Una app per comunicare al Pronto soccorso con bimbi affetti da autismo

imagazine_icona

redazione

9 Settembre 2016
Reading Time: 5 minutes

Donata oggi a Trieste

Condividi

Si è tenuta presso la sede della Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste di Villa Renner, la cerimonia di consegna da parte della Fondazione Bambini e Autismo Onlus all’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste di un tablet su cui è installata un’applicazione che permette di mostrare, attraverso vari passaggi visivi facilmente comprensibili, lo svolgimento dei principali esami e delle visite mediche per facilitare la comunicazione con persone affette da Disturbi dello Spettro Autistico (ASD).

Sono intervenuti Nicola Delli Quadri, Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, Carlo Grilli, Assessore ai Servizi e politiche sociali del Comune di Trieste, Davide Del Duca, Direttore Generale della Fondazione Bambini e Autismo Onlus, Elena Bernobich, Dirigente Medico del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara, Cesare Zago, Direttore del Distretto 1 dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste e Serena Riosa, Infermiera del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara.

L’accoglienza in Pronto Soccorso di bambini e adulti affetti da ASD costituisce in molti casi un problema sia per il paziente che per il personale medico e infermieristico. I Disturbi dello Spettro Autistico includono persistenti deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale e gravi deficit nella comunicazione verbale e non verbale. La persona è scarsamente collaborativa soprattutto perché l’ambiente è nuovo e lei non comprende che cosa le vogliano fare: semplici procedure di intervento nei confronti di un bambino autistico come quella di farlo stendere su un lettino o misurare la temperatura corporea possono innescare il rifiuto a compiere tali azioni e reazioni violente e aggressive, impedendo di fatto lo svolgersi della visita medica. Lo stato di agitazione può essere aumentato nel paziente delle condizioni ambientali del Pronto Soccorso e dalle richieste che pone l’ambiente ospedaliero come semplici attese o la rilevazione dei parametri clinici.

La sofferenza del paziente può essere causata da sintomi esterni manifesti e quindi facilmente identificabili ma anche da uno stato interno senza sintomi evidenti; l’incapacità di comunicare impedisce al paziente con ASD di descrivere il proprio dolore, che sfocia in crisi di agitazione psicomotoria anche molto gravi.

Sedare il paziente spesso non è sufficiente, in quanto non permette di indagare altre ipotesi diagnostiche per fornire le cure necessarie. Queste prospettive, unite alla difficoltà di intervento, possono indurre le famiglie a rinunciare alle cure del Pronto Soccorso o ad interventi medico specialistici, con il rischio di aggravare le condizioni di salute del paziente.

Far capire al paziente le procedure che si stanno per mettere in atto può capovolgere gli esiti della visita ed evitare una crisi. Per questo è necessario che il personale sanitario conosca le necessità cognitive e comportamentali di una persona affetta da autismo; emerge quindi la necessità di definire un protocollo operativo per l’accoglienza delle persone autistiche nelle unità di emergenza.

“Il lavoro di squadra che coinvolge i professionisti di Asuits, è un valore aggiunto dell’integrazione tra ospedale e territorio e la stretta collaborazione con gli Enti e le Associazioni che collaborano per interventi di prevenzione, promozione e cura rappresentano per noi la scelta vincente per poter essere efficaci ed efficienti sul nostro territorio” ha sottolineato Delli Quadri.

Il Protocollo d’intesa per l’implementazione di un protocollo condiviso di accoglienza delle persone affette da disturbo dello spettro autistico presso i dipartimenti di emergenza è stato siglato nel 2014 dall’allora Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti di Trieste, la Fondazione Bambini e Autismo Onlus e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e implementato negli anni.

Il protocollo si propone di integrare e indirizzare le azioni, le conoscenze e le competenze dei principali attori coinvolti: i familiari, quali migliori conoscitori della persona, e il personale sanitario, quale specialista della situazione di emergenza. Il protocollo definisce una procedura di carattere operativo – strategico che ha inizio con la chiamata al 118 e termina con le dimissioni del paziente e definisce per ciascuna fase le modalità di intervento del personale sanitario e il ruolo dei familiari.

I principali strumenti utilizzati sono la Scheda Medica Personale, costantemente aggiornata, in cui sono presenti tutte le informazioni cliniche sul paziente, e che ha il compito di accelerare tutte le procedure di raccolta anamnestica e il Vademecum in cui sono riportate le informazioni generali essenziali sulle persone affette da autismo, utili anche nel caso di ricovero presso un reparto.

Vengono messe in atto anche delle azioni preventive volte alla formazione di tutti gli attori coinvolti, che eviteranno i luoghi dove sono presenti stimoli disturbanti e utilizzeranno anche supporti visivi per la comunicazione per illustrare al paziente cosa accadrà durante il periodo di permanenza in ospedale o spiegare le azioni specifiche come il trasporto in ambulanza o la realizzazione di un prelievo.

Partendo dal bisogno del paziente che ha diritto ad essere curato e sia dell’operatore sanitario che deve essere agevolato nel portare avanti il suo lavoro anche con persone particolari, è nata la ricerca per realizzare una applicazione che potesse favorire chi ha problemi di comunicazione nel sottoporsi alle cure mediche.

vi.co Hospital (visual comunication in Hospital) – spiega la dottoressa Cinzia Raffin, Presidente Fondazione Bambini e Autismo ONLUS – è una applicazione per iPad ma anche per tablet che nasce per persone affette da Disturbi dello Spettro Autistico (ASD), ma che può rivelarsi utile anche per altri tipi di pazienti (con ritardi cognitivi, anziani, stranieri in situazioni di difficoltà, ecc.). Tradotta attualmente in cinque lingue (italiano, spagnolo, francese, tedesco e inglese) l’applicazione permette di mostrare, attraverso vari passaggi visivi facilmente comprensibili (disegni, fotografie e video), lo svolgimento dei principali esami e delle visite mediche, migliorando sensibilmente la collaborazione del paziente il quale si rende conto prima, perché lo vede, in cosa consista l’esame, agevolando così il lavoro degli operatori sanitari e favorendo la prevenzione e l’accesso alle cure. L’applicazione, che è già stata sperimentata con successo su bambini e ragazzi in carico alla Fondazione, è molto utile ai familiari perché in caso di viste programmate possono preparare la persona alla procedura medica che dovrà sostenere, anticipandole tutti i passaggi e dunque mettendola nelle migliori condizioni per sottoporsi all’esame. L’applicazione è stata realizzata grazie anche al convinto sostegno dei dirigenti e degli operatori sanitari dell’ospedale di Pordenone, la città dove la Fondazione ha creato una rete di servizi specifici per le persone con autismo. Il personale ospedaliero ha collaborato alla realizzazione del materiale visivo e ha dato indicazione circa gli esami che più spesso in caso di ricovero vengono prescritti”.

vi.co Hospital è scaricabile dall’Apple store e da Google play ne esistono due versioni una lite gratuita che ha lo scopo di far vedere come funziona l’applicazione e una a pagamento (€ 11,99) che contiene attualmente 12 procedure per esami tra i più frequenti in ambito ospedaliero. In futuro, gratuitamente, sarà possibile implementare il pacchetto di procedure man mano che ne verranno realizzate di nuove. Per ulteriori informazioni si può visitare il sito www.vicoapp.it

Visited 1 times, 1 visit(s) today
Condividi