Imbattersi in Marco Maria Tosolini equivale imbattersi in una persona straordinaria, nel senso letterale del termine: “fuori dall’ordinario”. Coltissimo, geniale, amabile conversatore, generoso, disponibile, acuto osservatore del genere umano, conosce la fatica e ha sperimentato il successo.
Ha profuso le sue doti e la sua attenzione alla ricerca, alla riscoperta, al significato della musica in un caleidoscopio di esperienze: docente di storia ed estetica musicale al Conservatorio Tartini di Trieste, consigliere d’amministrazione di una fondazione bancaria ove ha riversato le sue conoscenze e le sue prerogative di pensiero per erogazioni a favore della musica; ma è anche giornalista, drammaturgo, autore di musiche, strumentista eccezionale e batterista autodidatta; in relazione a questa sua naturale abilità afferma: «È ciò che mi ha consentito di studiare e di vivere la vita».
Eppure ha un sogno e un progetto: «Disporre di mezzi per scomparire e isolarmi dal mondo».
Addirittura! Forse perché la cultura in genere è oggi penalizzata?
«Premetto che non sono mai stato lottizzato e non ho avuto percorsi agevolati. Esiste oggi una lamentatio generale per la carenza di fondi o risorse, ma io valuto l’attuale situazione come uno straordinario stimolo per inventare cose nuove e diverse: se c’è contrazione di risorse è opportuno e significativo sviluppare nuove idee e nuovi percorsi».
Cosa vorresti si facesse in Friuli Venezia Giulia per la musica?
«Sono necessarie una spinta in campo organizzativo e una spinta meritocratica per i nuovi musicisti. Bisogna però far loro capire che debbono girare il mondo per confrontarsi con altre realtà musicali, per arricchirsi di esperienze diverse, prima di voler stare “attaccati alle gonne della mamma” (sempre vicini a casa)».
La tua vastissima cultura come si è formata?
«Ritengo di avere una specie di patologia nella mia struttura mentale; diciamo che mi sento polimorfo. Ho sempre avuto moltissimi interessi e fi n da ragazzino ho manifestato notevole eclettismo, ma l’arte musicale è sempre stata fondamentale».
Tenta in breve un’intima presentazione di te…
«Sono pigro, ma in senso positivo; agitato; rapido e sintetico nell’esecuzione delle cose; e ho un pregio particolare: sono un esempio di scautismo altruistico (ne sono però talora danneggiato)».
Dall’intimità alla professionalità: per quali giornali sei stato opinionista e critico musicale?
«Per sette anni, quando ero a Bologna, benché “antipatizzante comunista”, ho collaborato con il quotidiano L’Unità come critico musicale. Sono poi seguite collaborazioni con Il Piccolo e con il Messaggero Veneto; attualmente sono opinionista sulla pagina della cultura de Il Gazzettino».
Se ti chiedessi alcune tappe professionali per te fondamentali?
«Nel 1982 sono stato assistente alla regia televisiva di Andrea Camilleri, con contestuale direzione ripresa audio di un “Flauto magico” di Mozart diretto da Ton Koopman al teatro Comunale di Bologna; ho realizzato originali radiofonici per la RAI di Trieste e Bolzano con i quali ho iniziato l’attività di drammaturgo; nel 1996 ho diretto orchestra, dieci cori e strumenti musicali antichi nel dramma sacro “Ode a Bertrando”, con Sergio Fantoni; ricordo poi l’opera teatrale “La Visione di Hildegard” realizzata anche al Festival di Spoleto nel 2003; diverse produzioni in prima assoluta per il Mittelfest (2009, 2011, 2012, 2013), dando spazio a risorse artistiche del territorio; sono inoltre stato autore di musiche di scena con Sergio D’Osmo, per me maestro e padre, quando fu direttore del Politeama Rossetti di Trieste; infine, nel 2009 ho suonato con la mia band una “lezione -concerto” di musica afro-americana al Teatro Comunale di Bologna. Come giornalista, invece, ricordo in particolare l’intensa intervista fatta a Paolo Poli, persona di grande generosità e altissima cultura e quelle a Luciano Berio, Pierre Boulez, Astor Piazzolla, Fred Zinnemann».
La tua professione di critico musicale ti ha portato in diverse parti d’Europa. Dove vorresti vivere oggi?
«Vorrei vivere nella “mia casa di marzapane”, immersa nel bosco della zona friulana collinare; e poi a Roma, ma solo per oziare, non certo per lavorare».
Quali sono i generi musicali che oggi ritieni più consoni a te?
«La musica afro-americana nelle sue forme più diverse e alcune composizioni dell’ultimo ‘900 di Guorgy Ligeti e Frank Zappa».
I giovani d’oggi a tuo avviso come si approcciano allo studio di uno strumento musicale?
«I giovani sono molto curiosi, però nell’eccesso di offerta non sempre sanno orientarsi; inoltre mancano di continuità per sfidare la fatica, atteggiamento che li porterebbe all’autostima».
Cosa chiedi ai tuoi studenti e cosa auguri loro?
«Chiedo loro di dare un senso a quello che fanno e auspico che rimangano onesti intellettualmente, difendendo libertà e indipendenza».
Nel poco tempo libero hai qualche hobby o svago?
«Come hobby il mio mestiere; come svago mi piace cucinare “da donna”, ovvero con lo spirito di massaia accurata e di cuoca che mi ha trasmesso mia nonna».
Dopo una carriera così densa, quali sono le prossime aspirazioni professionali?
«Il mio pensiero manifesta una meravigliosa e fluente instabilità. Vorrei diventare un trader (operatore finanziario, ndr) di Borsa con input di tipo culturale e del lusso, sempre pensando di poter aiutare chi ama e vive per la musica».
Tre parole: fiducia, tolleranza e libertà. Qual è la tua opinione in merito?
«La fiducia in se stessi, la tolleranza e la libertà sono doti che albergano in noi e costituiscono la sintesi di una vita che vale».
Marco Maria Tosolini è nato a Palmanova, ha frequentato il ginnasio a Cividale del Friuli, per successivamente frequentare, su sua richiesta, il Liceo Classico “Stellini” a Udine. Un’esperienza sostanziale nella sua esistenza poiché – racconta – ha deliberatamente scelto i docenti della sezione “E”, dove ha potuto seguire le proprie inclinazioni in una visione in cui l’estetica si esprime e si coniuga come etica. Chi, di quel periodo, ricorda con maggiore affetto e con riconoscenza è la professoressa Anna Maria Generoso Zuccato, con cui nel tempo si è poi confrontato ancora in diversi momenti del suo percorso professionale. Fondamentale importanza per Tosolini ha pure avuto la partecipazione in quegli anni al “Palio Studentesco”, quando ha compreso che l’arte non è scollegata dal ragionamento cui l’arte stessa può portare. Ha conseguito la Laurea Magistrale al DAMS di Bologna, quando quella era la prima e unica sede in Italia, con docenti quali Gianpiero Cane, Paolo Fabbri, Umberto Eco e Franco Donatoni. Parla l’inglese e ama leggere testi di francese, spagnolo e tedesco.
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