Un filo sottile tra normodotati e portatori di handicap

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Livio Nonis

10 Settembre 2019
Reading Time: 3 minutes

Incontro a Staranzano

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Anche quest’anno durante la “Sagra delle Raze” a Staranzano, sotto il tendone dell'associazione “Basket de Raza” si è tenuto un incontro dedicato al mondo del volontariato locale, dal titolo  “Semplicemente Daniele…”,  da un progetto del socio fondatore Daniele Bucchini mancato pochi anni fa.

Hanno partecipato alla serata la Polisportiva Nordest, Castelvecchio Gradisca Basket in carrozzina con il dirigente Carlo Cattai, il sodalizio “Vanessa -Un ponte per la vita e la solidarietà” con Roberta Guido, realtà che si adopera per aiutare i bambini colpiti da gravi malattie, “Il Nuovo Giorno” con Matteo Gregoretti, associazione di volontariato del Comune di San Canzian d'Isonzo che da anni si occupa di fornire occasioni di integrazione tra ragazzi disabili e non, e il Centro alla Vita con l’intervento di Chiara Bressan.

Presenti anche la famiglia di Daniele e il sindaco Riccardo Marchesan.

Il  vero protagonista della serata è stato Sergio Cechet, 62 anni, bisiaco di Ronchi dei Legionari, che il 18 agosto del 1982, a causa dello scoppio di una granata, ha perso l'uso della vista e la mano sinistra. Il suo racconto, a momenti toccante, ha ripercorso tutto il suo calvario, da quando appena sveglio ha saputo che non avrebbe visto più la luce, ma solo il buio, alla sua reazione che, grazie a una grande grande forza di volontà – interagendo con nuovi e continui stimoli – gli ha consentito di praticare lo sci e i corsi di subacquea, ottenendo perfino un record mondiale in apnea. Grazie all’allenatore Jacques Majol, Sergio è sceso a -47 metri nel 1999.

Nel suo continuo raccontare, si è soffermato sul grado che gli è stato assegnato, quello di Capitano d'Onore. Poi si è rituffato nuovamente sulle sue molteplici attività: dalla pittura, raccontando di come realizza un quadro, alle varie mostre che ha fatto in giro per l'Italia e l’Europa, alla sua passione per i fuoristrada, al gettarsi con il paracadute da 4500 metri, al volare con l'aliante e parapendio: insomma un fiume in piena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il prossimo futuro lo vedrà impegnato nella sua nuova attività, sparare con la carabina e sperare di poter andare alle paralimpiadi. Alla fine ha esortato i suoi “colleghi” portatori di handicap a uscire dal buio delle case, a vivere la vita, con le proprie problematiche ma viverla, e alla fine una tiratina d'orecchi ai normodotati: rispettare le zone destinate ai portatori di handicap (parcheggio delle automobili) e quelli come lui che passeggiano con il bastoncino bianco. “Il filo che divide un normodotato da un handicappato è sottile, non è detto che prima o poi, come nel mio caso, non lo si possa diventare”, ha concluso il suo intervento Sergio Cechet, tra un tripudio di applausi e strette di mano.

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