Dal Kenya a Cervignano, una storia lunga 10 anni

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Livio Nonis

17 Marzo 2021
Reading Time: 3 minutes

Venerdì festa speciale per San Giuseppe

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Anniversario speciale in vista per le tre suore keniane residenti a Cervignano del Friuli.

Appartenenti alla congregazione di “San Giuseppe di Mombasa”, fra qualche mese taglieranno il traguardo dei 10 anni di servizio nella comunità cervignanese. L’occasione per raccontare la propria esperienza, condividendo un po' della loro storia vissuta in terra friulana.

Le ho incontrate in canonica. Nella stanza un’immagine di San Giuseppe accanto a un cero acceso sul tavolo, come a guidare il nostro incontro.

Tre suore spigliate e consapevoli della propria importante missione: servire il prossimo, essere presenti nella comunità verso i giovani, verso gli anziani, verso chi ha bisogno di un loro aiuto.

Una missione nata quasi per caso, quando don Moris Tonso – quella volta cappellano a Cervignano – incontrò a Padova, nel corso di uno studio sulla liturgia, una suora keniana. Il sacerdote ventilò la necessità di tre suore per un aiuto concreto alla comunità parrocchiale. Detto, fatto: il messaggio arrivò in Kenia e la Madre Superiora Generale decise che suor Petronilla (da Mombasa), suor Maria Maddalena (lago Vittoria) e suor Veronica (Nairobi) dovevano partire per l'Italia.

Il primo impatto non fu felicissimo. Il clima totalmente diverso, la lingua non facile da imparare e, naturalmente, la nostalgia per la lontananza da casa. L’allora parroco di Cervignano, don Dario Franco, e don Moris avevano preparato la comunità a ricevere le tre sorelle, che vennero accolte con grande benevolenza ed entrarono subito a far parte della famiglia cervignanese.

Ognuna ha un suo specifico compito: suor Petronilla opera nell’asilo parrocchiale e nel ricreatorio; suor Maria fa da sagrestana (lei dice simpaticamente di fare la “nonsola”), tiene in ordine le chiese e partecipa alla messa come ministrante; mentre Suor Veronica è tra gli anziani e gli ammalati, compito non facile, e opera anche nel centro d'ascolto.

Per diventare suore hanno seguito un lungo percorso. Da giovani, quando frequentavano le scuole, avevano espresso il desiderio di entrare nell'ordine. Desiderio diventato realtà quando, da adulte, hanno iniziato il cammino di vita religiosa. Le loro giornate erano intervallate dallo studio, dalla preghiera e dal lavoro nei campi (facevano le ortolane) in modo da sostenersi e al contempo vendere i loro prodotti. Fino alla decisione finale di prendere i voti.

Ora, invece, come si svolge una loro giornata tipo a Cervignano?

Vivono autonomamente in un appartamento messo a disposizione dalla parrocchia: si svegliano tra le 5 e le 5.30 e alle 6 è pronta la colazione. Quindi arriva il momento della preghiera comunitaria, recitata in inglese e nella loro lingua madre, lo swahili, anche con canti. Successivamente si spostano nel duomo dedicato alla Madonna di Fatima: alle 8.10 recitano le lodi e a seguire la messa. Dalle 9 fino alle 13 sono impegnate nei loro compiti. Dopo il pranzo, alle 15.30 si ritrovano per la preghiera dei vespri, successivamente sono nuovamente impegnate nei loro servizi: verso i malati, il ricreatorio e la chiesa. Alle 18 sono presenti per la recita del rosario; in questo periodo, fino al 18 di marzo, al termine recitano la novena a San Giuseppe. La cena e l'orazione serale sono la conclusione della loro intensa giornata di lavoro e preghiera.

Venerdì 19 marzo, festa di San Giuseppe, loro patrono, a tutti i fedeli che parteciperanno alla messa, al termine della funzione religiosa (che a causa del covid-19 sarà limitata) verrà offerta la colazione keniana. Poi l’attività di suor Maria, suor Veronica e suor Petronilla riprenderà come ogni giorno.

Ma che rapporto c'è tra le tre sorelle e la comunità di Cervignano? Glielo abbiamo chiesto e le tre religiose hanno risposto all'unisono: “Da quando siamo arrivate a Cervignano, dopo un primo periodo dove ci siamo inserite sul territorio, si è creato tra noi e i parrocchiani un grande rapporto di fiducia, avvalorato dal fatto che hanno apprezzato il nostro lavoro. Siamo più volte incoraggiate, quando svolgiamo il nostro compito chiediamo alle persone di pregare per noi, perché Dio ci dia la forza di continuare questa strada. Non è una strada rettilinea ma piena di curve, che affrontiamo con la passione che ci contraddistingue, e soprattutto nella preghiera universale che tutti ci accomuna”.

Oltre a tutti gli impegni, la sera riescono anche a pregare seguendo le direttive che la Madre Superiore Generale, di Mombasa, spedisce via e-mail: restano infatti a stretto contatto anche con la congregazione del loro paese.

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