca a ritenere il pudore un fenomeno del passato, un fattore tipico della società non evoluta e bigotta, qualcosa di retrogrado da cui liberarsi. Una persona evoluta e moderna dovrebbe quindi abbandonare il senso del pudore per esprimere liberamente il proprio sé.

Indubbiamente questa interpretazione del pudore deriva in buona misura da una prospettiva culturale diversa rispetto al passato. La percezione del pudore è infatti connessa al sistema e alla gerarchia dei valori vigenti. Il pudore e il senso di vergogna connesso sono legati alle valutazioni negative che chiunque di noi vuole evitare sia da parte degli altri che da parte di se stessi. Queste valutazioni dipendono dai valori di riferimento. Oggigiorno si vale e si è in buona misura per quello che si mostra e nella misura in cui ci si mostra. E, se è vero che è bene

mostrarsi in tutto e per tutto così come si è e senza remore, non c’è nulla da cui proteggersi e nulla da tutelare. Ma se questo è vero non dobbiamo considerare un problema il fenomeno della vetrinizzazione del proprio corpo e del proprio mondo e della spettacolarizzazione di sé.

Eppure continuiamo a meravigliarci e a ritenere pericoloso che un adolescente mostri parti intime del proprio corpo o le filmi per venderle e avere in cambio dei soldi per una ricarica del cellulare. Oppure ci turbiamo quando l’abbigliamento degli adolescenti (e non solo) è così succinto da andare oltre la soglia del lecito. Si tratta di casi rari ma presenti e che nella loro eccezionalità esplicitano i rischi di un trend molto più diffuso.

Ma cosa c’è in tutto questo che non va? Quello che non funziona è che mostrare il proprio corpo senza ritegno ed esibirsi senza troppi fastidi implica la mercificazione e quindi la svalorizzazione di se stessi. Esibirsi senza troppe domande e troppe remore equivale a dire che si è a disposizione. Esporre il proprio corpo non è semplicemente esporre la propria fisicità ma, attraverso la propria fisicità, offrire in una certa misura la propria intimità e a volte persino metterla a rischio. E perché questo fa problema? Perché noi siamo il nostro corpo e il nostro corpo non è semplice biologia ma simbolizza quello che noi siamo nel nostro intimo. Il nostro intimo è la parte più interna, quella parte di noi che più ci definisce. La nostra interiorità è lo scrigno dove trovano radice e alimento i nostri sentimenti e i nostri pensieri, la nostra memoria e i nostri progetti, i nostri legami e i nostri dispiaceri. Esporsi senza gran consapevolezza con chiunque, vuol dire che ciò che siamo può essere di chiunque e che niente di ciò che siamo ha un valore così forte da dover essere difeso.

Ecco perché è importante il pudore. E perché va conservato e alimentato. Il pudore è il senso di protezione del proprio corpo e quindi della propria intimità. Il pudore è il sentimento di vergogna che ci induce a non svendere a chiunque la nostra intimità. Il pudore ci dice che abbiamo sì una vita pubblica ma che, oltre a essa, vi è una parte di noi che è privata e che va protetta. Il pudore ci porta a manifestarci e ad aprirci a chi ha un rapporto non superficiale e non banale con noi, a chi sappiamo che ci apprezza per il nostro valore più profondo, a coloro con i quali stiamo o abbiamo intenzione di costruire un rapporto profondo e fecondo.

Il pudore non è solo non mostrare parti fisiche di sé ma è anche non esibire gesti che simbolizzano intimità e relazioni intime. Ci sono parole che, se vengono dette a chiunque, e gesti che, se vengono mostrati a chiunque, manifestano e dicono che in fondo non esiste qualcuno con cui abbiamo un rapporto più profondo e più autentico ma che tutti i rapporti sono sullo stesso piano. Il pudore in questo senso permette di valorizzare la nostra interiorità e ci offre inoltre la possibilità di determinare e differenziare la realtà, in particolar modo la sfera affettiva.

Il pudore è quel sentimento che ci dice che non tutte le parti di noi sono uguali e non tutte sono a disposizione di tutti. Se tutto è a disposizione di tutti, allora vuol dire che tutto ha lo stesso peso, che noi in fondo non abbiamo un valore molto diverso da altre cose e che i legami affettivi più forti in fin dei conti contano e valgono quanto quelli più superficiali.

Come si può quindi sviluppare e coltivare il senso del pudore? Il primo punto rimane sempre l’esempio. Se i genitori e gli adulti significativi vivono con pudore, allora anche i bambini e i ragazzi acquisiscono di fatto uno stile di vita che si rifà al pudore come valore.

E poi si può educare fin da piccoli che ci sono spazi e tempi appropriati per ogni cosa. Piccoli gesti come chiudere la porta del bagno quando ci si fa la doccia, bussare prima di entrare nella camera del proprio fratello o sorella, non andare in giro per casa nudi, non esporsi in pubblico con gesti fortemente erotizzati verso la propria fidanzata o fidanzato, cambiare canale quando ci sono film con  scene o parole inappropriati per determinate età, sono piccole cose ma che ci dicono che nella vita di ognuno c’è una distinzione da salvaguardare tra pubblico e privato, tra interiore ed esteriore, tra mio e tuo. Anche il linguaggio verbale educa o meno al pudore. Un linguaggio sboccato ci abitua a una lettura inappropriata della realtà. Certo, si tratta di esempi da valutare cum grano salis. E rimane vero che si tratta di gesti dotati di una validità nella nostra cultura occidentale. Tuttavia rimane l’importanza dei gesti, di parole e di simboli che testimoniano anche la giusta distanza e una sorta di differenza sostanziale.

E poi c’è una battaglia culturale che vale la pena di fare. Per dire che non è vero che la realtà è tutta uguale, ma ci sono cose che vanno difese e protette. Per dire che non tutti i legami hanno lo stesso valore e la stessa profondità. E per dire poi che oltre a una dimensione esteriore e visibile, vi è una interiore che costituisce il tesoro della nostra identità e della identità delle persone che per noi sono importanti.

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