Ruda piange il galantuomo del baseball

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Livio Nonis

22 Dicembre 2020
Reading Time: 3 minutes

La scomparsa di Egidio Cerea

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Egidio Cerea, residente a Ruda, se n’è andato a 83 anni in punta di piedi, senza quasi far rumore, anche lui, come tanti, catturato dal covid-19.

Nato a Milano il 2 febbraio 1937, dopo gli anni della guerra che ha vissuto attivamente pur se era ancora giovanissimo, si dedicò a una passione che divenne un punto fermo: il baseball.

Ricordava spesso che il 27 giugno 1948 a Milano partecipò come batboy alla prima partita di baseball giocata da soli giocatori italiani e di lì a poco riuscì, grazie alle sue ottime qualità tecniche, a entrare non solo nella prima squadra nell'Europhon Milano, dove nei primi anni '60 vinse 3 titoli italiani senza nessuna sconfitta (venivano chiamati gli invincibili), ma anche a vestire la maglia azzurra della nazionale. Ricordava con orgoglio che fu parte della squadra nazionale che in torneo batté per la prima volta la squadra dell'Olanda fino ad allora imbattuta negli incontri con l'Italia. Poi il lavoro e la famiglia lo hanno preso, anche se ogni tanto riusciva a vestire la sua divisa di Catcher.

Appese le scarpe al chiodo, restò nel mondo del baseball, come dirigente, allenatore, persino presidente di società, non mollò mai, dando i suoi preziosi consigli a tutti. Questo impegno è stato premiato dalle società del Friuli Venezia Giulia che lo hanno voluto presidente della federazione regionale (FIBS – FVG) da 1990 al 2000; in questi 10 anni è stato chiamato anche dalla federazione nazionale in qualità di team manager della nazionale italiana ai mondiali in Nicaragua nel 1994 e alle olimpiadi di Atlanta nel 1996, dove l'Italia ottenne il miglior risultato di sempre, il 6° posto. “Aveva uno sguardo buono, che metteva fiducia – ricorda Rolando Cretis, lanciatore della nazionale di quei tempi – una persona che ascoltava i giocatori uno ad uno, che non ci faceva mancare nulla; ricordo che non avevamo delle scarpe di riposo, usavamo sempre spikes e facevano male ai piedi, specialmente per noi lanciatori: si impegnò con lo sponsor di allora e ce le fece avere a tutti. Una perdita importante per il baseball”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel duemila, causa una “revisione del suo cuore”, così diceva lui scherzosamente, dovette giocoforza “mollare” la sua passione anche se con la televisione e i giornali riusciva a seguirne le vicende e rimanere informato.

Sposato con Aurelia Colombo ha avuto due figlie, Cinzia e Lorena, e successivamente i nipoti Sara, Luca, Diego e Delia, quest'ultima pochi mesi fa lo fece diventare bisnonno: è nata Amelie.

Ricordava ogni anno una data felice e purtroppo anche triste, il 4 ottobre quando diede il primo bacio alla futura moglie Aurelia; sempre un 4 ottobre sua moglie si spense.

Ricordava volentieri alcuni incontri “ravvicinati”: con Adriano Celentano, in oratorio con lui a Milano, con Helenio Herrera e Gino Bramieri all'Alemagna (dove lavorava), lui milanista sfegatato dovette salutare i due interisti che avevano appena vinto la coppa dei campioni.

Egidio era una persona molto galante, tipo “dolce Stil novo”, quando incontrava una signora si toglieva il cappello e le faceva il baciamano, un gesto d’altri tempi, così come anteporre al nome proprio l'appellativo “donna”.

Il suo forte era la cucina in special modo i dolci, il suo preferito era il tiramisù alla banana: un compleanno, un onomastico, una laurea dei suoi amici e lui si metteva ai fornelli e sfornava piatti e dolci incredibili.

Ci ha lasciato un uomo che è stato maestro di sport ma anche di vita: ciao Egidio.

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