Rinunciare a Marte per amore

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redazione

18 Agosto 2016
Reading Time: 3 minutes

La scelta di Pietro Aliprandi

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Pietro Aliprandi non sarà il primo italiano a sbarcare su Marte. Il 26enne veneto ma laureato in Medicina a Trieste la cui storia iMagazine aveva raccontato nei mesi scorsi (leggi l'articolo) dedicandogli anche la copertina dell'ultimo numero di gennaio della rivista, ha rassegnato le dimissioni dal progetto Mars One.

Le motivazioni le ha fornite lo stesso Aliprandi, con una lettera aperta pubblicata sul suo blog e che riportiamo integralmente qua sotto.

Cari sostenitori,

come ormai mia consuetudine, le promesse di aggiornare assiduamente il blog sfumano di fronte agli impegni di lavoro; ciò è vero soprattutto quando questi impegni mi richiedono di trascorrere settimane intere in un desolato ambulatorio di montagna, dove internet ed eternit sono poco più che ambigui sinonimi.

Mi avete chiesto in molti, nei mesi passati, quali novità ci fossero con la mia candidatura – novità che più volte promisi. Ebbene sì, una novità c'è: poche settimane fa ho ritirato la mia candidatura. Ho dato le dimissioni. Non sarò più il primo italiano ad andare su Marte.

La ragione di questo difficile, quasi insormontabile passo, è tanto semplice quanto incisiva: l'amore. Quando conobbi la mia ragazza, Elena, io ero già candidato alla missione; entrambi sapevamo che, a causa di ciò, presto o tardi la nostra storia sarebbe giunta al termine. Abbiamo “provato” a lasciarci, e ci siamo pure riusciti, per due volte – e per due volte siamo tornati assieme. L'ultima è stata la scorsa estate, dopo essere tornato dal mio viaggio “in solitaria” negli Stati Uniti, durante il quale in realtà ebbi occasione di incontrare molti altri candidati. Qui cominciò l'agonia: ero convinto più che mai di partire, di far parte di quel meraviglioso gruppo di piloti, medici, ingegneri e fisici provenienti da tutti i continenti della Terra. Allo stesso tempo, però, per quanto mi sforzassi non riuscivo, neanche lontanamente, ad immaginare per me un futuro senza Elena. Lasciare Mars One mi ha fatto sentire mutilato, come se avessi rinunciato al 49% di me stesso (l'avventuriero) proiettato nello spazio, per preservare quel 51% (l'amante) che risiede qui sulla Terra. Non è stato difficile prenderla, questa decisione: è difficile scegliere quale dessert ordinare al ristorante, mentre decisioni come la mia vengono offerte con la risposta già stabilita. Ciò che è arduo, e per me lo è stato, è accettare tale scelta. Ma in fondo, a renderci più forti sono esperienze come queste, le scelte importanti e difficili che prendiamo e accettiamo.

So di aver deluso molti di voi, magari di aver infranto il sogno di vedere un altro italiano scoprire un nuovo mondo, come lo fecero Marco Polo e Cristoforo Colombo. Per molti ero diventato un modello, un simbolo. Altri, più romantici, saranno sollevati, ne sono certo. Infine qualcuno, leggendo questa mia dichiarazione, penserà “c'avrei giurato”, “lo sapevo”, “l'avevo detto”. Non passa giorno senza che io, prima di tutti, non ritorni a quel momento, quando ho inviato l'e-mail al Quartier Generale di Mars One. Ma poi guardo la mia duchessa, i suoi occhi uno blu e uno verde, penso a tutto quello che abbiamo passato, a quello che passeremo, e la malinconia si smorza fino a sparire.

Forse ho rinunciato al mio sogno di diventare un pioniere spaziale, ma non rinuncerò alla mia passione per lo spazio e l'astronomia: la soddisfazione che si prova nell'alimentare la meraviglia degli appassionati è impagabile, e per questa ragione non smetterò di scrivere, continuerò a viaggiare, a parlare della mia esperienza fino a questo punto, a quanto sia difficile diventare astronauta, non tanto per il training e le selezioni, quanto per il prezzo da pagare. Magari un giorno il mio curriculum arriverà su una scrivania dell'ESA; oppure, chissà, io ed Elena ci candideremo assieme alle prossime selezioni di Mars One, o ci uniremo alle migliaia di coloni previste da Space X.

Sta di fatto che non sparirò tanto presto, e che presto sentirete parlare nuovamente di me. Pertanto, mi limito ad un semplice ‘arrivederci’.

Pietro Aliprandi

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