Voglio un leader non voglio un burqa

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redazione

4 Giugno 2020
Reading Time: 5 minutes

Consuelo Modesti

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È uscito in queste settimane Voglio un leader non voglio un burqa, nuovo scritto di Consuelo Modesti, giornalista e blogger residente a Cervignano del Friuli.

Disponibile sia in formato ebook che cartaceo su Amazon, è il secondo testo pubblicato dall’autrice, dopo quello dedicato alla distanza sociale. Un terzo è in dirittura d’arrivo: sarà pubblicato a fine mese e si intitolerà Nuovo Rinascimento italiano.

Consuelo, come è nata l’idea di scrivere Voglio un leader non voglio un burqa?

“Scrivere per me è un’esigenza innata, mi consente di crescere interiormente e di ponderare le mie riflessioni, liberandole dall’impulsività emotiva della prima reazione. È un potere magico che la scrittura regala a chi la ama. Attraverso di essa ci si esprime e ci si trova, mettendo assieme le idee e dando chiarezza ai propri pensieri. Della scrittura si possono fare diversi usi, solo di recente ho maturato il coraggio di pubblicare i miei scritti. Fino ad ora avevano un uso esclusivamente personale e privato. Durante il periodo di quarantena sono stata travolta da turbinii vorticosi di emozioni, alcune mai esplorate, altre contrastanti, altre ancora di rabbia, frustrazione, incredulità e ingiustizia. Ancora una volta ho trovato conforto nella scrittura che mi ha permesso di esternare sentimenti e pensieri. Alcuni di essi li ho raccolti in un progetto di pubblicazione di natura sociopolitica. La prima pubblicazione argomentava la social distance e manifestava il mio desiderio di avvicinamento sociale; ho poi pubblicato lo scritto di cui stiamo parlando Voglio un leader non voglio un burqa. Ora sto portando a compimento l’ultimo scritto che prevedo di pubblicare entro il mese di giugno”.

Qual è il messaggio che desideri trasmettere?

“Ho vinto la paura del giudizio altrui e ho deciso di espormi personalmente su una tematica a me cara da sempre, che di fatto è una necessità improrogabile per la società italiana. Mi riferisco all’esigenza di individuare una nuova classe politica che a mio giudizio sarebbe già pronta per competenza e capacità, ma che preferisce convergere il proprio impegno unicamente sull’aspetto lavorativo, allontanandosi dalla politica la cui condotta avrebbe potuto gravemente penalizzare il percorso professionale e personale. Personalmente, da anni sto cercando di individuare un percorso politico che mi permetta non solo di agire responsabilmente e concretamente, ma anche di contribuire alla ricerca della nuova leadership. Probabilmente sino a oggi ho sbagliato focus, le nuove figure, che idealizzo nei valori e nelle capacità, non vanno ricercate all’interno del sistema ma all’esterno”.

Cosa intendi?

“Nell’esternare queste mie convinzioni, ritengo sia semplice cogliere l’inadeguatezza del nostro sistema di elezione, stabilito dalle segreterie e non dalla democratica meritocrazia. Nel testo propongo vari passaggi riflessivi: dalla spaccatura profonda tra privato e pubblico alla diligenza degli adolescenti ossequiosi alle ordinanze; dal disequilibrio pericoloso creato dalle contrastanti indicazioni sanitarie ricevute fino alle indiscrezioni su informazioni censurate o ricreate ad arte. Evidenzio anche la capacità tecnica emersa nella condizione di deregulation dalla burocrazia e dai protocolli, come elemento fondante della nuova società. Il mio scritto vuole essere un inno alla speranza perché la nostra Italia ci ha lasciato in eredità un territorio unico al mondo e un popolo variegato che va governato con orgoglio e lungimiranza, ristabilendo cardini di condotta imprescindibili. Mi soffermo, poi, sulle opportunità che il momento ci ha palesemente mostrato, auspicando che possano essere rispettate. In primis la tutela dell’ambiente, l’attenzione per le politiche green e un approccio diverso all’istruzione”.

Nel testo paragoni le mascherine che siamo stati costretti a utilizzare in questo periodo a un burqa: cosa intendi precisamente?

“Il titolo è provocatorio ma non nego che ho sofferto terribilmente nel riscontrare la naturalezza con cui le persone si sono coperte il volto e si sono allontanate nel rispetto della distanza sociale. Mi ha fatto paura fino a temere per un attimo che fosse il primo passo verso una copertura obbligatoria che andasse a nascondere i nostri tratti, la nostra personalità, la nostra libertà. Superato questo impasse emotivo iniziale, e durante il quale ho preferito coprirmi con il foulard piuttosto che con la mascherina, ho comunque considerato alcune modalità di informazione, comunicazione e controllo assolutamente accentratrici e figlie di un potere illegittimo e premonito”.   

Come esplicitato nel titolo, invochi un leader: quali sono le caratteristiche che dovrebbe avere?

“Quando cito la necessità di individuare un Leader non penso mai a una persona singola ma a un gruppo di lavoro che condivide gli stessi valori del Leader carismatico, proteso a distribuire benessere collettivo: onestà, responsabilità, correttezza, determinazione, affidabilità verso gli impegni assunti, giustizia; capacità di visione, di azione, di valorizzazione delle qualità; di delega al proprio valoroso staff. Nella concretezza delle riforme, vedo la leadership portare avanti riforme essenziali: riduzione del costo del lavoro, riforma della giustizia, sburocratizzazione incisiva, prevenzione alimentare, sanitaria, ambientale; riforma scolastica. Solo per citarne alcune”.

Talvolta la figura del leader viene percepita come quella dell’uomo solo al comando a cui affidare la soluzione a tutti i problemi. Come possono coesistere invece leadership, condivisione e partecipazione?

“Traendo spunto dai miei studi sulla Leadership, nel testo delineo chiaramente una figura che si pone come guida e non capo, ben lontana dell’immagine dell’uomo solo al comando. Scrivo così: «Quando un Leader parla, condivide la propria visione. Quando condivide, ispira. Quando ispira, motiva al rispetto dei valori e della condotta civile»”.

Nel testo “confidi” che questo periodo complesso e difficile possa diventare un punto di svolta per cambiare lo status quo. Come potrebbe accadere?

“Questo periodo ci ha regalato tanto silenzio nel quale ognuno di noi è cresciuto un po’, ha affinato lo spirito critico, il punto di osservazione si è allargato e mi auguro soprattutto che più di qualcuno trovi il coraggio di ringhiare anziché bisbigliare. La situazione del momento ci offre la possibilità di cambiare migliorando. Stiamo vivendo uno “stop and go”. Ripartire come prima significherebbe rigettarci in un mondo sbagliato, scorretto, inquinato, come se ne sentissimo la mancanza. Credo invece che tutti noi vogliamo incamminarci in una società nuova in cui la prevenzione regna fiera in ogni campo, regalandoci salute e giustizia. Io faccio il tifo per chi sente il ruggito dentro e grido a loro di uscire, di guidarci verso un periodo che potrebbe proporsi come il Nuovo Rinascimento italiano, titolo per altro del mio prossimo scritto”.

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