Giovanni Battista Falzari, per tutti “Pre Tita”, fu dal 27 gennaio 1940 al 23 febbraio 1952 parroco di Ronchi dei Legionari. Morì a Gorizia l'8 gennaio 1974.
Per ricordare l'anniversario della sua morte si è tenuto nel cimitero di Mariano del Friuli, dove è sepolto, una cerimonia. Dopo il momento dedicato alla preghiera, don Lorenzo Boscarol, parroco di Ronchi Legionari, ha ricordato la figura e l'opera del suo predecessore.
È intervenuta quindi la vicesindaca di Ronchi, Paola Conte, che ringraziando le Acli ronchesi per l'iniziativa ha ricordato il sacerdote: nel febbraio del 1952 l'amministrazione comunale ronchese gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Sono seguiti poi gli interventi del sindaco di Mariano, Luca Sartori, del parroco don Michele Luise, del presidente del Circolo ACLI ronchese, Franco Miniussi, dell'ex sindaco di Mariano, Mario Poiana, e dello studioso Sergio Tavano, che anche con aneddoti a tutti sconosciuti, ha ricordato le opere e la generosità dell'indimenticabile sacerdote.
Alla cerimonia, per Ronchi, erano presenti anche il vicepresidente del circolo Fiorenzo Boscarol, per l'occasione alfiere con la bandiera del movimento aclista, l'ex presidente Amerigo Visintini autore del bozzetto della medaglia che nell'ottobre del 1984 è stata coniata in 1.300 copie in occasione della 12a edizione della marcia d'autunno dedicata al ricordo del sacerdote, alla quale parteciparono 1.254 persone. Presenti pure il presidente della sezione ronchese degli alpini, Giorgio Grizonich, tre pronipoti del sacerdote, il socio fotografo Livio Trevisan e altre persone del comune di Mariano.
A fine cerimonia il presidente del circolo ACLI ronchese ha consegnato alle autorità di Mariano copia dell'artistica medaglia, mentre il sindaco di Mariano ha donato ai colleghi ronchesi alcune pubblicazioni inerenti alla storia e ai personaggi del suo comune.
Giovanni Battista Falzari, Pre Tita (1888-1974)
Giovanni Battista Falzari, Pre Tita per il popolo, nacque il 19 novembre 1888 a Mariano del Friuli, allora parte della contea di Gorizia, uno dei Länder dell’Impero d’Austria, con autonomia anche legislativa su certe questioni. Suo padre era un seggiolaio e sua madre la levatrice del paese. A Mariano frequentò le scuole popolari ed ebbe come maestro lo studioso cormonese di storia locale Giacomo Pocar. Si iscrisse poi allo Staatsgymnasium di Gorizia e conseguì la maturità nel 1909. Quindi frequentò lo studio teologico del Seminario centrale di Gorizia dal 1909 al 1913.
Il 26 luglio 1912 fu ordinato sacerdote dall’arcivescovo Francesco Borgia Sedej. Il primo settembre 1913 fu nominato cooperatore parrocchiale a Grado, dove rimase fino al 24 maggio 1915. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale, fu inviato in Stiria, incaricato della cura delle anime fra i profughi friulani e istriani.
Il giovane Falzari non si lasciò coinvolgere nelle “accesissime animosità nazionali” tra italiani e sloveni, riferite con dolore dall’arcivescovo Sedej nella sua relazione ad limina del 1908. Falzari si sentì sempre, prima di tutto, cattolico e poi friulano e italiano, sensibile soprattutto alle ingiustizie sociali e specialmente allo sfruttamento ed alla miseria dei contadini, che egli conosceva molto bene e che denunciò nei suoi scritti. Quanto all’appartenenza statale, egli fu rispettoso dell’autorità costituita, se questa rispettava la Chiesa. Coerentemente, perciò, fu orgoglioso di essere suddito austriaco fino al 1918, fu molto critico dell’Italia risorgimentale, massonica e anticlericale, esultò per la ritirata italiana dopo la disfatta di Caporetto, subì l’Italia liberale e fascista dopo il crollo dell’impero asburgico e l’annessione della Venezia Giulia all’Italia, però nel secondo dopoguerra difese con vigore l’appartenenza all’Italia delle terre della Venezia Giulia abitate da italiani, contro chi ne voleva l’annessione alla Jugoslavia comunista. Perciò ebbe sempre una incondizionata ammirazione per monsignor Faidutti, professore al Seminario Centrale di Gorizia dal 1889 al 1905 e leader incontrastato del partito cattolico popolare friulano dal 1902 al 1918. Per lo stesso motivo sostenne con passione (chi scrive ne ricorda le vigorose prediche dal pulpito della chiesa di San Lorenzo, a Ronchi dei Legionari) nel 1948 i Comitati Civici, che si battevano per la vittoria della Democrazia Cristiana contro il Fronte Popolare, nella ferma convinzione di difendere la civiltà cristiana e la libertà di culto contro le persecuzioni del comunismo ateo. Nel 1951 si iscrisse perfino alla Lega Nazionale, che aveva tanto criticato ai tempi dell’Austria, quando Italia significava laicismo massonico.
Dopo la ritirata italiana di Caporetto, svolse il suo ministero nuovamente a Grado, poi a San Pier d’ Isonzo, a Fiumicello e di nuovo a San Pier d’Isonzo, dove rimase come parroco titolare dal 25 marzo 1935 al 26 gennaio 1940.
Dal 27 gennaio 1940 al 23 febbraio 1952 fu parroco di Ronchi dei Legionari, dove l’Azione cattolica da lui guidata dimostrò quale spirito la animasse dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, quando aiutò migliaia di soldati italiani sbandati, provenienti dalla penisola balcanica, nonché centinaia di internati sloveni e croati provenienti da Visco e da Gonars, che tentavano di raggiungere le loro case.
Nel 1952 Pre Tita chiese e ottenne di essere trasferito a Dolegna del Collio. Il consiglio comunale di Ronchi dei Legionari, nella seduta dell’8 febbraio 1952, gli conferì la cittadinanza onoraria per le benemerenze acquisite durante la seconda guerra mondiale. Il 24 febbraio 1952 raggiunse la sua nuova parrocchia di Dolegna del Collio e vi rimase fino al 10 febbraio 1970, quando si ritirò a vita privata.
Morì l’8 gennaio 1974 a Villa S. Giusto a Gorizia. Il suo contributo alla conoscenza storica del Goriziano risulta di primo piano e riguarda la storia di Cormons, Dolegna del Collio, Mariano del Friuli, Medea e dei Fatebenefratelli di Gorizia. I suoi interventi di memoria storica sono pubblicati su settimanali diocesani e riviste regionali.
Italo Santeusnio
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