Per gli addetti ai lavori è semplicemente “il Capitano”. Stiamo parlando di Walter Piemonte, condottiero proveniente da Medeuzza, classe 1956, ex dipendente Fincantieri, che ora in meritata quiescenza può dedicarsi alla sua grande passione: le armi antiche, precisamente quelle del periodo storico 1600, con tutto ciò che riguarda la Serenissima. Spade, archibugi, cannoni sono il suo pane quotidiano, di cui ora può finalmente approfondire ogni aspetto, immergendosi nei minimi particolari. In altre parole immedesimarsi nella sua parte: quella di un militare del 1600.
Walter, come è nata questa passione per la Repubblica Veneta?
«In realtà quasi per caso, quando mi fu chiesto di partecipare, nel 1993 assieme al gruppo alpini di Medeuzza, a una “Cernida Friulana” ovvero un gruppo armato, picchieri e archibugieri del periodo del 1600 come era consuetudine nei paesi limitrofi a Palmanova, che avrebbe partecipato alla rievocazione storica della città stellata. Per me fu un colpo di fulmine: iniziai a studiare la storia di Palmanova e tutto quello che ne concerneva. Ritenendola molto importante ho approfondito ogni argomento che riguardava gli inizi del XVII secolo: dagli abiti alle armi leggere e pesanti; insomma, mi sono “buttato” nel 1600».
Com’è nato il vostro gruppo mercenario?
«Nel 2005 la “Cernida Friulana” si è sciolta, ma era un peccato lasciare andare tutta l’esperienza maturata in quegli anni. Durante la sagra del paese ci siamo trovati con alcuni componenti: Eldo, Agostino, Ermes e altri, abbiamo deciso di continuare con questa bella esperienza, facendo nascere a Medeuzza un gruppo storico. In poco tempo siamo passati dalle parole ai fatti: ci siamo costituiti in gruppo storico, rimanendo comunque legati a quello di Palmanova, a cui siamo associati. All’inizio eravamo in dodici, come si dice dalle nostre parti: “Pochi ma buoni”».
Chi sono i Picchieri, in questo caso di Medeuzza?
«I Picchieri erano una forza armata del popolo ed era molto importante per difendere chi sparava con il moschetto “pike and shot”, ovvero “picca e moschetto”, il cui nome deriva dalle tipiche tattiche impiegate sui campi di battaglia. La crescente importanza delle armi da fuoco portò all’adozione di formazioni miste, formate da picchieri, con il compito di respingere la cavalleria e tenere a distanza il nemico, e da moschettieri, incaricati di fornire il massimo volume di fuoco. Infatti nelle nostre esibizioni c’è un mix tra picchiere e moschettiere: mentre loro ricaricano noi li difendiamo dagli assalti dei “nemici” e dalla cavalleria».
La passione l’ha spinta oltre, portandola addirittura a costruire da solo i suoi armamenti…
«A casa ho alcune macchine utensili: un tornio, trapani, levigatrici. Leggendo libri dell’epoca, dove sono spiegati i procedimenti per costruire armi antiche, e visitando molti musei, ho iniziato con la realizzazione di armi bianche, per poi inoltrarmi, con successo, nel riprodurre nei minimi particolari la mia prima colubrina a retrocarica. Poi sono passato a realizzare anche armi pesanti; ho molti cannoni, un falconetto, un organo, una spingarda, una colubrina e altri cannoni, tutti realizzati con fusioni di bronzo. Solo l’intenditore capisce che sono armi costruite recentemente».
A un giovane che desidera fare il rievocatore e comprendere la civiltà e la cultura dei nostri avi, quale consiglio darebbe?
«Se un ragazzo o una ragazza vuol intraprendere questo hobby, e farlo bene, deve innanzitutto studiare la storia in modo approfondito. Per esempio, il nostro periodo storico va dagli inizi del 1600 al 1650 circa. In questo lasso di tempo ci sono stati moltissimi cambiamenti negli usi e nei costumi: bisogna essere molto attenti a non essere fuori dal tempo. Poi nelle rievocazioni è necessario avere la capacità di estraniarsi dalla modernità del presente: cellulari, lampadine, forchette o cucchiai tradizionali e tantissime altre cose non esistevano. Si mangia sotto le torce, con posate rudimentali, e per comunicare con le persone si va di persona o, se sei un ufficiale, invii dei messaggeri. Questo sembrerebbe un oltraggio alla cultura odierna, ma i rievocatori solo così sono veritieri. Un semplice soldato o picchiere saluta levandosi il cappello al passaggio di un sergente o un ufficiale».
Com’è composto il gruppo mercenario Picchieri di Medeuzza?
«Come tutti i gruppi il numero è variabile, c’è chi ha altri impegni, chi fa il nobile, chi lo spadaccino… Attualmente il gruppo è composto da 25 persone: un Capitano, due sergenti che fanno eseguire gli ordini dati dal comandante, 10 picchieri che con lunghe picche (5 metri) camminano sempre in formazione, un alfiere che precede tutti con lo stemma o con la bandiera del gruppo, 4 tamburini che danno ritmo e allo stesso tempo ordini alla truppa, 5 popolane che seguono i mariti con i figli, infine due cuochi specializzati, che alla fine della giornata mettono in lavoro le griglie per grandi mangiate».
Quando è possibile osservarvi in attività sul campo?
«Ogni anno a Palmanova, in occasione di “Palma alle Armi”. Durante questa edizione saremo in azione da venerdì 31 agosto a domenica sera 2 settembre. Saremo alloggiati, come sempre, nei pressi di Porta Cividale, nel vasto accampamento che ospiterà oltre 1.000 persone che riprodurranno uno spaccato della realtà del 1600 con usi e costumi di questo periodo storico. Inoltre, le nostre uscite sono frequenti sia in Italia (ad esempio Nadro, Taggia, Monfalcone, Gorizia, Cormòns) che all’estero (Spagna, Olanda, Slovacchia, Ungheria); indubbiamente ci si diverte e si fanno nuove conoscenze, anche in ambito culturale».
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