Da Monfalcone la sensualità dello steampunk

imagazine livio nonis

Livio Nonis

17 Aprile 2020
Reading Time: 4 minutes

Nell’ambito del mondo cosplay

Condividi

Abbiamo già parlato di cosplay con la nostra inviata Loredana Barile di “Cosplay senza età” di Monfalcone, non potendo andare alle fiere del settore questa volta ha voluto illustrarci uno dei mondi paralleli del cosplay, cioè lo steampunk.

“Credo – spiega – che pochi concetti esprimano così bene la natura dello steampunk, come il concetto di contaminazione: perché il fenomeno steampunk, dalla sua nascita a oggi, è il risultato di una miriade di incontri, fusioni, innesti, passaggi fra epoche diverse, tra differenti forme d’arte, fra organico e inorganico, con slittamenti continui fra svariati generi narrativi. Con un unico, fondamentale denominatore comune: la fantascienza, il futuro prossimo, proiettati indietro nel tempo, in quell’epoca che siamo soliti definire Vittoriana, ma anche nel lontano Far West o in altri contesti storico-geografici. Armi letali, marchingegni a vapore, maschere ed esseri meccanici fatti di sofisticati ingranaggi animano questo mondo fantastico”.

Nato come genere letterario (si pensi ai racconti di Jules Verne), lo steampunk si estende, contaminando forme espressive diverse, come il cinema, la fotografia, la computer grafica, i fumetti, la musica, l’artigianato. Incontra, strada facendo, stili diversi come il gothic e l’horror, si sposa volentieri anche con l’erotismo, in particolare con le steamgirl che popolano da anni i siti web.

Ritroviamo il termine Steamgirl nel progetto di un disegnatore pordenonese, Matteo Batetta, che ha prodotto, in collaborazione con artisti di tutto il mondo, una serie di fumetti così intitolati, e del fotografo duinese Roberto Lionetti, che da alcuni anni propone delle mostre fotografiche con titoli suggestivi come “La fotografia ai tempi del vapore” e “Steamgirls: il glamour ai tempi delle macchine a vapore”. 

Ricordiamo, per il cinema, i capolavori di Tim Burton, che allo steampunk strizzano costantemente l’occhio.

In ambito musicale, possiamo citare varie band, straniere e italiane, che suonano brani rock e pop con atmosfere (e indossando costumi) steampunk: si pensi ad esempio ad Abney Park, al gruppo mantovano  Sine Frontera , al progetto musicale  The Synthetic Dream Foundation , avviato alla fine del 2006 dal compositore di colonne musicali per film Brett Branning, alla band italiana  Poison Garden, la cui pagina web parla del “suono che sarebbe stato riprodotto da un grammofono se il rock fosse nato due secoli fa”. Senza dimenticare il gruppo dei Drunken Sailors, nati a Trieste nel 2010.

E infine innesti di materiale, maschere e protesi inorganiche su corpi di guerrieri o di giovani donne, con lenti, ingranaggi, pistoni e tutto ciò che la fantasia può produrre, quando la carne incontra le scienze bioniche in un’epoca in cui i sogni di progresso erano legati alla meccanica e alla potenza del vapore.

Ci sono molti gruppi, tra i quali troviamo uno locale, gli SteamRebels, gruppo anacronistico un po’ fuori di rotella fondato nel novembre del 2015 da Samanta Piasenzotto, Maikol Galasso e Raffaella Pellis.

Nel tempo la composizione del gruppo è cambiata, ma non la filosofia di base: un gruppo di amici, senza distinzioni, con i quali condividere la propria passione senza paranoie…

Tirar fuori dall'armadio quella versione di sé che vive in un mondo di ingranaggi e vapore e farla splendere come solo Tezla avrebbe potuto, vivendo in avventure che forse nemmeno Verne avrebbe scritto. Questo e molto altro è per loro lo Steampunk.

Abbiamo chiesto ai componenti del gruppo SteamRebels come nasce il loro outfit, quanto tempo ci vuole per passare da un’idea all’abito completo degli accessori…

“La risposta è che varia molto e varia sempre. Perché ci sono situazioni che richiedono una stoffa sapendo precisamente come e cosa farci, altre situazioni invece no: così ci si ritrova ad assemblare cose, oggetti, che avevamo abbandonato in un angolo “perché non si sa mai” e ne tiriamo fuori qualcosa di completamente diverso e inaspettato. Per reperire i materiali si punta al riciclo oppure si cerca nei vari mercatini o online”.

Lo steampunk può essere definito cosplay?

“Sarebbe bello che fosse tutto bianco o nero, ma ci sono molte zone grigie. Spesso se ne parla come se fosse cosplay per semplificare, altre perché non si sa bene come catalogarlo. Il più delle volte lo steampunk è un mondo a sé, una realtà legata anche agli occhi di chi la crea. Ma nel momento in cui riproponi un personaggio di qualche libro o fumetto, allora sì, diventa cosplay”.

Come tutti, anche gli SteamRebels non vedono l’ora di poter vestire nuovamente questi panni a loro così cari, di liberare il vapore e portare chiunque lo desideri in un mondo oltre ciò che gli occhi possono vedere.

Ringraziano Loredana di Cosplay Senza Età per questa opportunità, che aggiunge: “Mandiamo un abbraccio a tutti gli steamers in giro per il Friuli Venezia Giulia e oltre: StaySteamStayRebelLiveSteamRebel!”

Visited 1 times, 1 visit(s) today
Condividi