Il lungo viaggio da Parigi a Trieste

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Margherita Reguitti

1 Dicembre 2017
Reading Time: 3 minutes

Paul Morand

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La vita letteraria, politica e diplomatica europea della prima metà del ‘900 può essere riassunta, fra luci e ombre, in un uomo che fece del suo cosmopolitismo e della sua creatività elementi distintivi: Paul Morand (Parigi 1888-1976), autore di successo in vita, amico di Proust, innovatore del genere “novella” d’Oltralpe, diplomatico di carriera, grande viaggiatore.

Dopo la Seconda guerra mondiale fu rimosso dalla storia per la sua adesione al governo di Vichy e le sue presunte idee antisemite. Ebbe un legame forte con Trieste, dove è sepolto nel cimitero della Comunità Greco Orientale. Nel 1927, infatti, sposò la principessa di origini greche, Hélène Soutzo, la cui madre, Callirhoé Economo, nacque a Trieste. Della famiglia restano in città lo splendido Palazzo Economo di piazza della Libertà, sede delle Soprintendenze MIBACT regionali, ma anche quello dove lo scrittore veniva ospitato dalle cugine di Hélène, nei suoi soggiorni triestini.

Noto a pochi in Italia e a Trieste, oggi ritorna all’attenzione del pubblico e di studiosi grazie al documentario “Il lungo viaggio: Paul Morand da Parigi a Trieste”, del giornalista triestino Mario Rizzarelli. Attraverso un’accurata ricostruzione, frutto di ricerche, con immagini dei luoghi legati allo scrittore e interviste a testimoni e studiosi, Rizzarelli ripercorre l’intera esistenza di Morand, mettendo in evidenza i suoi legami con Trieste e con la famiglia Economo, delineando il contesto storico ed economico che portò allo sviluppo cosmopolita, multiculturale e multireligioso della città.

La grande storia giocò un ruolo fondamentale nella vita di Morand: la sua esistenza venne infatti fortemente influenzata dalle scelte compiute in momenti difficili e complessi. Avendo accettato di fare l’ambasciatore del governo di Vichy, in Romania e in Svizzera, fu rimosso dall’incarico dopo la Liberazione di Parigi del 1944, dal governo De Gaulle. Anni dopo, il Consiglio di Stato darà soddisfazione a un suo ricorso, reintegrandolo nella carriera. Anche le accuse di collaborazionismo nei suoi confronti verranno archiviate. Esule volontario in Svizzera fino al 1955, anno nel quale ritornò a vivere di tanto in tanto anche in Francia, ottenne solo nel 1968 la nomina all’Académie française. Solo allora, infatti, De Gaulle, per statuto “protettore” dell’Académie, tolse nei suoi confronti il veto che, nonostante tutto, aveva fino ad allora mantenuto.

Spirito libero e anticonformista, amante della vita mondana e delle feste brillanti, corteggiato dalle donne, negli anni di maggior successo fu circondato da un alone di leggenda.

Mario Rizzarelli, come è nato il suo interesse per questo autore?

«Il mio interesse per Morand è nato naturalmente dal suo legame con Trieste, dove è sepolto nel cimitero della Comunità Greco Orientale. È stato questo fatto a indurmi, diverso tempo fa, a leggere qualche sua opera. Solo recentemente, tuttavia, ho pensato di realizzare un documentario. Inizialmente l’idea era di limitarlo ai suoi rapporti con Trieste, ma poi ho raccolto la sfida molto più ambiziosa di dedicarlo all’intera sua vita».

Che cosa è emerso di nuovo dalle sue ricerche e dalle interviste proposte nel documentario?

«Innanzitutto la conferma del grande valore letterario di questo scrittore, che fu il più popolare di Francia nel periodo tra le due guerre mondiali. La sua singolarità, compresa subito da Marcel Proust, risiede soprattutto nel suo stile inimitabile. Un altro aspetto che mi ha colpito è l’accusa nei suoi confronti di antisemitismo. In realtà l’accusa, a mio avviso, è un po’ affrettata e superficiale. Se in alcune sue opere si trovano delle espressioni che potrebbero avvalorare tale interpretazione, è anche vero che non mancano scritti di segno contrario. Ad ogni modo preferisco lasciare il discorso aperto in maniera che chi è  interessato possa farsi l’idea che ritiene».

Il documentario, della durata di un’ora e mezzo,  si avvale di musiche originali di Valter Sivilotti e Marco Bianchi. Realizzato con il patrocinio e la collaborazione dell’Alliance Française di Trieste, che ha anche curato la traduzione della versione in francese, è stato girato in Francia, Svizzera, Romania e a Trieste. Dopo il successo riscosso dalle presentazioni nel capoluogo regionale – al Museo Revoltella, evento arricchito anche da una tavola rotonda – e a Firenze, a Villa Finaly, collegata alle università di Parigi, il documentario sarà proiettato in dicembre nella capitale francese.

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