La regina di Russia

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redazione

24 Maggio 2016
Reading Time: 5 minutes

Alessandra Crasnich trionfa a Mosca

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Tra le tante espressioni  di  talento artistico e sportivo giovanile generate dal nostro territorio, ce ne sono alcune che, anche a causa del particolare contesto in cui nascono, pur essendo di alto livello rimangono poco conosciute. È questo il caso di Alessandra Crasnich di Ronchi dei Legionari, classe 1993, studentessa universitaria e campionessa internazionale  nella specialità delle Danze Orientali.

Nel suo palmares spiccano i risultati nei campionati mondiali di Mosca 2014, che l’hanno vista cinque volte sul podio: seconda come solista nella specialità “folk”, primo posto ancora nel “folk” in duo con un’altra componente del team, e terzo posto nella specialità “orientale” sempre in duo, quindi due secondi posti con il gruppo, sia nella specialità “orientale” che nel “folk”.

Ha iniziato a gareggiare nel 2010, conquistando subito il primo posto ai campionati regionali e successivamente vincendo i campionati italiani di Rimini, podio sul quale è salita ogni anno successivo con secondi e terzi posti. Ha partecipato con il Team Azzurro ai Campionati Mondiali di Mosca sino dal 2013, arrivando nell’anno successivo ai risultati più prestigiosi. Tra gli altri risultati: nel 2013 al World Dance Trophy di Lignano è risultata vincitrice della borsa di studio per la partecipazione al festival in Bulgaria (Magic World), dove è arrivata prima assoluta. Sempre nel 2013 al festival di Lubiana (Nawar) è giunta  seconda, vincendo una ulteriore borsa di studio per la partecipazione a studi di specializzazione in Serbia.   

Sino dal 2013 ha superato le selezioni per entrare a far parte della Bellysimo oriental dance company di Simona Minisini, che oggi ha sede a Palmanova.

Alessandra è  appena tornata dai Campionati Mondiali di Mosca 2016, dove è salita ancora sul podio con un primo posto per le specialità SHOW small group, piccolo gruppo composto da tre danzatrici (oltre a lei anche Teja Žižmond e Roberta Gazzetta). A seguire il quarto posto sempre nella specialità SHOW nel duo formato con Žižmond, quarto posto come solista nella specialità FOLK, quinto posto come gruppo nella specialità ORIENTALE e sesto posto sempre nella specialità ORIENTALE in duo con Teja Žižmond (partecipazione che ha visto la presentazione di 9 coreografie). 
 

Alessandra, da Ronchi dei Legionari al podio di Mosca, dalla pallavolo alle danze orientali: un viaggio straordinario. Come è cominciato tutto?

“Per caso… Una collega di lavoro di mia madre che si era iscritta a una scuola di danza del ventre, l’ha invitata al proprio saggio di fine corso. Doveva andarci con il babbo ma lui ha avuto un impegno lavorativo, così ha portato me. Avevo 13 anni. Sono rimasta incantata da questa danza che non avevo mai visto prima e ho chiesto di poter provare. Ho cominciato con Simona Minisini (campionessa mondiale di danze orientali, titolo conquistato in Egitto, ndr) al Centro Danza di Monfalcone, e poi mi sono spostata a Palmanova per seguire Simona che lì ha aperto una scuola sua, il Club Sunshine. Ho cominciato a gareggiare dopo uno o due anni come gruppo e successivamente come solista. Alla prima gara che ho disputato sono arrivata prima ai regionali e poi vinto il campionato italiano, passando in classe A dopo aver cominciato in B”.

L’inizio di una serie di successi…

“L’anno seguente sono stata seconda ai Campionati italiani pur essendo la più giovane. Quindi i Mondiali: il primo nel 2013 con la squadra azzurra a Mosca, senza molta fortuna; molto meglio l’anno seguente. Il 2015 non ha visto grandi risultati: seconde in gruppo con show oriental dance e terze come orientale “classico”. E poi quest’anno”.

Una ragazzina di tredici anni che si avvicina alla danza del ventre: un tipo di danza che a un profano  evoca atmosfere di seduzione adatte a donne più grandi. Una stranezza?

“Questo tipo di danza viene praticato da donne di tutte le età, cominciando dalle bambine, e persino da uomini. Tutto dipende da come viene interpretata da chi la esegue. Il saggio cui assistetti per la prima volta non aveva assolutamente niente di peccaminoso, ma invece esaltava la grazia e la coordinazione dei movimenti, un rapporto armonico con il proprio corpo che è difficile trovare in altri tipi di danza”. 

La danza orientale per te ha significato anche competizione. È più uno sport o una forma d’arte?

“Sebbene una corretta esecuzione richieda una forma fisica e un allenamento di tipo sportivo, non può essere considerata uno sport in senso stretto, ma più una modalità espressiva. Lo Sha’abi, per esempio, viene praticato dagli egiziani come un ballo tipico e viene eseguito nei festival e nelle feste tradizionali”.

La preparazione atletica è comunque indispensabile: tu quanto ti alleni? 

“Cinque allenamenti alla settimana per due o tre ore al giorno, più i week end di stage e gare. Un impegno continuo perché non c’è solo l’ “orientale”: c’è il fitness per il fisico, lo studio della danza classica per migliorare la tecnica…”   

Danza classica?

“Serve per migliorare la tecnica e il portamento. Per noi è uno studio complementare alle tecniche di danza orientale”.

Quanti generi di danza orientale esistono?

“In realtà la danza orientale ha una base unica, poi ci sono stili diversi a seconda dell’area geografica in cui si è evoluta, che in alcuni casi ha portato anche all’uso di accessori come veli e bastoni, o all’utilizzo di ritmi differenti. Noi gareggiamo in diverse specialità con coreografie studiate da Simona (Minisini ndr) e preparate con mesi di lavoro. Oggi sia il regolamento italiano che quello internazionale prevedono nelle gare anche pezzi di improvvisazione. Nei campionati mondiali la selezione sino ai quarti di finale avviene sulla base della valutazione di pezzi di improvvisazione, e solo successivamente bisogna presentare delle coreografie. Per la finale, inoltre, bisogna avere coreografie e vestiti  diversi dalle esibizioni precedenti”. 

Anche i vestiti contribuiscono a un impegno di spesa non indifferente.

“Costano diverse centinaia di euro ciascuno, tenendo presente che bisogna trovare sempre qualcosa di nuovo. E anche qui ci sono le prove che richiedono altro impegno!”

Cinque allenamenti a settimana più i week end di stage e gare: un’occupazione a tempo pieno…

“Sì, ma se piace… piace”. 

Il tuo futuro nella danza come lo vedi?

“Spero con l’insegnamento visto che tra l’altro all’Università studio Scienze della formazione“.

Già c’è anche l’Università… Come si concilia la vita di una campionessa con lo studio?

Sorride

“Si riesce a fare tutto”.

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