A proposito della decisione del Tar di sospendere il parere contrario al metodo stamina per imparzialità dei componenti della commissione giudicante, dobbiamo constatare ancora una volta che l’Italia non ha imparato la lezione Di Bella.
Non dev’essere una commissione di esperti o un comitato scientifico a valutare l’opportunità di avviare una sperimentazione ma gli stessi ricercatori che propongono una nuova terapia a dover dimostrare nelle sedi appropriate l’efficacia di un trattamento che viene ovviamente messo a conoscenza di tutti, cosa che manca nel metodo stamina. Bisognerebbe chiedere a questi ricercatori com’è la terapia che propongono e come hanno reagito tutti i pazienti trattati.
Quello che manca in questo metodo è proprio la spiegazione del metodo stesso. Invece che alle Iene i risultati andrebbero presentati al New England Journal of Medicine o riviste simili. Allora tutti lo conoscerebbero e ne avrebbero benefici. Il protocollo invece non è mai stato riportato nei suoi dettagli tecnico scientifici cosa che consentirebbe a tutti i ricercatori di approfondire e contribuire anche alla diffusione dello stesso nell’interesse di tutti.
L’Aids ad esempio è stato controllato in modo eclatante con farmaci provati e dimostrati efficaci e pubblicati su riviste mediche. Magari sarà lo stesso con Stamina ma è necessario rispettare una procedura come per tutti i farmaci: solo l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) possono autorizzare sperimentazioni con farmaci, che in questo caso non sono state autorizzate.
Si può concludere ancora una volta amaramente che le autorità giudiziarie intervengono su problemi di squisita natura medico-scientifica, come ha recentemente ricordato più volte Nature nei suoi editoriali.
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